[Cslist] [Fwd: I: LA STRAGE E' DI STATO! Iniziative 11 e 18 dicembre]

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Fri Dec 10 20:29:14 CET 2010


---------------------------- Original Message ----------------------------
Subject: I: LA STRAGE E' DI STATO! Iniziative 11 e 18 dicembre
From:    "anna kaufmann" <annadifrancia77 at yahoo.it>
Date:    Fri, December 10, 2010 8:16 pm
To:      controiltso at yahoogroups.com
         fortecomunismo at yahoogroups.com
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--- Gio 9/12/10, Centro Sociale Vittoria - Milano <vittoria at ecn.org> ha
scritto:


Da: Centro Sociale Vittoria - Milano <vittoria at ecn.org>
Oggetto: LA STRAGE E' DI STATO! Iniziative 11 e 18 dicembre
A: annadifrancia77 at yahoo.it
Data: Giovedì 9 dicembre 2010, 17:45













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12 dicembre 1969:
LA STRAGE E’ DI STATO!
12 dicembre 2010:
IL CAPITALISMO NON SI RIFORMA
SI ABBATTE!
 
12 dicembre 1969 una bomba fascista esplose nella banca nazionale
dell’agricoltura di piazza Fontana causando 16 morti. I giornali della
borghesia, con le veline della questura, cercarono di scaricarne la
responsabilità sulla sinistra rivoluzionaria e questo portò
all’arresto di Valpreda e di altri compagni anarchici fino
all’assassinio in questura dell’anarchico Giuseppe Pinelli.
La strage è di stato! Questo hanno invece subito gridato le migliaia di
lavoratori, di studenti, di donne e di giovani che sono scese in piazza
per denunciare la strategia assassina del capitalismo italiano che
utilizzava la manovalanza fascista per seminare terrore e morte, con la
copertura dei servizi segreti italiani e U.S.A. Questa fu la prima di una
purtroppo lunga serie di stragi criminali che provocarono decine di morti
causate da attentati fascisti con bombe su treni e piazze.
Questa fu la "STRATEGIA DELLA TENSIONE" che ha rappresentato la criminale
risposta del padronato italiano a quell’autunno caldo e alle lotte dei
lavoratori e degli studenti per condizioni di vita, di lavoro e di studio
radicalmente diverse, dando l’avvio ad una guerra di bassa intensità
contro l’opposizione sociale e di classe.
Le grandi lotte di massa che parlavano di uguaglianza e di libertà e
mettevano in discussione lo stesso possesso dei mezzi di produzione,
avevano spaventato il padronato italiano che usò il terrorismo, lo
stragismo fascista e i tentativi di colpo di stato per ingabbiare questa
fortissima volontà di cambiamento radicale.
Oggi nulla è cambiato dei rapporti di produzione.
Infatti la struttura economica e sociale della società italiana si è
fortemente modificata dal punto di vista dell'organizzazione del lavoro,
ma quello che è rimasto invariato è il modo di produzione basato sulla
divisione in classi e sullo sfruttamento dell'uomo sull'uomo.
In questo senso non è stato sicuramente abbattuto il mostro - il
capitalismo - che ha generato quello stragismo criminale e la volontà di
annientamento di ogni opposizione sociale, che poteva ieri e potrebbe oggi
mettere in discussione il profitto ed il potere delle classi dominanti,
comunque garantiti dalle politiche economiche che hanno sempre
contraddistinto le "diverse" coalizioni al governo (di centrodestra o di
centrosinistra).
Lo stragismo e il golpismo fascista non sono certamente all'ordine del
giorno, ma si è affermata e radicalizzata, oggi, una forma di "democrazia
autoritaria" che alterna controllo sociale pianificato e repressione
militare per cooptare e/o colpire ogni possibile espressione di dissenso,
più o meno conflittuale, contro i grandi manovratori che gestiscono le
leve dell'accumulazione del profitto. Un autoritarismo che usa
indifferentemente sospensione del diritto, concertazione, repressione
poliziesca, manganello, informazione, servizi segreti e carcere.
Ma anche un sottile terrorismo mediatico, una politica di intenzionale
abbassamento dei livelli culturali, con una proposta assordante di modelli
comportamentali e di abbrutimento del senso comune che produce servi
consenzienti, alienati e coscientemente proni e omologati al sistema
dominante. Si costruisce così un terreno fertile e di consenso alla
costruzione, anche mediatica, di nemici (l’immigrato su tutti) sui quali
scaricare il diffuso senso si insicurezza dato dalla precarietà del
lavoro e della vita.
Ma oggi c’è anche qualcosa in più con cui confrontarsi, siamo di
fronte ad una crisi strutturale del modello economico/sociale capitalista
che cerca di sopravvivere scaricando i costi della propria crisi sulle
classi subordinate, sui lavoratori, i precari, gli studenti e,
naturalmente, sugli immigrati che rappresentano un modello paradigmatico
dello sfruttamento di classe.
Di fronte a questa crisi l’unica possibilità di resistenza è data
dalla ricomposizione, sul terreno della materialità dei bisogni e della
loro trasformazione in diritti, del più ampio fronte di classe.
Una ricomposizione sul terreno del conflitto di quello che l’odierna
organizzazione capitalistica del lavoro, basata sulla precarietà, ha
flessibilizzato, scomposto, atomizzato, parcellizzato e individualizzato.
Una prospettiva di ricomposizione sociale che, con una vertenzialità
sociale diffusa, sappia tenere insieme nelle lotte comuni e nella pratica
del conflitto, l’operaio di fabbrica con tutte le nuove forme della
precarietà prodotte nei mille rivoli della produzione postfordista.
Una nuova capacità di costruire, attorno alla centralità del conflitto
capitale/lavoro, reti d’aggregazione politica sociale in grado di
coordinare e imprimere accelerazioni al conflitto, unica arma nelle nostre
mani per difenderci dalla crisi, far camminare e praticare un processo di
trasformazione radicale del presente.
Così provando ad immaginare l’abbattimento di un modello economico e
sociale che sta distruggendo posti di lavoro e definendo la precarietà
come orologio che scandisce le ore della nostra vita, demolendone la
qualità e assoggettando anche le relazioni interpersonali alle regole del
mercato.
E’ necessario quindi rilanciare una sinistra vera, radicalmente
anticapitalista, fatta di lotte e capacità di reagire culturalmente,
ideologicamente e con il conflitto, allo strapotere di una destra
caratterizzata da un miscuglio di neoliberismo all’italiana, populismo,
fascismo, razzismo, xenofobia, una destra “istituzionale” basata su di
un blocco sociale fortemente caratterizzato in senso antidemocratico oltre
che anticomunista.
Ed è per questo che per noi non possono esistere alchimie parlamentari
che possano rendere più presentabile un imbelle centrosinistra che sposta
il proprio baricentro a seconda delle convenienze politiche. L’unica
strada da percorrere è quella del conflitto e del confronto politico
quotidiano con le contraddizioni reali che i lavoratori vivono,
soprattutto in questo momento di crisi, dandoci obbiettivi e praticandoli.
In questa logica, come compagni e compagne del CSA Vittoria, ci siamo
posti all’interno di un percorso trasversale che unisce diverse
strutture politiche e sindacali a lavoratori di varie cooperative del
settore logistico dell’area metropolitana milanese dando vita ad un
coordinamento di sostegno alle lotte che si sviluppano.
Un percorso di lotta che all’insegna dell’autorganizzazione pratica
democrazia dal basso per tentare, da un lato, di imporre diritti
sindacali, normativi e salariali sgretolati dall’azione politica e
legislativa funzionali agli interessi del classe del padronato e
dall’altra parte di affermare elementi di uguaglianza, parità di
diritti e livelli embrionali di contropotere all’interno dei singoli
luoghi di lavoro.
Su questo contenuti e per evidenziare questo percorso di lotta, saremo in
piazza l’11 dicembre.
Contro il “filo nero” che lega lo stragismo dell’immediato
dopoguerra allo stragismo (golpismo) della strategia della tensione della
seconda metà del ‘900, e alla società del controllo sociale
pianificato del regime odierno.
Una strategia della tensione come costante della storia d’Italia, come
strumento principe, utilizzato ogni qual volta lo sviluppo delle lotte,
conseguente all’ esplosione delle contraddizioni sociali, ha
pericolosamente messo in discussione lo sfruttamento ai danni dei
lavoratori e la diseguaglianza generata dal sistema capitalista.
Sabato 11 dicembre 2010
in piazza con i lavoratori delle cooperative in lotta
Sabato 18 dicembre 2010 ore 22.00
concerto di finanziamento della cassa di resistenza per i lavoratori della
C.L.O. licenziati con:
Cantiniero (combat ska da Lecco)
e Giubbonsky (canto politico e storie di precarietà)
 
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