[aha] festa dei pirati
xDxD.vs.xDxD
xdxd.vs.xdxd a gmail.com
Gio 18 Mar 2010 20:04:11 CET
cara lista
a roma il 20 marzo (sabato) c'è la festa dei pirati.
dovevamo partecipare, ma ci siamo tirati fuori.
ci era sembrato un approccio disturbante e superficiale: la solita
discussione, le solite voci, i soliti argomenti. E nessuno spazio ad altre
forme non solo di espressione, ma di pensiero.
questa festa rappresenta per me una sensazione strana da spiegare. non so se
ho gli strumenti linguistici necessari.
provo, quantomeno, a raccontarla.
una volta c'erano i "cattivi". e dicevano delle cose usando dei linguaggi.
e dopo un po' sono emerse delle "cose", per resistere ai "cattivi". Queste
cose avevano dei linguaggi, delle estetiche, dei modi di fare, degli
atteggiamenti e rappresentavano l'atteggiamento di tutta una serie di voci,
anche molto differenti tra loro, e non necessariamente "buone".
nella diversità, nella poca organizzazione, nel caos del non sapere
esattamente cosa fare e come farlo, nella sola certezza di avere alcuni
strumenti, delle esperienze, una certa dolcezza e tolleranza (espressa
magari bestemmiando, pronunciando sigle incomprensibili ai più o autori e
teorici non-proprio-mainstream), di condividere alcune visioni sul mondo,
sull'immaginario e su ciò che è possibile, e soprattutto nella piena
accettazione di modelli lontani dal machismo, dalla violenza anche e
soprattutto concettuale, in tutto questo, succedeva una cosa: emergevano dei
"modelli". che, anche qui, erano associati a dei linguaggi e a degli
immaginari.
dopo un po' i "cattivi" sono, in pratica, scomparsi, sostituiti da una serie
di manichini intercambiabili, senza tempo, senza spazio, senza luogo e
identità. che però continuavano a dire le cose dei "cattivi".
gli "altri" continuavano a raccontare le "cose" e i "modelli", ma in qualche
modo subdolo e progressivo, son cambiati linguaggi ed immaginari.
in qualche modo (quando/come è successo?) i raccontatori di "cose" hanno
assunto le sembianze dei "cattivi" scomparsi, le estetiche, i linguaggi.
e i "modelli" hanno cominciato ad essere utilizzati per promuovere strane
parole, strani atteggiamenti. un po' skizzoidi, un po' di qua e un po' di
là.
a sentire in superficie si parla sempre delle stesse "cose", ma c'è una
specie di ansia che rimane lì mentre ascolti.
a me succede spesso.
incontri in cui si parla di culture digitali, di libertà di espressione, di
censura, di violenza, di tolleranza e di opportunità per tutti.
e a parlarne sono sempre e solo poche voci: principalmente uomini,
esteticamente coerenti, linguisticamente omogenei, lobbisti convinti,
innovatori, creativi, imprenditori. hackers. pirati.
hackers?
pirati?
l'anno scorso alla festa dei pirati mancava qualcosa. mancavano le voci. e
mancava l'estetica. e mancava la diversità.
dove diversità non vuol dire "par condicio", o "bipartisan". nulla del
genere.
soprattutto se i due lati della "par condicio" si assomigliano così tanto.
non son poi così diversi: non nel linguaggio, non nell'estetica, non nelle
modalità.
diversità vuol dire proprio quello "diversità"
quest'anno, stesso discorso, basta guardare il programma: ore di conferenze
noiose che servono a poco (e si cominci! al via la danza davanti ai
giornalisti!) e poi via! parta lo spettacolo delle arti digitali! delle arti
dei pirati! avete la benda ben messa davanti all'occhio?
pochi giorni fa, la stessa cosa: un Gianfranco Fini radiante nell'affermare
il suo sostegno al Nobel per Internet. e via! le prime pagine son mie. e poi
moderazione, compunzione, riunione d'oratorio sulla libertà che sarebbe
internet. e le slide narrative di lessig, e gli interventi moderati di qua e
di là: siamo in parlamento, abbiamo la cravatta, mica possiamo dire nulla di
critico. e poi dobbiamo far lobby: abbiamo grandi progetti. finanziamenti,
banda per tutti. intenet ci salverà.
cosa succede quando esprimi una "cosa" con altre parole? è come quando fai
una traduzione? è "la stessa cosa" ma anche "un'altra cosa"?
sappiamo che non esistono verità. che non possiamo avere altro che le nostre
prospettive sul mondo.
e quindi indosso una maschera di Varela o di Minsky o di chi vi piace di più
ed esprimo il mio punto di vista:
a me questa modalità sembra assai violenta.
non metto in dubbio le ottime intenzioni che muovono la grande maggioranza
dei coinvolti, ma la trovo violenta.
questo cambio di linguaggio è violento. questo cambio di immaginario è
violento.
quest'idea di suggerire che l'attività di lobby porti a qualcosa, invece
che, come accade, di donare argomenti a politici e imprenditori che pensano
a tutt'altro: è violento.
questa estetica, omogenea, inquadrata, moderata, buona, californiana, è
violenta.
è violento perchè esclude completamente quella che è in definitiva l'unica
opportunità: la trasformazione, la tolleranza, la diversità,
l'appropriazione, la resistenza.
(io son contento che alcuni della lista abbiano colto la possibilità di
provarci, di esprimere i propri punti di vista all'interno della festa dei
pirati: spero che ci riescano. voglio chiarire che questa lettera un po'
delirante non è un attacco a loro. come non è un attacco a tante delle
persone che organizzano la festa: tanti li conosco da molto, altri da molto
meno, ma, di quelli che conosco, sono certo delle ottime intenzioni che li
muovono. e, tra l'altro, non intendo con questa lettera esprimere una
qualche "verità", ma, piuttosto, una sensazione, una emozione che mi assale
sempre più di frequente, ultimamente, partecipando a questo genere di
incontri)
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