[Cslist] Il 23 dicembre è una giornata storica!
c.s.o.a. A.Cartella
csoacartella at ecn.org
Tue Dec 22 23:33:14 CET 2009
/Mentre il Ministro Matteoli insiste nella pagliacciata della prima
pietra, invitiamo tutte e tutti a partecipare ai funerali del compagno
Franco Nisticò che si terranno domani a Badolato (CZ) alle 16.
Stringiamoci attorno alla famiglia, ma soprattutto continuamo a lottare
perché è quello che Franco ha chiesto a tutte/i noi...
/http://www.youtube.com/watch?v=L0czezee3Vk
*Il 23 dicembre è una giornata storica!*
Lo proclama in grande stile il Ministro Matteoli. Ed infatti è così, ma
non tanto per la fantomatica prima pietra del Ponte che, nonostante
tutti gli annunci in pompa magna, non si può proprio "posare": non solo
manca, come ben noto, il progetto esecutivo del Ponte, ma manca anche
quello della Variante di Cannitello.
L'11 dicembre è stata aperta una nuova procedura di VIA, e il nuovo
progetto è attualmente sottoposto a verifica di ottemperanza delle
prescrizioni Cipe: non si può né mettere né tantomeno togliere una
pietra fino al 10 febbraio. Questo lo dovrebbe sapere il Ministro, la
Stretto di Messina s.p.a. e tutti quei dottoroni che straparlano di
sviluppo senza specificare che a beneficiare di questo "sviluppo"
sarebbero solo la stretto di Messina s.p.a. con la sua mandria di
consulenti, l'Impregilo e le mafie calabrese e siciliana.
Il 23 dicembre è però una giornata maledettamente importante per noi:
alle 16 si terranno a Badolato Marina i funerali di Franco Nisticò, il
compagno morto sul palco di Cannitello, vittima della campagna di
criminalizzazione che hanno costruito attorno al nostro movimento e di
una gestione militarista della piazza tesa solo a reprimere. Eppure sono
anni che il movimento No Ponte organizza manifestazioni e iniziative
nell'area dello Stretto, cortei, campeggi, concerti: anni in cui si è
sempre dimostrato, iniziativa dopo iniziativa, la natura pacifica quanto
determinata del movimento e, soprattutto, il suo grande senso di
responsabilità. Proprio come sabato 19 dicembre a Cannitello.
Lo abbiamo detto in tutti i modi e lo ribadiamo ancora una volta: quello
che è successo il 19 dicembre è di una pericolosità inaudita! Un corteo
pacifico, colorato, festoso come è sempre stato e come si sapeva bene
sarebbe stato, costretto però a sfilare in una città militarizzata, con
mimetiche di ogni tipo, blindati, motovedette, elicotteri, magari anche
qualche sottomarino nascosto: si temevano scontri e devastazioni! Eppure
il corteo scorre tranquillo e si arriva in piazza a Cannitello dov'è
allestito il palco: tra gli arrivi dei numerosi spezzoni e l'attesa per
gli "Artisti contro il Ponte", iniziano a susseguirsi i vari interventi,
fino all'accorato appello di Franco Nisticò, un appello all'unità, un
appello all'impegno comune, tutti insieme, giovani ed anziani, per
ridare fiato e prospettive alla lotta, per aprire un cammino nuovo per
questa terra sistematicamente violentata. Poi la tragedia, Franco si
accascia colpito da un malore, lo Sciamano dal palco, pronto ad aprire
il pomeriggio di musica e spettacolo, richiede ripetutamente dal
microfono l'intervento di medici, si inizia il massaggio cardiaco, si
pratica la respirazione bocca a bocca, ma non c'è l'ambulanza invocata
da tutti, né gli strumenti per supportare lo sforzo dei medici! Ci sono
manganelli, scudi, blindati, motovedette, elicotteri, tutte le divise,
ma non c'è un'ambulanza... Franco viene trasportato in ospedale con un
mezzo della polizia tra l'indignazione della piazza che ha assistito
alla tragedia, vedendo l'inadeguatezza di chi doveva garantire "l'ordine
e la sicurezza": ma se davvero ci fossero stati scontri come qualcuno si
aspettava -- o ci sperava -- che cosa sarebbe successo con tutti quei
manganelli e senza neanche un'ambulanza?
Qualcuno ha definito Franco Nisticò la prima vittima del Ponte. Forse lo
è, forse non lo è, considerando le vittime della grande guerra di
'ndrangheta reggina che la DDA collega proprio agli appetiti riguardo i
miliardi del Ponte. Sicuramente Franco è vittima di un sistema
repressivo che ci vorrebbe precari, flessibili, inquinati, silenti nel
vedere svendere la nostra terra o la nostra acqua e vittime di quelle
istituzioni che oggi si palleggiano vergognosamente le responsabilità.
L'appello di Franco, le sue parole comunque ricche di speranza e di
fiducia nel popolo calabrese, rimbombano ancora nelle nostre orecchie e
quell'appello vogliamo raccogliere, perché soltanto lottando tutti
insieme possiamo dare dignità e futuro a questa terra; lo faremo a
cominciare dal 23 dicembre giorno in cui saremo tutti a Badolato a
salutare Franco come avrebbe voluto, col pugno chiuso alzato e la
bandiera rossa listata a lutto.
Solo la lotta porta risultati! Ciao Franco! Alla lotta!
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