[Cslist] [Fwd: I: [migranti&antirazzismo] Ecco il cielo sopra Riace , l'accoglienza è possibile]

telviola at ecn.org telviola at ecn.org
Fri Aug 27 03:34:54 CEST 2010


---------------------------- Original Message ----------------------------
Subject: I: [migranti&antirazzismo] Ecco il cielo sopra Riace,
l'accoglienza è possibile
From:    "brazo aieie" <transiti_inconsci28 at yahoo.it>
Date:    Thu, August 26, 2010 9:07 am
To:      ambulatorio.popolare at inventati.org
      >
         telviola at ecn.org
         --------------------------------------------------------------------------



--- Mer 25/8/10, Alfteresa <alfteresa at libero.it> ha scritto:


Da: Alfteresa <alfteresa@
Oggetto: [migranti&antirazzismo] Ecco il cielo sopra Riace, l'accoglienza
è possibile
A: antirazzismo at yahoogroups.com
Data: Mercoledì 25 agosto 2010, 10:04


 




Silvio Messinetti - Riace (Reggio Calabria)
CALABRIA Il piccolo Ramadullah, la festa rom (da Il Manifesto 24/8)
Ecco il cielo sopra Riace, l'accoglienza è possibile
Era diventato il simbolo della nuova Riace, la new town che il coraggioso
sindaco Mimmo Lucano ha costruito negli ultimi 5 anni. Non con cemento e
calcestruzzo ma con un processo virtuoso di ripopolamento del borgo
fondato sull'accoglienza a profughi, rifugiati e genti di ogni dove. La
figura minuta di Ramadullah, chino a pregare, con le braccia conserte, al
seggio elettorale nello spoglio delle ultime comunali, è l'istantanea che
meglio ha raffigurato il laboratorio Riace.
Da oggi Ramadullah, il piccolo afgano scampato alla guerra, non vive più
nella Locride. Si è ricongiunto al padre che lo ha riconosciuto in
Norvegia dalla visione de Il volo, il mediometraggio che Wim Wenders ha
girato a Riace- ma anche a Badolato e Caulonia - e in cui il bambino è
protagonista. Quella di Ramadullah non è la classica favola dal lieto
fine. È piuttosto il frutto maturo di una buona politica che include e
non esclude, che unisce e non discrimina. Insomma, Riace non è Parigi e
Lucano non è Sarkozy. Non fosse altro perchè la crociata antirom del
presidente francese a Riace non potrebbe albergare. Qui, infatti, ogni
anno a fine settembre, nei pressi del santuario dei santi Cosma e Damiano,
patroni del paese, si riuniscono i rom di Calabria e Sicilia. Una festa
che da decenni lega i rom ai riacesi che in quei giorni aprono le loro
case agli zingari. In nome di un comune destino di emigrazione ci si
scambia i prodotti delle due diverse
 culture: i rom l'artigianato in ferro e in rame, la gente di Riace
l'olio, i pomodori e le conserve. Il più grande raduno votivo dei rom e
sinti d'Italia si conclude, poi, con un pellegrinaggio al santuario
aperto da zigani al ritmo di balli e tarantelle romanì.
Otto giorni al buio dentro a un container con l'acqua razionata e una
manciata di biscotti. Ramadullah scappa dall'Afghanistan con uno zio e i
cugini nel 2008. Riesce miracolosamente a salvarsi da un attentato che ha
distrutto la sua casa di Kabul. Non ha più notizie dei genitori, del
padre Amir, ingegnere civile, e della madre Faranoze. Li crede morti,
seppelliti in uno dei tanti cimiteri dei senza nome. Dopo aver
attraversato Turchia e Grecia sbarca a Crotone insieme a decine di
profughi. Viene condotto nel Cpt di Isola Capo Rizzuto e, dopo 4 mesi, si
trasferisce a Riace. La famiglia di rifugiati afgani viene ospitata
dall'Associazione Città Futura. Intanto a Riace iniziano a riaprire le
vecchie botteghe, si sviluppa la microeconomia e il turismo solidale. E i
migranti apprendono un mestiere nei laboratori di ceramica, vetro,
rame,sartoria artigianale e lavorazione della ginestra. Si scongiura la
soppressione della scuola con diciassette bambini
 immigrati e nove italiani. Ramadullah si fa ben volere dai riacesi.
«Frequentava la scuola, aveva imparato in fretta l'italiano e qualche
espressione del nostro dialetto - ci racconta Cosimo Curiale di Città
Futura - allo zio l'associazione pagava il fitto di un negozietto che
aveva aperto con i prodotti tipici arabi». Da qualche tempo lo zio di
Ramadullah, però, è partito. Si è trasferito ad Ancona dove lavora ai
cantieri navali.
Nel mentre nella Locride sbarca Wenders per girare un corto dal titolo Il
volo. Una storia di finzione girata a Badolato,borgo arroccato sul
cocuzzolo di una montagna a una dozzina di chilometri da Riace, che
racconta le vicende di un bambino che, a causa dello spopolamento, non
trova più compagni con cui giocare a pallone. Ma nel paese arriva un
gruppo di africani che con i loro figli ripopolano la case, le scuole e
anche i campetti di Badolato. Wenders prende consapevolezza che la
sceneggiatura ometteva di narrare la storia presente di Riace. Così, con
un escamotage narrativo, forza la sceneggiatura in corso d'opera per farvi
entrare l'esperienza reale di Riace. Il film si trasforma così in un
docufilm. E l'ultima scena ha proprio come sfondo la piazza centrale di
Riace:le donne con i neonati attaccati al collo, i bambini, tra cui
Ramadullah, Mohammed, Ann, Mustafà, Sabir, che corrono amalgamandosi in
un mosaico di facce, di sorrisi e di colori. Un
 arcobaleno di nazioni in pochi metri quadri: ci sono etiopi, curdi,
afgani, serbi, palestinesi, bosniaci, somali, eritrei.
«Sono molto contento per Ramadullah - dichiara al manifesto il sindaco
Lucano - quando ci ha salutato era commosso. È stato con noi per due
anni. Era speciale, molto maturo per la sua età. Da Crotone, quando ci
annunciarono il suo arrivo, ci avevano parlato di un 'piccolo grande
uomo'. E cosi è stato. L'ho portato con me in un liceo di Catanzaro e ha
descritto il sangue, le bombe, la guerra in tutta la sua ferocia». Lucano
si definisce parte di una sinistra immaginaria che feconda dal basso e
fuori dai partiti. Il suo chiodo fisso è l'antirazzismo perché «chi ha
paura di un altro uomo per il colore o profumo della pelle non sarà mai
un vero uomo. Lo stesso vale per chi respinge o per chi deporta con gli
aerei come in Francia». E a proposito dei rom ribadisce: «Noi da decenni
accogliamo i popoli nomadi in allegria e partecipazione. Gli stessi santi
Cosma e Damiano, nostri patroni e icone dei rom, erano medici arrivati via
mare proprio come i
 curdi che arrivarono qui oltre 10 anni fa e che sin da allora, grazie
anche a Dino Frisullo, iniziammo ad ospitare. Ma anche i bronzi sono
giunti da noi via mare. Perchè il mare è vita e chi chiede aiuto dal
mare va accolto e non respinto a cannonate».

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