[Cslist] [Fwd: I: [tml] V-strategy - G8 2009 , da Roma guardando allâAquila e al mondo]
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Sat Jul 4 10:43:02 CEST 2009
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Subject: I: [tml] V-strategy - G8 2009, da Roma guardando allâAquila e
al mondo
From: "pietro clerici" <leonka22 at yahoo.it>
Date: Fri, July 3, 2009 11:33 am
To: telviola at ecn.org
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--- Ven 3/7/09, tactical <tactical at autistici.org> ha scritto:
Da: tactical <tactical at autistici.org>
Oggetto: [tml] V-strategy - G8 2009, da Roma guardando allâAquila e al
mondo
A: tacticalmedia at squat.net
Data: Venerdì 3 luglio 2009, 09:50
G8 2009, da Roma guardando allâAquila e al mondo
âSiete vientos en los calendarios y geografias de abajo:
primer viento, una digna juventud rabiosaâ
(Subcomandante Marcos, Ezln, Chiapas, Mexico, messaggio alla Grecia
ribelle, dicembre 2008)
Lâ8, il 9 e il 10 luglio il presidente-padrone del governo italiano
Silvio Berlusconi ospiterà il summit dei âGrandiâ della Terra nella
fortezza di un corpo di polizia dello Stato a Coppito, nei dintorni
dellâAquila, fra le terre e le popolazioni sconvolte dal terremoto
dâAbruzzo: là dove per sua espressa volontà è stato spostato il vertice
dedicato alla crisi globale, originariamente previsto al largo delle
coste sarde della Maddalena, nel mare della Costa Smeralda e su una nave
extra-lusso.
Ad opera di questo satrapo del sistema di speculazione e guerra cui
questa crisi risale, prende così corpo anche sul piano dellâimmagine il
tentativo di rilegittimare la fallimentare governance politica globale,
che non a caso vedrà la riunione del G8 trasformarsi in G14 e poi G21.
Il situazionista della reazione Berlusconi offre in tal modo ai potenti
della Terra â e alla scommessa dettata dallâemergenza di allargare il
loro âclubâ â lâoccasione dâuno spettacolo di «sobrietà »,
come ha detto
lui stesso: uno spettacolo che si vorrebbe adeguato a fronteggiare i
crescenti segnali di ostilità e di ribellione, diffusi in ogni angolo
della Terra, a scelte strategiche poste al servizio degli interessi
delle poche corporations espropriatrici di quasi tutta la ricchezza
globale e affamatrici di oltre 1 miliardo di persone nel mondo.
Dietro il cabaret compassionevole allestito per portare a spasso i
massimi decisori politici mondiali fra le tende dei terremotati, in
verità il summit dei Grandi si prepara a confermare quelle scelte e quel
dominio: rifinanziare la speculazione finanziaria, salvare le banche,
precarizzare ed asservire ancor più il lavoro e al contempo rafforzare
le architetture securitarie, implementare la cooperazione degli Stati
nelle pratiche di repressione e accompagnare lo sfruttamento senza
frontiere dellâumanità e delle risorse del pianeta con lâinnalzamento
ulteriore delle frontiere di sangue e vergogna che affrontano le grandi
migrazioni dalle terre umiliate, martoriate e desertificate da tale
sfruttamento, continuare la militarizzazione delle università , rendendole
sempre più luogo della repressione e non di socialità , con il fine di
disciplinare le vite degli studenti e normalizzare il conflitto.
Ma questo G8-G14-G21, oltre che sulla scena disastrata dâun terremoto
come quello dâAbruzzo reso micidiale dalla speculazione e
dallâingiustizia sociale, oltre che alllâombra degli scandali addensati
intorno alla figura dellââospiteâ Berlusconi, si svolgerà sullo
sfondo dâuna serie recente di rivolte contro lâoppressione, esplose ad
ogni latitudine e in diverse dimensioni precisamente nel pieno del
dispiegamento della dinamica di crisi: dallâArgentinazo alla rivolta di
El Alto in Bolivia a quella dellâAppo a Oaxaca in Messico e oggi alla
resistenza dei popoli originari dellâAmazzonia peruviana, alle rivolte
contro il Cpe e di sollevazione delle banlieues in Francia del 2005; da
quelle delle e dei migranti dentro e contro i lager e i sistemi di
espulsione e respingimento dei contrafforti dellâUnione europea, dal
Peloponneso a Ceuta e Melilla a Lampedusa, alla recente rivolta
giovanile in Grecia contro lo Stato e la repressione dopo lâassassinio
poliziesco di Alexandros Grigoropoulos a 16 anni; dalle tumultuose
proteste contro i poteri economici e i governi responsabili della crisi
in Islanda come a Dublino, alle rivoltose contestazioni del summit G20 a
Londra â dovâè stato ucciso dalla polizia il cittadino Ian Thomlison
â e
poi di quello Nato a Strasburgo, fino alla notte di rabbia del 1° maggio
a Berlino.
Anche sul piano delle mobilitazioni dâattivismo contro il G8,
lâappuntamento di luglio è stato preceduto in Italia da una sequenza di
campagne, manifestazioni e iniziative di lotta rivolte ai vertici a
livello ministeriale e di lobbies che lâhanno preparato: nel caso dei
summit sullâAgricoltura e sullâAmbiente come in quello dei rettori
universitari che a Torino ha visto il corteo dellâOnda studentesca
concludersi in scontro frontale con lo schieramento repressivo, come
pure nei casi degli appuntamenti a Roma dei ministri economici il 28
marzo, quando sono state sanzionate sedi di banche e assicurazioni
durante un corteo di sindacati di base e di giovani studenti e precari
che ha battuto il tentativo di vietare il centro storico e politico alle
manifestazioni di dissenso, e dei ministri di Giustizia e degli Interni
il 29 e il 30 maggio, quando azioni dirette creative hanno colpito
lâOim, occupato simbolicamente chiese e comunicato coi reclusi del
lager-Cie di Ponte Galeria e un corteo antisecuritario e antirazzista si
è svolto nelle strade della capitale italiana in continuità con quello
delle e dei migranti la settimana precedente a Milano.
Mentre nelle ultime settimane parti significative delle stesse
popolazioni terremotate dellâAquilano hanno espresso ribellione,
portandola fin sotto i palazzi del Parlamento e del governo nella
capitale,
contro le politiche di menzogna sulla âricostruzioneâ e contro la
scelta di trasferire lo spettacolo del G8 fra le loro tende.
Lâassemblea nazionale a LâAquila il 1° giugno ha lanciato un appello a
realizzare contro il G8 «una mobilitazione diffusa» nel segno della
«radicalità », la successiva assemblea del 21 ne ha stilato il
calendario. In questa cornice la Rete NoG8 di Roma, convergenza di
movimenti di lotta diversi della città che ha organizzato gli
appuntamenti di marzo e di maggio prima ricordati, propone per le
giornate del summit dei capi di Stato e di governo dei âGrandiâ una
âGiornata dâAccoglienza ai Potenti della Terraâ individuata nel 7
luglio, quando le delegazioni internazionali transiteranno per la
capitale, anche garantendo in diverse parti della città alcuni
âinfo-pointâ rivolti a chi voglia parteciparvi; e di praticare con
azioni per gruppi dâaffinità una âMappa della Crisiâ, sul modello di
quella sperimentata a Londra durante il G20, in più città italiane,
europee e dei Paesi del âClub dei Grandiâ nei giorni di effettivo
svolgimento del summit in Abruzzo.
Il 10, ultimo giorno del vertice, i sindacati di base e varie reti di
autorganizzazione sociale danno appuntamento proprio a lâAquila per un
corteo generale al cospetto dei potenti del malgoverno globale.
Noi, attiviste e attivisti autocton* e migranti delle lotte
metropolitane, precarie e studentesche, umili costruttrici e costruttori
di forme di vita indipendenti, gelose e gelosi della nostra sincera e
convinta indipendenza politica, anticapitalist* e antifascist* tanto
quanto antiautoritar* e antimilitarist*, antirazzist* quanto
antisessist*, alternativ* quanto libertar*, aderiamo alla manifestazione
finale allâAquila; e ci proponiamo di realizzare intanto nella
âGiornata dâAccoglienzaâ del 7 luglio a Roma una dinamica di blocco
della circolazione e della mobilità che, combinando pratiche creative e
intelligentemente radicali, rivolga la nostra degna rabbia ad ostacolare
la funzionalità della celebrazione dei potenti della Terra e della loro
bancarotta. La cooperazione tra realtà diverse che condividono pratiche e
interessi spaventa chi gestisce la crisi, per questo riteniamo che questa
inter-azione sia un passaggio fondamentale e necessario, un punto di forza
per contrastare insieme il disegno di un mondo invivibile e asservito
dalle
logiche di profitto.
Lo stesso proponiamo alle reti e a* singol* del movimento â italiano,
europeo e globale â che vogliano convergere con noi e che accoglieremo
per quanto possibile, con risorse ed iniziative di movimento a partire
dalla costituzione di almeno un âinfo-pointâ in un luogo da strappare
alla normalizzazione e alla pacificazione imposte, nel quadro delle
caratteristiche locali e delle modalità condivise della mobilitazione
unitaria a Roma.
Proponiamo ancora a tutte le reti, i movimenti, i collettivi, le singole
e i singoli attivist* nelle metropoli del âClub dei Grandiâ di
condividere una âMappa della Crisiâ, aperta e quanto più possibile
globale; e di praticarla attivamente, in comunicazione reciproca, nelle
giornate successive.
Proponiamo di far convergere iniziative ed azioni su alcune direttrici
della crescita e della continuità dâun movimento di ribellione da
sviluppare nei mesi a venire, attraverso la denuncia pubblica e
lâassedio sociale:
- dei maggiori responsabili della crisi, della sottrazione di reddito, di
libertà e di diritti;
- delle strutture di architettura securitaria;
- dei maggiori responsabili della precarietà , dei licenziamenti, delle
morti sul lavoro;
- dei centri di distruzione delle risorse e della vita del pianeta;
- dei centri di aggressione contro le condizioni materiali primarie di
vita;
- dei centri responsabili dellâespropriazione della ricchezza sociale e
della conoscenza.
Con queste proposte e con questi obiettivi, da oggi ci poniamo a
disposizione dâuna cooperazione politica attiva e dâuna connessione tra
pratiche sociali alternative, a partire dalle giornate di luglio 2009.
âAkat qhiparux waranq waranqanakax kutinixa (tornerò e saremo milioni)â
Tupac Katari, 1781
Viola: è il colore dello spettro visibile a maggior frequenza e minore
lunghezza dâonda, è il colore del movimento di liberazione delle donne e
dellâautodeterminazione sessuale, è il colore del sogno, della
metamorfosi, della transizione, della magia, dellâurgenza dâespressione
dei bambini.
Pure, viola è il colore della schiavitù, nel XVI secolo in Inghilterra
designava il lutto estremo, nella capoeira è associato allâOrixa Iansa
dea dei venti e delle tempeste, a Lima è il colore della dedizione al
Cristo Nero, âSignore dei Miracoliâ, dipinto e venerato dagli schiavi
africani e su cui gli indios trasferirono la devozione a Pachacamac,
âColui che muove il mondoâ, il padrone dei terremotiâ¦
Nelle giornate contro il G8 della crisi, il viola sarà il nostro colore.
Vendetta: è una parola dura, che non lascia spazi.
Eâ una dedica a chi si alza una mattina, prende un autobus o la macchina
o una moto, arriva al lavoro e vi trova la morte. Eâ dedicata alle
statistiche che conteggiano queste morti, più numerose di quelle dâuna
guerra.
Eâ una dedica, ancora, a chi parte dalle proprie radici per cercare un
futuro migliore e trova confini, muri e razzismo: in Italia non è certo
raro trovare una vergogna chiamata Cie, âcentri dâidentificazione ed
espulsioneâ, formula anodina per aggirare qualsiasi rispetto
dellâumanità e che nascondo quelli già conosciuti nella storia come
lager.
Sono le nostre parole e le nostre mani, le nostre emozioni e le nostre
ragioni, che disegnano la vendetta. Sono un corpo collettivo che si
muove veloce per la metropoli. Quella stessa velocità che ci porta da
uno sfruttamento ad un altro, dallâincertezza del presente alla
negazione dâun futuro, la rivoltiamo contro chi ci espropria della
nostra vita.
V di vittoria: immagine classica, indice e medio divaricati in segno
dâuna resistenza che vince.
Perché è necessario volere e perseguire un cambiamento reale e radicale.
La vittoria che cerchiamo non è fatta certo della stessa pasta del potere
che combattiamo. Ciò che vogliamo è il nostro tempo che ci rubano; la
partecipazione che impediscono e la voce che ci soffocano; la ricchezza
che ci sottraggono. Quella che ci muove è la necessità di nuove scelte
politiche, economiche e sociali di contro al segno di continuità nel
profondo di questa crisi che sarà riprodotta allâinfinito per riprodurre
il capitale e il suo dominio. Quella che cerchiamo è la vittoria che sta
nellâaver strappato un metro in più, aver ripreso un respiro a pieni
polmoni, aver attestato la realizzabilità dâun progetto di liberazione.
Eâ vittoria anticapitalista che cerchiamo di riprodurre e sostenere. Le
vittorie possono essere anche molto piccole, ma costruiscono un cammino.
Noi siamo decise e decisi a perseguirle. Questa volta, molte altre volte
ancora.
V come viola,
V come vendetta,
V come vittoria!
V-Strategy
Roma, Italia, giugno 2009
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