[aha] Anopticon 1 azione su Facebook

lo|bo lo_bo at ecn.org
Tue Jul 7 01:56:52 CEST 2009


Dedalus ha scritto:
> Personalmente credo abbastanza poco. Forse è perché questo non coinvolge
> più in alcun modo la sfera del reale (qualcuno ha parlato di armchair
> activism), ma ho come l'impressione che nel brusio generale della rete ci
> siamo un po' assuefatti e che a fronte di una effettiva moltiplicazione
> delle possibilità date dalle più disparate tecnologie ciò che è venuto
> a mancare sia proprio un po' di sana creatività.

Effettivamente mi sembra una cosa interessante su cui discutere. Creare 
gruppi su facebook dal punto di vista della storia dell'attivismo in 
rete può sembrare effettivamente un arma bianca, una modalità di 
espressione del dissenso di poco impatto forse dal punto di vista 
dell'interesse mediatico o (peggio ancora :-D ) artistico. Ma 
effettivamente se si pensa a come un social network come facebook è 
stato ed è usato in italia mi sembra che una qualche riflessione in più 
a favore di queste pratiche si potrebbe fare.

Negli ultimi mesi per esempio si è visto un moltiplicarsi di 
condivisione di video e articoli di reazione all'ormai evidente clima di 
repressione dell'informazione. Certo si trattava anche di video presi da 
youtube e di articoli presi dalla testate giornalistiche più importanti 
ma non solo. Sta di fatto che gli utenti hanno deciso singolarmente di 
diffondere una informazione spesso completamente in opposizione a quello 
che i maggiori media diffondevano. Non si tratta solo di persone 
militanti o attivisti ma anche di utenti senza un cosciente impegno 
politico. Non erano nemmeno siti come indymedia ma portali completamente 
commerciali.

Certo se ci spingiamo fuori dall'italia possiamo vedere come un social 
network che io ho sempre ritenuto una cosa completamente inutile come 
twitter sia stato uno strumento di organizzazione delle mobilitazioni 
importantissimo nella rivolta in Iran.

Sempre in Iran se pensate all'esperienza di Persepolis 2.0 (potete 
leggere una interessante intervista si Digimag di questo mese quì 
http://www.digicult.it/digimag/article.asp?id=1506) si è trattato di un 
esperienza di comunicazione davvero interessante che però non è molto 
creativa nei termini di invenzione o novità ma sicuramente di impatto.

mi domando: è la creatività che ci può avvicinare al reale? alcune volte 
ci siamo concentrati troppo sullo stile, le modalità di determinate 
azioni in rete svuotandole dal reale come se potessero essere analizzate 
per se stesse. Forse lo stallo che viviamo è dovuto alla ricerca di una 
creatività ulteriore, cioè quella successiva.

Non so se mi sono spiegata ma mi ha sempre fatto specie pensare che 
alcune esperienze italiane si definissero distaccate dai movimenti 
quando attingenvano a piene mani alle temtiche. e se riprendessimo tutto 
e lo rifacessimo con un maggior amore e coinvolgimento per il presente? 
(che ne so la butto lì, non è una soluzione solo una riflessione)

:-DDD



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