[Cslist] [Fwd: Inoltra: Torino. Punto info sulle stragi di Stato]

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Sat Dec 12 12:36:39 CET 2009


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Subject: Inoltra:  Torino. Punto info sulle stragi di Stato
From:    "marcoc" <punkina150 at yahoo.it>
Date:    Sat, December 12, 2009 1:33 am
To:      telviola at ecn.org
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--- In fori-sociali at yahoogroups.com, "Federazione Anarchica Torinese -
FAI" <fat at ...> ha scritto:

Torino. Punto info sulle stragi di Stato

Sabato 12 dicembre dalle 10 punto info sulle stragi di Stato
Appuntamento in via Borgodora angolo via Andreis

Martedì 15 dicembre
Assemblea
La criminalità del potere: stragi di Stato tra ieri e oggi
Dalla bomba di piazza Fontana ai morti annegati nel Mediterraneo
Un'occasione di confronto sul filo di una memoria che si intreccia con
questo nostro oggi a Torino, tra sgomberi e repressione.
In corso Palermo 46
Dalle 21. Introduce la serata Simone Bisacca

1969/2009. A 40 anni dalla strage di Stato e dall'assassinio di Pinelli
Lo stato uccide. Ogni giorno
Sono passati 40 anni da quel dicembre a Milano. 40 anni dal giorno che una
bomba di Stato uccise 16 persone nella banca dell'Agricoltura in piazza
Fontana.
La memoria di quei giorni tragici comincia a trascolorare, perdersi tra le
pieghe di questo presente che vive l'eterno oggi dell'informazione usa e
getta. La memoria è la linfa vitale dei movimenti, della gente senza
storia che, la propria, la tiene viva, giorno dopo giorno, nel luoghi dove
si lotta contro questa società di sfruttamento e oppressione. Quando i
movimenti si sfilacciano, anche la memoria si perde e ha vita facile chi
la riscrive mutandola di senso.

Torniamo indietro. A quel dannato 15 dicembre del 1969, il giorno che
Giuseppe Pinelli venne ammazzato nella questura di Milano, nella stanza
del commissario della "squadra politica" Luigi Calabresi. Fu poi gettato
dalla finestra per simulare un suicidio.
La caccia all'anarchico era scattata subito dopo la strage in banca:
decine e decine di compagni erano stati fermati e portati in questura e
sottoposti a martellanti interrogatori. Giuseppe Pinelli, partigiano,
ferroviere, sindacalista libertario, attivo nella lotta alla repressione,
era uno dei tanti. Uno dei tanti che in quegli anni riempivano le piazze
per farla finita con lo sfruttamento e l'oppressione.

Il copione venne preparato con cura ed eseguito a puntino. Un sistema
politico e sociale che aveva imbalsamato la Resistenza, represso la
protesta operaia e contadina, stava traballando sotto la pressione delle
lotte a scuola e in fabbrica.
La strage di piazza Fontana, la criminalizzazione degli anarchici,
l'assassinio di Giuseppe Pinelli furono la risposta dello Stato al
movimento del Sessantotto e del Sessantanove.
Solo la forza di quel movimento impedì che il cerchio si chiudesse, che
gli anarchici venissero condannati per quella strage, la prima delle tante
che insanguinarono l'Italia.
Quelle stragi, maturate nel cuore stesso delle istituzioni "democratiche",
miravano ad imporre una svolta autoritaria, a dittature feroci come quelle
di Grecia, Argentina, Cile. Basta con la favola dei "servizi segreti
deviati"! Gli stragisti sedevano sui banchi del governo. Uomini dei
servizi e poliziotti come Calabresi obbedivano fedelmente alle direttive
dello Stato.
Dopo 40 anni lo Stato cerca di assolvere definitivamente se stesso,
mettendo sullo stesso piano i carnefici e le vittime, l'anarchico Pinelli
e uno dei suoi assassini, Luigi Calabresi.
La negazione di questa memoria è una questione che ci interroga sul nostro
presente. Al tempo delle leggi razziste, delle prigioni per immigrati, del
lavoro che ammazza quel lontano Sessantanove è lontano, lontanissimo, ben
più di 40 anni. Chi fece strage di 16 persone per criminalizzare un intero
movimento sociale allora fallì nel proprio intento ma oggi la svolta
autoritaria è un fatto.
Un fatto che morde la vita di molti. Di troppi.
Nella Torino degli sgomberi e della repressione tra militari nelle strade,
check point razzisti e morti sul lavoro, la giunta del "sinistro"
Chiamparino vuole sgomberare tutti i posti occupati, ponendo fine ad
un'esperienza di autogestione, che mostra che vivere senza gerarchie,
senza padroni, fuori dalla mercificazione della vita quotidiana, è
possibile.
Giovedì hanno sgomberato nello stesso giorno Cà Neira e l'Ostile. Ma non
tutte le ciambelle riescono con il buco. All'Ostile sei occupanti hanno
resistito sul tetto per un'intera giornata prima di venire tirati giù,
mentre in strada le camionette impazzavano contro quelli che si erano
radunati in solidarietà. A Cà Neira, in via Zandonai, l'ex scuola che
abbiamo occupato la scorsa settimana, hanno fatto più in fretta ma il
giorno stesso sono stati obbligati a impiegare la celere in assetto
antisommossa per sgomberarci dall'ex cinema Zeta, che abbiamo occupato a
poche ore dal primo sgombero.

Oggi, come nel Sessantanove delle stragi e dell'assassinio di Pinelli, la
criminalità del potere è sempre la stessa. Oggi come allora chi lotta per
una società più giusta e più libera fa paura, viene criminalizzato e
represso. Il filo della memoria di quella lontana stagione, a volte
sfilacciato ed esausto, si rinvigorisce ogni giorno. In ogni luogo dove
cresce la resistenza alla barbarie in cui siamo immersi.

FAI Torino
Corso Palermo 46 – la sede è aperta ogni giovedì dalle 21.
338 6594361 fai_to at ...

--- Fine messaggio inoltrato ---





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