<p>A Copenhagen è stato arrestato un giovane ricercatore italiano, un fisico che lavora a Trieste, in modo totalmente pretestuoso e vigliacco. Francesco Raparelli su uninomade descrive così le circostanze del suo arresto e della sua detenzione:</p>
<p><strong>Luca</strong>, un compagno della rete di Uni.Nomade, <strong>astrofisico</strong>, residente a<br />Mestre, sposato e padre di una bambina di otto anni, <strong>ricercatore presso il<br />Dipartimento di Fisica dell’Università di Trieste</strong> e attivista della Casa<br />delle Culture, si trova dalla scorsa settimana a Copenhagen per<br />partecipare, con la delegazione italiana (oltre 200 persone) della<br />Campagna “See You in Copenhagen”, di cui è uno dei portavoce pubblici e<br />riconosciuti, alle iniziative organizzate in occasione della Conferenza<br />mondiale delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP 15).<br /><br />Lunedì sera si è recato nel quartiere di Christiania per intervenire al<br />dibattito organizzato dalla rete “Climate Justice Action” con la<br />partecipazione di Michael Hardt e Naomi Klein, e un migliaio di persone<br />tra il pubblico. Mentre il dibattito era in corso, ad alcune centinaia di<br />metri, un gruppetto di persone vestite di nero ha attaccato, lanciando<br />oggetti ed erigendo una barricata successivamente incendiata, la Polizia<br />danese che stazionava in forze ai margini del quartiere. Questo gruppo,<br />dopo aver colpito, si è dato alla fuga verso l’interno del quartiere, dove<br />nel frattempo il dibattito si era concluso e centinaia di persone si erano<br />fermate nei locali della zona. L’azione ha dato il pretesto alla Polizia<br />danese per effettuare un vero e proprio rastrellamento di massa per le<br />strade e all’interno dei pubblici esercizi di Christiania, procedendo al<br />fermo di circa duecento persone (tra cui alcune decine di italiani) che<br />sono state condotte ammanettate ai Centri detentivi.<br /><br />Mentre la quasi totalità dei fermati sono stati rilasciati tra la tarda<br />notte e le prime ore del mattino, Luca Tornatore è stato condotto davanti<br />ad un Tribunale con pesanti accuse (lancio di oggetti e resistenza<br />aggravata a pubblico ufficiale), senza alcuna prova, ma basate<br />esclusivamente sul rapporto e le testimonianze della Polizia. Nel tardo<br />pomeriggio, il Tribunale ha convalidato il suo arresto, fissato la prima<br />udienza del processo per il prossimo 12 gennaio e disposto, fino ad<br />allora, la sua detenzione cautelare in carcere.<br /><br />Luca sta probabilmente pagando il ruolo che, a viso aperto, ha avuto nelle<br />manifestazioni di questi giorni. La sua vicenda, così come gli oltre<br />milleduecento fermi preventivi già compiuti in soli tre giorni dalla<br />Polizia danese, non può che destare grande preoccupazione in merito<br />all’effettiva garanzia della libertà d’espressione e del diritto a<br />manifestare, sanciti dalla Costituzione danese e riconosciuti dalla Carta<br />Europea, a cui la Danimarca così come il nostro Paese aderisce.</p>
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<p>Qua sotto un appello steso dai suoi colleghi, che vede tra i primi firmatari Margherita Hack. Le adesioni (per chi voglia aderire) vanno inviate a: </p>
<p><a rel="nofollow" href="mailto:giuseppe.caccia@unito.it" target="_blank">giuseppe.caccia@unito.it</a></p>
<p><br /><br /><br /><br /><strong>APPELLO PER L’IMMEDIATO RILASCIO DEL DOTTOR LUCA TORNATORE<br /></strong><br />Luca Tornatore non è solo un amico fraterno di chi scrive questo appello.<br />Luca è un assegnista di ricerca al Dipartimento di fisica dell’Università<br />di Trieste. E’ uno scienziato, uno di quelli che alla passione e alla<br />voglia di cambiare il mondo uniscono, dunque, una riconosciuta competenza.<br />Questi sono gli ingredienti che lo hanno spinto, assieme a centina di<br />attivisti ambientalisti italiani, a recarsi a Copenhagen. Luca è nella<br />capitale danese per pretendere giustizia climatica, per confrontarsi<br />all’interno del Climate Forum, per capire e per intrecciare relazioni con<br />chi (come noi e lui) pensa che l’emergenza ambientale debba essere<br />affrontata a partire da una democratizzazione delle decisioni e non<br />attraverso la delega a chi l’ha provocata o a chi la sta peggiorando<br />(siano essi vecchi o nuovi attori di rilievo del panorama geo-politico).<br />Luca Tornatore si trova oggi in stato di arresto, fermato assieme ad altre<br />decine persone dopo aver partecipato ad un dibattito!! Luca, come<br />centinaia di altri, non ha commesso alcun reato. Il suo fermo è stato<br />confermato non sulla base di prove, ma proprio per punire il suo impegno,<br />la sua visibilità pubblica e la sua competenza.<br />Ci sarebbe da ridere, ma quello che sta succedendo a Copenhagen non ha<br />precedenti. Il solo fatto di trovarsi per strada rende passibile di fermo,<br />l’arresto preventivo (già di per sé strumento mostruoso dello stato<br />d’eccezione) è stato abusato senza vergogna. Sono stati calcolati più di<br />millecinquecento fermi di polizia, praticamente tutti ingiustificati. La<br />capitale Danese, ormai un ex simbolo della socialdemocrazia, si è<br />trasformata in una vera e propria città di polizia.<br />Noi pretendiamo il rilascio immediato del Dott. Luca Tornatore, prima di<br />tutto perché totalmente innocente, poi perché la sospensione dello stato<br />di diritto, le provocazioni e le menzogne rendono la mancanza di Luca<br />insopportabile per tutti noi e per tutti quelli che condividono, con<br />serietà, le sue preoccupazioni per il futuro del nostro pianeta.<br /><br />Trieste – Venezia, 15 dicembre 2009</p>
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