[aha] a tutti gli attivisti, collettivi, gruppi politici e centri sociali, a tutte le realtà di movimento: nasce ACTIV a rmy.

// to.slash.slash a gmail.com
Dom 31 Lug 2011 13:03:01 CEST


Ciao lobo,
no, non sono così negativo, è il solito problema del far trasparire i 
toni nelle email...
Capisco l'operazione, ed è pure simpatica. Gli posso riconoscere il 
valore "artistico" nella divergenza tra la forma e il contenuto.
Insomma... lo scarto dal normale.
Forse lo svelare in qualche modo, i tabù dei gruppi attivisti (questa è 
la mia lettura) può essere un buono spunto di autoriflessione, ma anche 
una lama a doppio taglio, anche se poi questo caso non sarà così incidente.

Non ti parlo della difesa di un "elite" (di cui non faccio assolutamente 
parte) ma alla creazione di senso.
Sono d'accordissimo che non si può fare una separazione tra mainstrem e 
subculture in termini politici (o forse meglio, d'attitudine) ma questa 
separazione esiste nel momento in cui si definisce ,non a caso non c'è 
un tg che non parla dei backblock della Val Susa, non viene data una 
connotazione sugli intenti della "lotta", ma nella definizione delle 
persone che la conducono.
Ecco, già definire l'attivismo con simboli e forme, è creare un bel 
press kit.
Non ho la soluzione a questo problema, forse non ho individuato bene 
neanche il problema, ma credo che quando l'attivismo si cerca di creare 
un identità (o gli si impone) si sta scavando la fossa da solo. Sono 
d'accordissimo anche che i metodi andrebbero rivisti ma atttenzione a 
non dare in mano le armi a le persone sbagliate.

Premetto che non mi sono mai potuto definire un attivista, ma un 
simpatizzante. Se io credessi che esistesse l'ipocrisia e la coerenza, 
probabilmente il mio odio sarebbe riverso più verso l'attivismo che al 
peggior nazi. Come tutti credo che abbiano in parte verificato, in 
alcuni gruppi di attivisti esistono degli egocentrismi, delle dinamiche 
di potere, e gerarchie, da fare invidia alle dittature. Anzi, in 
qualsiasi gruppo queste sono parti integranti... non crederlo sarebbe 
essere troppo persuasi dall'idea del buon animo umano. Ma tutto ciò ha 
un importanza marginale, l'attivismo ha  dei piccoli poteri che cercano 
di controbilanciare i grandi poteri, questo è il grande valore, e anche 
se in maniera un po cieca, starei sempre attento a mettere i pesi nel 
piatto della bilancia giusto. Secondo me è ipocrita credere 
nell'ipocrisia. : )


pat





Il 30/07/2011 19:08, lo|bo ha scritto:
> On 30/07/2011 16.45, // wrote:
>> va bene l'autoironia, se di questo si tratta, ma non capisco il bisogno
>> di gettare discredito su attività già così tanto discreditate dalla
>> cultura mainstream. Se l'intento non fosse ironia nell'attivismo, beh,
>> mi dispiace, ma credo che qualsiasi altro obbiettivo è stato fallito.
>>
>> fui pat
>
>
> eheheh... però un po' fa rosicare? (scherzo naturalmente).
> la tua risposta però è indicativa. avere una tensione polita non è una 
> cosa che a mio parere può essere divisa tra mainistream e subcultura. 
> è di tutti, mi dispiace, in quel campo elitè non ce ne sono. mi fa 
> sorridere al massimo puoi dire destra e sinistra se si parla di 
> politica. ma probabilmente la cosa è più complessa perchè l'ironia 
> viene dall'interno (almeno sembra che chi ha fatto il sito ne sappia 
> abbastanza) e non da fuori. forse per dire che è il caso che si 
> rivedano molte cose su certe modalità.
>
> probabilmente se c'è discredito un motivo ci sarà e non credo proprio 
> che il motivo sia da cercare solo nel essere più consapevoli di altri 
> o più fighi perchè si è "militanti", o di una parte politica mentre il 
> resto del mondo non lo è.
>
> è sicuramente un sito atroce nel modo in cui pone la questione. il 
> lavoro interinale è la forma più odiosa di lavoro che conosco anche 
> prima di tutti i vari contratti co-pro e co-co-de che ci siano. qui la 
> si usa per denunciare qualcosa che chi fa parte di quel mondo non 
> mainstream :-D sa benissimo. è ipocrita nascondersi dietro un dito. il 
> lavoro interinale o quello precario non sono solo una condizione o un 
> tipo di contratto ma ormai invadono la nostra visione del mondo, sono 
> un aspetto culturale del vivere quotidiano. siamo così convinti di 
> esserne fuori! da quel sito forse si capisce che alcune modalità non 
> ne sono affatto immuni. soprattutto per la questione del reclutamento. 
> ci sono modalità e pratiche opprimenti che respingono chiunque anche 
> chi non fa parte della cultura di massa, ma forme di partecipazione 
> politica diverse esistono e si sottraggono a quella logica (vedi il 
> mondo queer o i metodi di consenso o le pratiche femministe o magari 
> forse anche il fenomeno degli indignados, non so, ci dovrei pensare), 
> quindi nonostante tutto non la vedrei così negativa.
>
> (abbiamo provato ad affrontare il tema della partecipazione in lista, 
> e credo che quel sito abbia a che vedere proprio con questo)
>
> non è il primo caso di siti che cercano di ironizzare sulle modalità 
> militanti di quel tipo prima c'era stato:
>
> http://www.guerrigliamarketing.it/ep/it/offerta.html
>
> potete leggere anche da questo articolo:
>
> http://www.digicult.it/digimag/article.asp?id=68
>
> ne parlano su indymedia:
>
> http://italy.indymedia.org/node/233
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