[aha] Steampunk
gadda1944 a libero.it
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Dom 27 Set 2009 21:35:57 CEST
Ho buttato giù un testo per il seminario sullo steampunk che potrebbe essere o un contributo, o addirittura, se gli interessati lo reputano utile, l'introduzione. L'ho già mandato anche a collane di ruggine. A voi la parola._________________________________________________________________
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Steampunk: tempo, velocità, progettualità
“ [Steampunk è un termine] coniato alla fine degli anni ottanta, in analogia con cyberpunk, per descrivere il sottogenere moderno della fantascienza in cui gli avvenimenti si svolgono su uno sfondo ottocentesco. [Lo steampunk è] un fenomeno essenzialmente statunitense, spesso ambientato in una Londra che è vista allo stesso tempo come profondamente aliena e intimamente familiare, una specie di corpo estraneo ma profondamente incistato nell'inconscio USA. (…) È come se, per un certo gruppo di scrittori di fs, la Londra vittoriana fosse arrivata a rappresentare una di quelle svolte nella storia in cui le cose possono prendere una direzione o quella opposta, una svolta che ha un'importanza particolare per la stessa fantascienza. Fu una città fatta di industria, di scienza e di tecnologia, a fare da culla al mondo moderno, e fu una città claustrofobica da incubo quella in cui emerse il prezzo di sudiciume e di squallore pagato per questa crescita. Tutto ciò lo sapeva bene Dickens, il grande e originale scrittore steampunk che, sebbene non abbia mai scritto una riga di fantascienza, è all'origine di molte delle tradizioni di quest'ultima.„
(Peter Nicholls, voce “Steampunk„ in The Encyclopedia of Science Fiction, ed. by J. Clute and P. Nicholls, Orbit, London 1993; trad. mia).
Non so se Nicholls sarebbe d'accordo con questa analogia, ma può essere che una delle ragioni che stanno determinando una relativa ripresa dello steampunk negli anni zero del secolo XXI stia proprio nella consapevolezza che stiamo vivendo una svolta della storia, “ in cui le cose possono prendere una direzione o quella opposta„. SteamPunk Magazine, col suo significativo sottotitolo “Putting the Punk back into Steampunk„ (http://www.steampunkmagazine.com) esprime così questo tentativo di fondare lo steampunk come cultura (o sottocultura) al di là del genere letterario, come già accadde, una ventina d'anni fa, per il cyberpunk:
“BEFORE THE age of homogenization and micro-machinery, before the tyrannous efficiency of internal combustion and the domestication of electricity, lived beautiful, monstrous machines that lived and breathed and exploded unexpectedly at inconvenient moments. It was a time where art and craft were united, where unique wonders were invented and forgotten, and punks roamed the streets, living in squats and fighting against despotic governance through wit, will and wile.„
In Italia, il blog e le edizioni Collane di ruggine (http://collanediruggine.noblogs.org) si presentano così:
“La ruggine ha un colore caratteristico, alcuni tramonti sono del colore della ruggine. La ruggine forse sarà anche quello che ritroveremo al tramonto della nostra civiltà di macchine. Non è detto che il mondo sarà brutto color ruggine con una predominanza di verde, la vegetazione incolta penetrata ovunque. Ruggine e verde e silenzio. A parte il fatto che noi ci saremo spenti in qualche
maniera atroce, non dovrebbe essere un brutto scenario. Ci ritroviamo quindi a scrivere ruggine perché questo è il futuro che immaginiamo. Perché la ruggine è quanto rende effimere le nostre sofisticate macchine. Senza guanti e senza mascherina tagliamo e cuciamo, raccogliamo pezzi di ferro erosi e li incolliamo in uno strano pupazzo meccanico. Sporcarsi le mani di ruggine, imparare a conoscerne la composizione chimica forse non basterà a farci sopravvivere, ma almeno
ci farà sentire meno inutili.„
Se dal punto di vista letterario lo steampunk non è che una forma particolare di ucronia (sottogenere non molto prolifico, in passato, nella fantascienza, ma di recente assurto a una certa popolarità – per quanto effimera la si possa prevedere), la sua estensione a tema culturale o addirittura a stile di vita solleva problemi che vanno al di là del semplice meccanismo del “what if...?„ La mia convinzione è che in questo senso lo steampunk, da un lato, vada collegato all'emergere della categoria del tempo nel panorama politico e culturale della contemporaneità. Non solo perché, in qualche modo, esso rappresenta una reazione alla forsennata accelerazione dell'innovazione tecnologica, all'impero della velocità che caratterizza l'economia del just in time e il capitalismo della conoscenza - e rivendica dunque una sorta di “diritto alla lentezza„ ben rappresentato dall'estromissione (reale e immaginaria) dell'elettricità dalle fonti di energia disponibili. Ma anche perché prende atto (almeno implicitamente) della totale scomparsa della categoria del “futuro„ che aveva caratterizzato l'immaginario del capitalismo industriale e l'ideologia positivistico-progressista che anche i marxismi “ufficiali„ (socialdemocratico e comunista) avevano adottato. In un eterno e dilatato presente qual è quello della società delle merci immateriali non c'è più spazio per la classica dimensione del futuro, per l'esercizio della previsione e le pratiche di addomesticamento dell'imprevedibile che questa assicurava: le ragioni del “possibile„ contro quelle dell'“esistente„ migrano quindi per forza di cose al passato, o a una torsione del “presente„ costretto a farsi carico di tutta la temporalità, e perciò costantemente ibridato, riletto, ridefinito.
Il secondo tema che mi pare centrale nello “steampunk sociale„ è quello del corpo, e in genere della materialità: la considerazione e il ritorno a questa dimensione sono una reazione alla (reale o immaginata) scomparsa del corpo nella cultura cyberpunk, e segnano la rivendicazione di una ritrovata unità di “arts and crafts„ (per dirla con lo SPM), che non esclude però il conflitto, anzi lo rilancia. Il corpo dello steampunk è altrettanto contorto, ibridato, mutevole, quanto quello della migliore tradizione underground. Se il rischio (soprattutto in combinazione con le tematiche ecologiste) è a volte quello di una visione nostalgica e idilliaca del rapporto uomo/natura, un buon antidoto è però quello della terza importante componente dello steampunk sociale: quella della catastrofe, del disastro. Questa è la componente che più distingue lo steampunk sociale da quello puramente letterario, e segna avvicinamenti e alleanze a tutta prima curiosi e imprevedibili, per esempio con l'immaginario ballardiano.
Per tutti questi motivi lo steampunk ci richiama con acutezza a una riconsiderazione di tutta la dimensione del progettare, che valorizzi (ovviamente) la dimensione del DIY, dell'autogestione e dell'autonomia (in sintonia con l'etica hacker), ma che sia anche capace di sfidare la teoria economica e politica a rinnovare le proprie categorie rimescolando e “immaginando„ più di guanto sinora non abbia fatto.
gadda
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