<table cellspacing="0" cellpadding="0" border="0" ><tr><td valign="top" style="font: inherit;"><BR><BR>--- <B>Mar 18/5/10, marco <I>></I></B> ha scritto:<BR>
<BLOCKQUOTE style="PADDING-LEFT: 5px; MARGIN-LEFT: 5px; BORDER-LEFT: rgb(16,16,255) 2px solid"><BR>Da: <<BR>Oggetto: I: [Ondaprecaria] Contro la guerra all'intelligenza uniti nella marcia del Quinto Stato_per la settimana di mobilitazione...<BR>A: med_sociale@yahoo.it, annadifrancia77@yahoo.it<BR>Data: Martedì 18 maggio 2010, 07:45<BR><BR>
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<TABLE cellSpacing=0 cellPadding=0 border=0>
<TBODY>
<TR>
<TD vAlign=top><BR><BR>--- <B>Lun 17/5/10, </B> ha scritto:<BR>
<BLOCKQUOTE style="PADDING-LEFT: 5px; MARGIN-LEFT: 5px; BORDER-LEFT: rgb(16,16,255) 2px solid"><BR>Da: giuseppe allegri <giuseppe.allegri@Oggetto: [Ondaprecaria] Contro la guerra all'intelligenza uniti nella marcia del Quinto Stato_per la settimana di mobilitazione...<BR>A: dibattito@ricercatoriprecari.org, "Network nazionale dei dottorandi, ricercatori e docenti precari dell'Onda" <ondaprecaria@autistici.org>, precat@googlegroups.com<BR>Data: Lunedì 17 maggio 2010, 12:19<BR><BR>
<DIV id=yiv1350883914>car*,<BR>vi giro un documento elaborato dalla rete dei laboratori precari de la sapienza di roma<BR>buona settimana di attivismo! speriamo!<BR>abbracci<BR>peppe<BR><BR><BR>
<DIV class=gmail_quote><A href="http://laboratoriprecari.blogspot.com/2010/05/contro-la-guerra-allintelligenza-uniti.html" target=_blank rel=nofollow>http://laboratoriprecari.blogspot.com/2010/05/contro-la-guerra-allintelligenza-uniti.html</A><BR><BR>Contro la guerra all'intelligenza uniti nella marcia del Quinto Stato<BR><BR><BR>Siamo ricercatori, dottorandi, assegnisti, contrattisti e freelancers<BR>della conoscenza. Siamo parte del Quinto Stato del lavoro<BR>intellettuale, relazionale, di cura. Viviamo in un'economia che si<BR>regge sul lavoro della conoscenza, sebbene la nostra professionalità<BR>venga disprezzata dalle istituzioni universitarie e rimossa da tutti i<BR>governi che dal 1989 muovono guerra all'intelligenza generale e ai<BR>saperi pubblici, critici, specialistici.<BR><BR> Siamo apolidi in questo paese. Non abbiamo cittadinanza nel fortino<BR>delle garanzie salariali disegnate per un mercato del lavoro fordista<BR>che ormai non è
più realtà. Come stanno facendo i lavoratori dello<BR>spettacolo contro la Legge Bondi sugli enti lirici anche noi<BR>rifiutiamo di restare invisibili, rivendichiamo tutele per la<BR>malattia, la disoccupazione e la maternità, una riforma radicale del<BR>Welfare per tutti i lavoratori precari, creativi e non creativi,<BR>indipendenti, autonomi. Un esercito che il Cnel ha calcolato in 3,7<BR>milioni di persone che non hanno un lavoro stabile né una continuità<BR>di reddito, lavorano a contratto, a progetto, con le borse di studio o<BR>gli stage e infine a partita Iva. Domani saremo ancora di più e saremo<BR>dappertutto in una crisi che si annuncia molto lunga e non produrrà<BR>più occupazione a tempo pieno.<BR><BR> Due anni fa ci siamo opposti con l'Onda al disegno di legge Gelmini<BR>sull'università. E' stato il primo movimento generale ad avere reagito<BR>contro la dequalificazione generalizzata del sapere nelle scuole e<BR>nelle
università imposta dalla riforma degli ordinamenti didattici,<BR>dalla riduzione degli investimenti pubblici nella formazione e nella<BR>ricerca, dall'applicazione delle norme sulla valutazione dei crediti.<BR>Secondo il Comitato per la valutazione dell'università e la Corte dei<BR>Conti, dopo avere applicato per primo e integralmente il processo di<BR>Bologna, con il 3+2 il nostro paese ha visto diminuire negli ultimi<BR>anni il numero dei laureati, registrando la crescita della<BR>disoccupazione tra i neo-laureati, provocando la crescente<BR>dequalificazione dei saperi trasmessi.<BR><BR> Questo declino non ha spostato di un millimetro l'orientamento di<BR>chi governa l'università. Hanno continuato a pensare che l'università<BR>non rappresenta più uno strumento di riscatto per gli studenti che per<BR>motivi economici non hanno beneficiato di pari opportunità durante il<BR>periodo scolastico: al contrario, gli atenei si incaricano
di<BR>aumentare le disparità tra gli studenti all'inizio del percorso<BR>universitario ignorando la correlazione tra le condizioni economiche<BR>individuali e l'accesso a un'istruzione di qualità. Quando la riforma<BR>Gelmini sarà approvata anche il diritto allo studio verrà triturato in<BR>questa corsa al ribasso. Secondo la riforma sarà la Consap Spa, una<BR>società di diritto privato, a erogare prestiti per gli studenti<BR>meritevoli indipendentemente dalle loro condizioni economiche. La<BR>portata simbolica di questo provvedimento è evidente. Agli studenti<BR>dicono di vivere una vita di debiti e senza speranza di cambiarla.<BR>Tutto dovrà restare immobile. Ma sarà davvero così?<BR><BR> Abbiamo continuato ad opporci in tutti questi mesi alla violenta<BR>svalorizzazione in cui ogni risorsa intellettuale è intercambiabile e<BR>per questo viene precarizzata. Sappiamo che questa sarà l'ultima, e<BR>definitiva, riforma
dell'università che ci espellerà tutti. Nessun<BR>accesso a Torino, dove saremo più di 3 mila che da oggi al 2013 ad<BR>essere allontanati dall'insegnamento, dalla ricerca, da una carriera<BR>fatta di passione e di compromessi, che produce risultati e delusioni,<BR>da una vita che abbiamo voluto autonoma e libera che da troppi anni<BR>sta ferma e ristagna. La cooptazione accademica distrugge il nostro<BR>tempo di vita.<BR><BR> Saremo molti di più a Roma. Qui noi rifiutiamo la marginalizzazione<BR>dei senati accademici, il cui ruolo deve essere anzi valorizzato e che<BR>devono prevedere rappresentanze non simboliche di tutte le componenti<BR>dell'università, inclusi studenti e precari. Vogliamo il<BR>riconoscimento ai lavoratori precari del diritto di eleggere proprie<BR>rappresentanze nei principali organi accademici e di partecipare<BR>all'elezione delle principali cariche accademiche, rettore incluso.<BR><BR> Saremo moltissimi a Napoli,
a Bologna, a Milano, a Cagliari, a Bari a<BR>perdere il reddito. I nostri atenei hanno gravissimi problemi a<BR>chiudere il bilancio di quest'anno perché i tagli voluti dal ministro<BR>Tremonti al Fondo Ordinario di finanziamento (Ffo) degli atenei e<BR>imposti all'università dalla legge 133 stanno distruggendo la normale<BR>– e da sempre deficitaria e per noi escludente – amministrazione.<BR>Sappiamo che l'anno prossimo i tagli saliranno al 14,7 per cento<BR>dell'Ffo e molti atenei aumenteranno le tasse, sacrificheranno i<BR>nostri contratti, venderanno sedi spesso acquisite senza una<BR>programmazione economica degna di questo nome. Noi chiediamo di<BR>cancellare i tagli introdotti dalle leggi 126/08 e 133/08 e di<BR>rifinanziare il sistema universitario.<BR><BR> La risposta della comunità accademica è irresponsabile. Rassegnata,<BR>silente o connivente, in attesa di nuove e futuribili convergenze con<BR>la riforma, a caccia del vantaggio
personale o della propria<BR>corporazione, nessuno tra i professori sembra volersi porre il<BR>problema di una didattica di qualità elevata e garantita a tutti gli<BR>studenti; di un investimento serio e duraturo nel settore strategico<BR>dell'istruzione pubblica e, ovviamente, di un accesso non familistico<BR>né corporativo alla professione della ricerca. Nel nostro settore,<BR>come in tutta l'economia della conoscenza in Italia, si va nella<BR>direzione opposta e si attua una contro-riforma perché il male<BR>incancrenisca. La loro guerra all'intelligenza generale vuole<BR>accelerare il declino e renderlo irreversibile. Questa economia<BR>stracciona ha bisogno di eserciti di precari il cui sapere sia<BR>altamente deperibile e sostituibile. Cosa dicono i docenti? La<BR>sconfitta sarà dell'università, non saremo certo noi a pagarla.<BR><BR> Noi non difenderemo mai un sistema che ci vuole<BR>subordinati e
addomesticati nella vana attesa di un posto al sole a<BR>1200 euro al mese e una pensione tra 40 anni dimezzata rispetto<BR>all'ultimo stipendio, regalo del passaggio al regime contributivo<BR>pensionistico che ci accomuna alle donne e agli uomini, alle ragazze e<BR>ai ragazzi, tutti gli iscritti alla gestione separata dell'Inps che<BR>hanno iniziato a lavorare dopo il 1996. Vogliamo che l'età<BR>pensionabile dei docenti sia allineata al resto d'Europa. Vadano in<BR>pensione a 65 anni, liberino le risorse per destinarle principalmente<BR>al reclutamento di nuovi docenti di terzo livello, avviando così un<BR>processo di riassorbimento del precariato accumulato.<BR><BR> Dal 1980 il posto da ricercatore ha goduto della garanzia di<BR>indipendenza del contratto a tempo indeterminato. La riforma Gelmini<BR>lo trasforma in un lavoro precario, con contratti a termine triennali<BR>rinnovabili una volta. La casta dei garantiti si restringerà
sempre<BR>più e vi saranno ammessi i soli professori ordinari ed associati.<BR>Intorno a questa cittadella fortificata, prolifereranno le figure<BR>precarie che, spesso a titolo gratuito come i docenti a contratto, non<BR>permetteranno a lungo la sopravvivenza degli atenei in condizioni<BR>sempre peggiori.<BR><BR>In questo clima da «si salvi chi può» fortissimo è il rischio di<BR>arroccarsi nella difesa di egoismi corporativi. I ricercatori<BR>strutturati stanno organizzando ormai da diversi mesi la loro<BR>contestazione al Ddl Gelmini: denunciano prima di tutto la scomparsa<BR>della figura di ricercatore a tempo indeterminato, che li porterà a<BR>competere nei prossimi anni con i precari per i posti che contano.<BR>Alcuni di loro chiedono di diventare «professori associati» per legge,<BR>o almeno con canali preferenziali come i concorsi riservati. Una<BR>mediazione che noi consideriamo corporativa e al ribasso. E infatti il<BR>governo sembra
intenzionato a venir loro incontro, riducendo così<BR>ulteriormente le risorse a disposizione dei precari, mentre i rettori<BR>strumentalizzano queste rivendicazioni, pur di mantenere il consenso.<BR>Poco importa se, nelle stesse aule in cui i ricercatori minacciano<BR>scioperi della didattica, la metà dei corsi sono oggi svolti da<BR>precari che lavorano letteralmente in nero o a titolo gratuito.<BR><BR> Siamo più di 40 mila in tutta Italia e respingiamo il<BR>progetto di ulteriore precarizzazione della ricerca. Non siamo soli e<BR>sappiamo che molti dei ricercatori mobilitati, sia pure con estremo e<BR>grave ritardo contro il Ddl Gelmini, si battono contro un sistema che<BR>è sempre meno finanziato e si regge sul loro e il nostro volontariato.<BR>Saremo accanto a loro quando, dal prossimo ottobre, rifiuteranno di<BR>tenere lezione e bloccheranno i corsi di laurea se nel disegno di<BR>legge Gelmini
sull'università non cambieranno le norme che regoleranno<BR>la governance degli atenei, non saranno ritirati i tagli al fondo<BR>ordinario (Ffo) degli atenei e non saranno modificate quelle che<BR>ostacolano la carriera dei ricercatori e aggravano il precariato.<BR><BR> Ci auguriamo che la lotta dei ricercatori sia altrettanto<BR>determinata di quella che condussero i maître-à-conference in Francia<BR>l'anno scorso. Ad oggi, ci sembra che le mobilitazioni indette a<BR>maggio da tutti i sindacati del personale universitario si stiano<BR>rivelando prima di tutto tardive e, in secondo luogo, inefficaci dal<BR>punto di vista dell'azione politica contro una proposta di legge che<BR>prefigura il definitivo smantellamento dell'Università pubblica,<BR>correndo il rischio di limitarsi - se andrà bene - a preservare<BR>rendite di posizione. Disertarle, tuttavia, servirebbe solo a<BR>convincere Gelmini, Tremonti e Berlusconi che la loro riforma gode
di<BR>consenso nell'università anche tra gli studenti e i precari, e nella<BR>parte più sana della docenza. Perciò, è utile che la generazione<BR>cresciuta nella precarietà faccia sentire la sua voce, e porti nelle<BR>piazze contenuti realmente innovativi. Usiamo l'immaginazione, uniamo<BR>le lotte, creiamo alleanze contro la guerra all'intelligenza, iniziamo<BR>una grande marcia per la conoscenza come bene comune. L'autunno è già<BR>qui e non solo perché questo è il maggio più piovoso degli ultimi<BR>anni.<BR><BR> Per queste ragioni aderiamo all’assemblea pubblica Lunedì 17 maggio<BR>alle ore 14 nella facoltà di Lettere de La Sapienza e a tutte le forme<BR>di lotta previste dagli studenti e dai precari per il 18 e il 19<BR>maggio in tutta Italia così come a Roma.<BR><BR><BR><BR>Laboratori Precari – Rete di dottorandi e ricercatori precari delle<BR>Università di Roma<BR></DIV><BR></DIV><BR>-----Segue allegato-----<BR><BR>
<DIV class=plainMail>_______________________________________________<BR>Ondaprecaria mailing list<BR><A href="http://it.mc245.mail.yahoo.com/mc/compose?to=Ondaprecaria@autistici.org" target=_blank rel=nofollow>Ondaprecaria@autistici.org</A><BR><A href="https://www.autistici.org/mailman/listinfo/ondaprecaria" target=_blank rel=nofollow>https://www.autistici.org/mailman/listinfo/ondaprecaria</A><BR></DIV></BLOCKQUOTE></TD></TR></TBODY></TABLE><BR></DIV></BLOCKQUOTE></td></tr></table><br>