<br><br><div class="gmail_quote">2009/12/11 <a href="mailto:biodoll3@virgilio.it">biodoll3@virgilio.it</a> <span dir="ltr"><<a href="mailto:biodoll3@virgilio.it">biodoll3@virgilio.it</a>></span><br><blockquote class="gmail_quote" style="border-left: 1px solid rgb(204, 204, 204); margin: 0pt 0pt 0pt 0.8ex; padding-left: 1ex;">
<br>
«Sono certo che le attività speculative hanno<br>
avuto delle conseguenze negative. Ma questo fatto non entra nel mio<br>
pensiero. Non può. Se io mi astenessi da determinate azioni a causa di<br>
dubbi morali, allora cesserei di essere un efficace speculatore. Non ho<br>
neanche l'ombra di un rimorso perché faccio un profitto dalla<br>
speculazione sulla lira sterlina. Io non ho speculato contro la<br>
sterlina per aiutare l'Inghilterra, né l'ho fatto per danneggiarla.<br>
L'ho fatto semplicemente per far soldi».<br>
<br>
George Soros<br>
</blockquote></div><br><br>meraviglia.<br><br><br>infatti, e qui mi rivolgo a tatiana, siamo appena sbarcati da un aereo e posso finalmente usare una tastiera e non il cellulare per scrivere le mail.<br><br>mi dispiace per l'apparente aggressivita'. Forse si trattava di mancanza di comodita' per scrivere avverbi e aggettivi, e il conseguente testo scheletrico.<br>
<br>il discorso e' che, comunque, "business is business". e che e' sempre stato cosi' e nulla e' cambiato.<br><br>compresi gli imprenditori della soleggiata california.<br><br>gli imprenditori hanno sempre raccontato un sacco di storie per far soldi. c'e' chi ha parlato di successo, c'e' chi ha parlato di sogni, c'e' chi adesso sta parlando di media sociali, di corpi connessi, di ecosistemi digitali, di diversita'.<br>
<br>ma nulla cambia. business is business.<br><br>io non ho nessun problema con questo. ma che "questo" possa essere uno strumento anche solo per ragionare su cose che "una volta" si facevano con lotte e azioni di volta in volta politiche, artistiche, concettuali... beh, mi sembra veramente azzardato e lontano dalla realta'.<br>
<br>da una realta' dei fatti che comunque mostra i risultati di questi imprenditori: ben miseri, quanto a effetti sociali e politici, e ben ricchi per quel che riguarda la affermazione personale di pochi, pronti a raccattar bottino nei molti e variegati modi che vediamo, ad esempio (ma non e' l'unico) con il 2.0<br>
<br>ripeto: nulla di male ne' di strano. business is business. ma chiamiamolo con il nome suo.<br><br>sui "modelli": e' interessante interagire con i modelli della finanza e dell'economia globale. ma magari il "creare impresa" puo' essere esso stesso un concetto da reinventare.<br>
<br>io, in completa sincerita', non vedo nessuna forma di reinvenzione nelle startup del 2.0 o dell'ambiente cui facevi riferimento. lavorando per anni in quello strano mondo che vedeva le aziende creare startup della telefonia mobile in sudamerica, in asia e nei paesi del medioriente, ne ho viste centinaia di aziende che *teoricamente* erano fondate sulla diversita' e sulla possibilita' di esprimere, in ambienti controllati e "velatamente" corporate, la creativita' degli individui.<br>
<br>e' gia' successo con ripetutamente e con costanza in israele, in malesia, in brasile, in argentina, in messico, nella repubblica ceca eccetera, eccetera, eccetera... non e' nulla di nuovo. E non e' nulla che sia mai riuscito a sfuggire poi ai meccanismi del "corporate".<br>
<br>al massimo vedo applicata una attitudine "positive" e contenta di quello strano (e bello, a modo suo) meltin-pot tipico della california, in cui sogni e visioni trovano terreno fertile presso venture capitalist e investitori di vario genere. ma da li' ad una innovazione significativa ce ne corre assai.<br>
<br>soprattutto per quel che dovesse riguardare un eventuale desiderio di reinventare parole come "successo", "profitto" e benessere, per includerci dentro delle dinamiche un po' piu' ragionevoli, viste le attuali condizioni del mondo, dell'ambiente e dei popoli che lo abitano.<br>
<br>cia'<br>xDxD<br>