[Cslist] [Fwd: [Antifa] ROMA PRIDE 2010: NOI NON CI SAREMO]

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Thu Jun 10 12:21:38 CEST 2010


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Subject: [Antifa] ROMA PRIDE 2010: NOI NON CI SAREMO
From:    "Elena Biagini" <elebiagini at gmail.com>
Date:    Thu, June 10, 2010 9:51 am
To:      antifa at lists.ecn.org
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*ROMA PRIDE 2010: NOI NON CI SAREMO*

         A Roma, negli ultimi mesi, sono accadute cose talmente sconcertanti
e rilevanti in merito al Pride della Capitale del 2010 da indurre molte
Associazioni, gruppi  e singoli/e ad una riflessione comune, avvenuta nella
sede del Circolo Mario Mieli in tre riunioni molto partecipate e ricche di
diversità.

         Dopo un’ ampia analisi della situazione politica attuale del
movimento lgbtiq e dei fatti di Roma, le Associazioni, i gruppi, i/le
singoli/e che sottoscrivono questo documento hanno deciso di non aderire a
Roma Pride del 2010, per ragioni sia di metodo sia di sostanza politica, che
riassumiamo con poche righe non esaustive ma indispensabili.

         Il comitato che organizza e promuove il Roma Pride, costituito alla
fine da sole quattro associazioni romane, ha effettuato una serie di
operazioni, da aprile ad oggi, tali da impedire modalità di costruzione
condivisa. Prima sono stati contestati i Pride precedenti e si è richiesta
una nuova entità organizzatrice a ridosso dell’evento, invocando maggiore
collegialità ma estromettendo dalla costruzione tutte le realtà non della
Capitale, per la prima volta dal 1994. Poi si è perpetrata una messa in
scena di falsa democrazia attraverso il passaggio di due brevi workshop di
proposizione di idee sotto * *la guida  di una psicoterapeuta, delegando poi
le decisioni sostanziali a piccoli gruppi di lavoro scollegati fra loro.
Successivamente si è spostata la data dell’evento dal 12 giugno al 3 luglio,
incomprensibilmente verso un periodo più infelice per la partecipazione e
contro una decisione assunta a febbraio durante un incontro nazionale di
movimento  a Napoli, questo mentre i gruppi di lavoro in teoria dovevano
ancora decidere in raccordo fra loro. Analogamente l’ufficio stampa ha
scelto e resi pubblici slogan, data e logo prima che si pensasse a quale
dovesse essere l’essenza del documento politico da stilare, capovolgendo la
logica di qualunque manifestazione esistente. E via discorrendo, con tante e
tali “novità” di cui via via si prendeva atto senza alcun vero confronto
politico. E potremmo continuare. Un Pride che si autoproclamava “di tutti” è
diventato nei fatti di pochi, in particolare di sole quattro sigle.

         Si è perpetrata una involuzione sostanziale dei contenuti politici,
a partire dallo slogan e dal comunicato stampa di annuncio della
manifestazione: questo Pride trova la sua rivoluzione nei i baci e
nell’affettività, cioè in quanto di più blando e generico esista, con la
sconvolgente amnesia delle pietre miliari e quarantennali delle lotte di
movimento lgbtiq, ovvero orgoglio, liberazione, visibilità,
autodeterminazione, sessualità, lotta per i diritti, laicità etc. Si è
compiuta inoltre una regressione culturale di cui forniamo solo alcuni degli
innumerevoli esempi: la rinuncia alla politica costruendo un Pride che passa
attraverso una psicoterapeuta; la perdita dell’uso del femminile nel
linguaggio; l’irrilevanza della questione transessuale (persino nella
esiguità impressionante di persone trans nel comitato), salvo talune
richieste di specifici interventi normativi nella piattaforma rivendicativa
più lunga della storia, talmente tecnica da sembrare una tesina da giovane
avvocato lgbtiq; l’uso smodato del vittimismo; la ossessiva  e plumbea
richiesta di supporto di polizia e telecamere; la perdita del senso della
storia e delle indubbie conquiste sociali e culturali ottenute dal
movimento; l’idea che le Associazioni hanno fatto il loro tempo e devono
fare passi indietro, salvo poi dirigere il tutto attraverso poche persone
che nelle Associazioni ci stanno da decenni o ne hanno attraversate
parecchie, e magari militano anche nei partiti; l’uso spregiudicato delle
vicende di cronaca di transfobia e di omofobia, ignorando le prime e
strumentalizzando le seconde come spot davanti ai media, magari
appropriandosi anche di iniziative altrui (vedi la fiaccolata organizzata da
We Have a Dream il 30 maggio scorso), rilasciando dichiarazioni alla stampa
e appiccicando cartelli con il logo del “proprio” Pride sul petto di chi ha
promosso, dietro alla sola bandiera rainbow, una manifestazione di
solidarietà e di risposta agli episodi di violenza. E potremmo continuare.

         Si è sostanziata una marginalizzazione delle realtà lgbtiq di area
culturale di sinistra e si è proposto un indistinto qualunquismo politico,
basandosi su un progetto ipotetico di trasversalità che vuole andare a tutti
i costi a scovare una sensibilità della destra italiana verso le tematiche
gay, lesbiche e transessuali che nella realtà non esiste, se si escludono
rare e in fondo doverose estemporaneità istituzionali o amministrative. Si è
arrivati a preoccuparsi più della questione della necessità e volontà di
cercare sponde a destra, anche in quella cosiddetta "estrema", che
coinvolgere nel Pride i collettivi universitari e non, i centri sociali, le
femministe, i partiti, i sindacati, le Associazioni che si occupano di
diritti umani, le radio e le televisioni che aprono al territorio, i
testimonial sensibili, migliaia di cittadine e cittadini comuni che nel
Pride hanno visto negli ultimi anni un momento essenziale per stare insieme
con consapevolezza e gioia, reagendo all’involuzione politica e sociale del
nostro Paese. Ci si è naturalmente preoccupati  di non dimenticare nel
documento politico la parola antitotalitarismo, affinché la parola
antifascismo non rimanesse sola ed inequivocabile.

C‘è talmente più realismo del re, che ci si preoccupa di evitare qualunque
possibile polemica con l’amministrazione di turno (comunque guarda caso di
destra), risolvendo persino le questioni politiche con un semplice e docile
“ci ripensi” rivolto al sindaco Alemanno, che si dichiara contrario ad una
legge contro l’omofobia e la transfobia  E potremmo continuare.

         Ma ci fermiamo nell’elencazione dei vari motivi che ci allontanano
da questo Pride non perché non  ve ne siano altri, ma in quanto riteniamo
che quelli esposti siano già sufficienti per spiegare un atto così serio ed
inedito da parte nostra.

         Ci sentiamo orfani/e quindi di un appuntamento vero, vitale,
condiviso, ricco e coinvolgente quale è stato fino ad oggi il Pride romano,
significativo per tutta la comunità lgbtiq italiana e per la città di Roma.
Non riusciamo in nessun modo a riconoscerci in nulla di ciò che Di’Gay
Project, Arcigay Roma, Gaylib Roma e Azionetrans, ovvero il Comitato del
Roma Pride 2010, hanno realizzato a testa bassa sino ad ora, senza nemmeno
un attimo di ripensamento. Quindi con dolore immenso non aderiamo al Pride,
con  la scelta condivisa che ogni Associazione firmataria, se vuole, possa
trovare liberamente proprie modalità di presenza per i propri associati e
prendiamo le distanze dall’atto di destrutturazione metodologica, politica e
culturale che si è perpetrato ai danni di un appuntamento da sempre e da
tutto il movimento italiano sentito e ritenuto importantissimo . Ci
aspettavamo da parte del comitato un qualche momento di consapevolezza del
crescente sfaldamento, soprattutto dopo le continue critiche piovute da ogni
dove e dinanzi al progressivo rimanere da soli. Non c’è stato nulla, non si
capisce se per incapacità politica e inesperienza, o per la precisa volontà
di provocare una spaccatura nel movimento. Noi vogliamo invece ristabilire
modalità serie di coesione e fiducia, ribadire contenuti e storia del
movimento, rilanciare percorsi di costruzione politica. Bisogna riattivare
un dibattito vero, ribadendo vigorosamente lo spirito di liberazione di
Stonewall. Su questo solco è quindi indispensabile continuare il percorso
sia di lotte per i diritti e tutele verso coppie e singoli/e lgbtiq, sia di
battaglie più ampie per una società più libera, come quelle contro le
politiche di repressione e strumentalizzazione sui corpi delle persone
trans, di donne e di migranti, contro il pacchetto sicurezza (come non
ricordare i Cie – Centri di espulsione), contro la privatizzazione dei
servizi e dei beni comuni, e via discorrendo. La nostra mancata adesione è
un atto di vera assunzione di responsabilità, l’unico possibile rimasto: non
nel nostro nome tanta pochezza di contenuti, manifesta incapacità e tanta
mistificazione, non nel nostro nome la ricerca di visibilità di pochi. Non
ci sarà da parte nostra nessun atto se non questo: noi non ci saremo. E non
andremo nemmeno a inizio parata a cercare solo le telecamere per comunicare
urbi et orbi la nostra distanza, come ha fatto in passato chi si è ricordato
di amare tanto il Pride solo quest’anno, che l’ha voluto organizzare a tutti
i costi e a modo proprio. Andremo invece tutti ed tutte a Napoli il 26
giugno, a sostenere un Pride che condividiamo e sentiamo nostro, anche se la
gioia di quel giorno non colmerà il senso di perdita umana e politica del
Pride di Roma, stracciato e mortificato come un pannetto inutile in mano a
pochi in totale smarrimento.


Antagonismo Gay Bologna

Associazione Culturale  Gender

Associazione Libellula Trans

Associazione LLI – Lista Lesbica Italiana

Azione Gay e Lesbica Firenze

Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli

Circolo glbt Maurice Torino

Circolo Pink  Verona

Coordinamento Facciamo Breccia

CLR Coordinamento Lesbiche Romane

Coordinamento Trans Sylvia Rivera

Coq Madame

Corpolibero – Coordinamento lgbtiq di Rifondazione Comunista

Desiderandae, associazione lesbica separatista - Bari

Fuoricampo Lesbian Group Bologna

Gayroma.it

Il collettivo  tilgbq "Sui Generis"

La mela di Eva

La Roboterie

Leather Club Roma

Le Ribellule

M.I.T. - Movimento Identità Transessuale

Open Mind Catania

REFO - Rete Evangelica Fede e Omosessualità

Subwoofer  Bears





*ADESIONI PERSONALI*

Alessandra Marinucci

Diego Tolomelli

Fausto Perozzi

Marcella Di Folco

Massimo Quinzi

Saverio Aversa

Porpora Marcasciano

Nicole De Leo

Laurella Arietti

Valerie Taccarelli

Massimo Vario

Federica Pezzoli

Paolo Violi

Samuele Benedetti

Ugo Malatacca

Gianluca Manna

Franco Salaris

Manuel Savoia

Mauro Cioffari





Per adesioni

noncisaremo2010 at gmail.com
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