[Cslist] [Fwd: Inoltra: Manifestazione nazionale a Bologna 9 Febbraio]

telviola at ecn.org telviola at ecn.org
Thu Feb 7 11:01:35 CET 2008


-------------------------- Messaggio originale ---------------------------
Oggetto: Inoltra:  Manifestazione nazionale a Bologna 9 Febbraio
Da:      "pietro clerici" <leonka22 at yahoo.it>
Data:    Gio, 7 Febbraio 2008, 10:47 am
A:       telviola at ecn.org
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--- In controiltso at yahoogroups.com, telviola <telviola at ...> ha
scritto:

ROMPIAMO IL SILENZIO

Rinnoviamo l'appello a partecipare numerosi al corteo
di SABATO 9
FEBBRAIO a Bologna.
Il concentramento è alle 14,30 in piazza di Porta
Ravegnana (sotto le
due torri).
Il percorso (ufficialmente autorizzato dalla questura)
sarà il
 seguente:
p.zza di Porta Ravegnana, via Zamboni, p.zza Verdi.
largo Respighi,
via Castagnole, via Belle Arti, via Mascarella, via
Irnerio, via
Indipendenza, via Matteotti, P.zza dell'Unità.

Durante il corteo sarà attivo un microfono aperto per
esprimere
testimonianze e contributi sulle tematiche della
repressione e dello
sfruttamento.
Ci vediamo sabato in piazza.
LA SOLIDARIETA' E' UN'ARMA!

Coordinamento "rompere il silenzio" - Bologna

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[riportiamo di seguito il comunicato di convocazione
della
manifestazione, evidenziando il fatto che in questo
mese la
situazione descritta è cambiata prima con l'arresto di
altri 4
compagni per lo stesso episodio e in segutio con la
recentissima
concessione degli arresti domiciliari a buona parte
degli arrestati]

Bologna 9 Febbraio 2008: corteo nazionale per
ROMPERE IL SILENZIO

A Bologna 5 compagni da oltre tre mesi sono in
carcere, in uno stato
di detenzione aggravato dall'elevato indice di
vigilanza (EIV) e
dalla censura sulla corrispondenza, per aver cercato
di opporsi a un
TSO in una piazza del centro; altri due stanno
scontando pene da 10
mesi, non ancora definitive, per una scritta sui muri
del centro
fatta in solidarietà con gli altri arrestati.
E questi sono solo gli ultimi di un lungo elenco di
episodi che nei
mesi recenti hanno segnato la fitta "cronaca
repressiva" bolognese.
La città è satura di divieti e il centro storico è
ormai
massicciamente presidiato da polizia e vigili urbani.
Vengono
sgomberate case e spazi sociali, demoliti con le ruspe
gli
accampamenti e le baracche dei nomadi, criminalizzate
tutte le forme
di dissenso politico e sociale.
Tutto ciò in nome della "sicurezza" e della lotta al
degrado,
ritornelli che da tempo riempiono le prime pagine dei
giornali con
l'effetto, e lo scopo, di aumentare artificialmente il
senso di
insicurezza dei cittadini e di stendere sui reali
problemi della
gente una cappa di silenzio assordante fatta di
cinismo, di
indifferenza e di rassegnazione
Bologna sembra tornata ad essere un laboratorio nel
quale, proprio
attraverso un sindaco "di sinistra", sperimentare
tecniche di
controllo sempre più raffinate e dispiegate. Il
sindaco di Bologna è
l'ideatore del "pacchetto sicurezza" fatto proprio
dall'assemblea dei
sindaci e tramite il ministero degli interni Amato
presentato in
parlamento e quindi adottato a livello nazionale.
D'altra parte, lungi dall'essere una problematica
prettamente locale,
la "questione sicurezza" è ormai diventato un cavallo
di battaglia di
tutti i politici di professione a livello nazionale,
un tema su cui
destra e sinistra fanno a gara nel proporre le
soluzioni più
liberticide possibili. In tutta Italia, giorno per
giorno, cresce
l'intolleranza nei confronti delle categorie più
"deboli". Proprio un
sistema fondato sull'assoggettamento autoritario
sancisce chi è da
tutelare e chi da perseguitare esponendo gli esclusi
alla violenza
vigliacca: dagli attacchi ai campi rom e in generale
alle comunità
immigrate, alla violenza sulle donne, dall'uso sempre
più sfacciato
delle istituzioni totali, delle carceri e delle
strutture
psichiatriche, alle quotidiane scorribande dei
neofascisti.
Questa, progressiva, ed evidente devastazione dei
rapporti sociali
non avviene casualmente e al contrario, secondo noi
sta a
testimoniare come sia in atto un lucido processo di
ristrutturazione
che, con passi da gigante, cerca di trasformare
radicalmente le
regole di questo Stato "democratico". E più che una
restaurazione
rivolta al passato crediamo rappresenti piuttosto la
necessaria
condizione per il mantenimento di un sistema politico,
economico e
sociale ormai basato strategicamente sulla guerra.
Infatti, mentre
gli eserciti di tutte le potenze occidentali (compreso
il nostro)
sono impegnati in ogni angolo del globo a massacrare
le popolazioni
più povere per "esportare la democrazia", la riduzione
di ogni spazio
in cui agire il dissenso e il controllo di ogni tipo
di opposizione
diventa una priorità imprescindibile a tutti i
livelli, da quello
internazionale a quello iper-locale: aumento della
militarizzazione,
tassi di carcerazione in costante crescita,
internamento e
deportazione degli immigrati, persecuzione sfacciata
di ogni lotta
sociale, dagli scioperi alle occupazioni di case,
dalle proteste
contro la devastazione ambientale alla opposizione
alla guerra
stessa. E ovviamente tra i più colpiti ci sono coloro
che si
dichiarano apertamente nemici dello stato e del suo
ordine sociale.
Dovrebbe essere allora evidente a chiunque non si
lasci abbindolare
completamente dalla propaganda di regime che
l'insicurezza reale
delle persone deriva in realtà da ben altri problemi.
Il quotidiano stillicidio di morti bianche e di
incidenti sul lavoro
provoca un numero di morti, invalidi e feriti di gran
lunga superiore
a quello delle vittime della criminalità. Così come
l'impoverimento
che colpisce la stragrande maggioranza della
popolazione non dipende
da furti e rapine ma da salari sempre più scollegati
dal costo della
vita in costante aumento.
L'insicurezza reale è data dall'aumento costante dei
lavori precari,
malpagati e senza tutele, dai continui licenziamenti
(motivati per lo
più dallo spostamento delle attività all'estero, dove
è possibile
sfruttare ancora più brutalmente la manodopera con
guadagni ancora
maggiori per i padroni); dagli affitti ormai
insostenibili; da uno
stato sociale che non ha più nulla da offrire, anzi:
si muore
d'ospedale e ci si intossica soffocati dai rifiuti.

Su queste tematiche abbiamo deciso di convocare a
Bologna una
manifestazione nazionale per il 9 febbraio.
Un'occasione importante
per riportare con il giusto peso la "questione
sicurezza" nei suoi
termini reali, per denunciare pubblicamente il
terrorismo di politici
e giornalisti che in tutta Italia si adoperano per
scongiurare il
rischio che ci si unisca nella lotta contro i potenti,
unica via
d'uscita concreta dalla miseria incalzante.
Un'occasione per
riaffermare con forza la volontà di difendere gli
spazi in cui agire
il dissenso messi pesantemente in discussione da
queste strategie
repressive.
Un occasione, insomma, per rompere il silenzio.

La manifestazione attraverserà le strade di Bologna
ribadendo e
articolando il discorso fatto sinora con l'intento di
portare queste
riflessioni all'orecchio degli abitanti di questa
città e di
coinvolgere chiunque condivida questo tipo di
necessità.

Coordinamento "Rompere il silenzio" - Bologna














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