[aha] Sull'uso dei colori e delle forme

xDxD.vs.xDxD xdxd.vs.xdxd a gmail.com
Ven 25 Set 2009 09:25:43 CEST


Other

io non è che non sia daccordo su alcune cose che dici, anzi tutt'altro, e
abbiamo anche avuto modo di discuterne più volte, e anche di fare cose
assieme.

però questo modo di porsi mi sembra inutilmente assolutistico e
universalistico. e troppo "-etico" per risultare significativo a livello di
critica.

da quel che dici sembra che "giusto" e "sbagliato" (e cose simili) siano dei
concetti "standard" ed "evidenti", snza possibilità di interpretazione altra
che la tua.

e mi dispiace sinceramente, perchè invece la discussione sarebbe pure
interessante: fatta milioni di volte anche assai prima degli ipercitati anni
'70, ma sempre interessante.

l'uso dei loghi, delle immagini  e degli immaginari è qualcosa di
realizzabile e di già realizzato in passato. come è anche vera la nostra
immersione in spazi completamente codificati per cui le uniche poche vie di
uscita per la critica risiedono probabilmente attorno allo squatting di
codici ed identità, al lavorarci in mezzo e di lato, ai "famosi" interstizi
di cui così spesso ci vantiamo, a lavorare in maniera nomade: il che vuol
dire non solo spostarsi fisicamente, ma anche mentalmente, tra immaginari e
visioni, per creare spazi altri.

cià!
xDxD

2009/9/24 OtherehtO <other.otherside at gmail.com>

> Ciao a tutti,
>
> per primo specifico che non ho certo aperto la discussione sull’uso
> dei colori e delle forme con l’intento di arrivare a delle
> “soluzioni”. Anzi, sinceramente non mi interessava arrivare ad alcun
> tipo di conclusione pratica riguardo il logo. Del quale non me ne può
> fregar di meno, tanto più se viene usato con le stesse modalità
> commerciali dei logo di Dior, Nike o Apple. Di conseguenza non posso
> certo apprezzare la “corsa alle soluzioni” che e’ scaturita dopo le
> critiche rivolte al modo d’azione della lista, critiche che di certo
> non partivano solo da me.
>
> >>>ma in effetti di attivismo e hacking sene parla pochino.
> >>Aridaglie con le critiche alla lista, sono ormai cicliche.
> >Un motivo o piu motivi ci saranno, se sono cicliche.
>
> E se volessimo chiamare questa voglia di conclusione con un altro nome
> - archiviazione? Archiviazione delle critiche innalzate e devianza dai
> veri problemi della lista AHA. Di fronte ai quali si e’ preferito
> rispondere con delle strategie retoriche pubblicitarie dal linguaggio
> politically-correct
>
> > AHA sono tutte le persone che decidono di interessarsi ai temi del
> progetto,… Quindi in un certo senso AHA sei anche tu … In fondo, questo e'
> lo spirito dell'hacking, right?
>
> ... per continuare poi a parlare di questioni principalmente di natura
> imprenditoriale
>
> > Poi avevo pensato che nel caso di spillette e adesivi sarebbe stato piu
> semplice dividere in pezzi l'immaggine e sfruttarla, tipo parte del
> televisore e cerchio intorno alla testa, e pin up da sola. Lo so sono
> veniale e diabolica, penso allo sfruttamento commerciale …
>
> ... senza nemmeno porsi delle domande sul perché e’ giusto o non e’
> giusto fare queste cose. Spillette, colori, magliette, rossetti, … Ma
> scusate, a cosa servo vagoni di gadget e merci di merda? Devo subire
> l'invadenza dei brusii pubblicitari anche in una lista che dovrebbe
> essere in primis una lista di attivismo e hacking?????
>
> >L'essere femminista a mio papere oggi significa appropriarsi di un certo
> simbolismo - chiamiamolo erotico, pornografico, da pin-up o come ci pare - e
> deturnarlo in qualcosa di diverso. Il tutto sta nell'essere consapevoli dei
> simboli che si usano, e mi sembra che qui si sta discutendo proprio di
> questo, a partire dai colori o dal rossetto nel poster.
>
> Finiamola con i discorsi di consapevolezza. Che servono solo a
> giustificare un agire sconsiderato. E non riesco a vedere dove un
> immaginario pornografico sia sovversivo. Perché e' lo stesso
> immaginario che viviamo quotidianamente. Basta che ti rechi alle
> fermate metro dalle 10 di sera in poi e vedi file di ragazze semi-nude
> in vesti pin-up. Basta che apri una rivista e' vedi una pin-up dietro
> l’altra. Accendi la tv ed e' pure peggio. Si, che grande
> consapevolezza femminile si e' riuscito a conquistare nelle lotte …
> Una tale consapevolezza che ogni donna dovrebbe "sorridere leggera"
> mentre si copre il viso con strati di trucchi che affermano il suo
> essere manipolata e sottostimata (dagli altri e da se stessa). Perché
> dite quello che volete ma chi e’ in pace con se stessa non ha nessun
> bisogno di truccarsi nel quotidiano.
>
> > Forse other non ha presente la tematica del subvertising, dell'uso
> rovesciato e ironico dei materiali pop da parte di tanti e tanti movimenti,
> non solo dagli anni sessanta del secolo scorso in poi, ma ancora da prima.
> Questa idea di opporre all'uso divertente e straniante di una immagine della
> pubblicità una presunta "critica" …
>
> Ma si, facciamo una ripetizione collettiva di tutti i bei miti
> sull’»arte sovversiva«. Che secondo me non e’ mai esistita e NON PUÒ
> esistere. Non dentro un settore - il sistema dell’arte – che e’ così
> commercializzato, depotenziato, ingarbugliato nei giochi di potere e
> soprattutto del tutto scisso dall’esistenza quotidiana. Non e’ un caso
> che la prima mossa di Debord consisteva nel cacciare via
> dall’internazionale situazionista tutti quelli che non volevano
> abbandonare la loro CARRIERA D’ARTISTA. E non a caso si cerca oggi di
> ricollocare Debord nell’ambito artistico. Per neutralizzare il suo
> valore di resistenza al sistema pancapitalista; per rendere più
> “democratiche e civilizzate” le sue critiche radicali della società
> dello spettacolo.
>
> > other (che e' una giovane ma gia affermata artista internazionale)
>
> Grazie gadda per la bella etichettatura. Mi fai solo un favore
> spacciandomi per qualcuno che non esiste. Più identità virtuali si
> creano intorno a me, più divento anonima e più riesco a lavorare bene.
>
> > Peccato che other … si sia invece esercitata in questa performance di
> critica corrosiva ma (mi permetto) poco concludente.
>
> Grazie del complimento. Ripeto che per me e’ solo un bene che il mio
> intervento non sia risultato “concludente”. Anche se poi lo si e’
> fatto concludere ben presto grazie ad uno sviamento strategico dei
> temi caldi per soffermarsi sull’importanza del multicolor e del look
> “sessuato” della femminista oggi. Come afferma anche Žižek, risultare
> non-conclusivi o non-produttivi in termini di valutazione
> capitalistica e’ una delle cose più violente e radicali che oggi uno
> puoi fare.
>
> Per problemi di tempo, chiudo qua la mia partecipazione a questo dibattito.
> Alla prossima, ciao
>
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