[Antipro] [Fwd: ennesimo abuso psichiatrico a livorno]

telviola a ecn.org telviola a ecn.org
Gio 7 Feb 2008 01:53:35 CET


-------------------------- Messaggio originale ---------------------------
Oggetto: ennesimo abuso psichiatrico a livorno
Da:      antipsichiatriapisa a inventati.org
Data:    Mer, 6 Febbraio 2008, 9:42 pm
A:       telviola a ecn.org
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ciao a tutt*,
sotto vi mandiamo articolo apparso oggi sul "corriere" di livorno
in seguito a una nostra denuncia pubblica sull'ennesimo abuso in un
reparto psichiatrico.
Infatti ad una persona riscoverata nell' SPDC dell'ospedale di Livorno
in Trattamento Sanitaro Volontario da 6 giorni gli veniva impedito di
uscire dagli psichiatri del reparto
nonostante il supporto esterno di un legale, del medico di fiducia e del
collettivo.
Questa persona ha espresso più volte e chiaramente la volontà di uscire
,ma questa gli è stata ogni volta negata.
Presto seguiranno aggiornamenti sulla vicenda e un nostro comunicato
saluti
collettivo antipsichiatrico a.artaud-pisa




Livorno, si sottopone a trattamento sanitario volontario e resta
segregato in ospedale

Ancora un abuso nel mondo della psichiatria. Questa volta accade al
decimo padiglione nel reparto di servizio psichiatrico di diagnosi e
cura dell'ospedale di Livorno. Un uomo di 42 anni (che chiameremo Carlo
con un nome fittizio) è entrato giovedì scorso nel reparto per un
trattamento sanitario volontario (diverso da quello obbligatorio) e
malgrado già da almeno quattro giorni chieda legittimamente di essere
allontanato, il personale medico gli respinge la richiesta di dimissioni.
Carlo è già stato seguito in passato dai servizi del Centro salute
mentale. Bombardato senza pietà dalla somministrazione dei sedativi a
cui veniva sottoposto (“non mi permettevano neanche di alzarmi dal letto
la mattina”, ci ha detto Carlo), era di fatto impossibilitato a trovare
un lavoro e tornare ad avere una vita attiva e dinamica. da qui la
scelta di andare in cura presso un medico privato di Firenze, con cui ha
attivato un percorso di riduzione progressiva degli psicofarmaci. Tutto
bene fino a quando non è scoppiato un banale diverbio con la sorella per
il rifiuto di lei di consegnargli i soldi per l'acquisto delle
sigarette (è la famiglia, di fatto, a gestire la pensione di invalidità
dell'uomo). "Da qui, probabilmente su pressione della famiglia –
spiegano alcuni membri del Collettivo antipsichiatrico Antonin Artaud di
Pisa che stanno seguendo il caso in prima persona - una dottoressa del
Csm è andata a cercarlo a casa suonando ripetutamente il campanello ma
non trovando risposta. A quel punto è arrivata un'ambulanza con vigili
urbani al seguito che ha portato Carlo al Centro di salute mentale (e
non direttamente in reparto) per un accertamento sanitario obbligatorio,
il cosiddetto Aso".
Il resto della storia ce l’ha raccontata con grande lucidità lo stesso
Carlo, che abbiamo incontrato durante l’ora di passo. "La dottoressa
che si trovava sull’ambulanza e che lavora presso il Csm mi ha chiesto
'Allora, che si fa? Ti fai ricoverare?' Ho risposto di sì, optando
così per il male minore, il trattamento volontario, per non correre il
rischio di andare in Tso".
Da questo momento, quindi, l'Aso diventa trattamento sanitario
volontario. Carlo resta tranquillo, si sottopone a tutte le cure fino a
quando – ormai è sabato – manifesta, sempre in modo pacato e razionale,
l'intenzione di uscire. "La legge 180 – è lo stesso Carlo a spiegare
correttamente la norma - dice che se una persona è in Tsv può firmare e
uscire quando vuole e che ha il diritto di scegliere dove e con quale
medico farsi curare. Io ho finalmente trovato un dottore in gamba a
Firenze e non vedo perché qualcun altro debba decidere per me".
I membri del Collettivo Artaud sostengono perfino che lunedì scorso i
medici del reparto si siano rifiutati di far vedere a Carlo la propria
cartella clinica. "Mi hanno detto – ha raccontato l'uomo – che non
potevano farmi uscire, adducendo scuse del tipo che non c'era il medico
responsabile".
Anche se tutto ciò è assurdo e inconcepibile, la linea che sembrano ormai
aver intrapreso i medici del reparto sia quello di sottoporlo presto a
un Tso. Ma in suo aiuto corre la legge 180 /1978, secondo cui "la
proposta di trattamento sanitario obbligatorio può prevedere che le cure
vengano prestate in condizioni di degenza ospedaliera solo se esistano
alterazioni psichiche tali da richiedere urgenti interventi terapeutici,
se gli stessi non vengano accettati dall'infermo e se non vi siano le
condizioni e le circostanze che consentano di adottare tempestive e
idonee misure sanitarie extra ospedaliere". Non sembra proprio essere
il caso di Carlo che, oltre ad essere pienamente in sé non ha mai
sospeso le cure ed ha perfino accettato il Tsv. Così come non esistono
condizioni e circostanze che possano richiedere l'adozione di misure
straordinarie. (red.)

6 febbraio 2008




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