[aha] Persepolis 2.0: supporto creativo all'Iran
Redazione Digicult
redazione at digicult.it
Sat Jul 4 23:21:35 CEST 2009
Digicult presents:
PERSEPOLIS 2.0:
SUPPORTO CREATIVO ALL'IRAN
Txt: Marco Mancuso
Digimag 46 - Luglio/Agosto 2009
http://www.digicult.it/digimag/article.asp?id=1506
Quello che sta accadendo in Iran in questi giorni è stato ed è sotto gli
occhi di tutti. In seguito a presunti brogli elettorali, il presidente
Ahmadinejad è stato eletto nuovamente in Iran lo scorso metà Giugno,
scatendando le proteste formali del candidato sconfitto Moussavi che hanno
innescato poi moti di protesta ben più violenti e diffusi per le strade di
Teheran e delle città principali del paese.
Come si temeva la polizia Iraniana non è stata a guardare e ha reagito con
una violenza e una repressione senza eguali, arrestando decine di giovani,
torturandoli e uccidendo un numero imprecisato di persone per le strade.
Repressione che è proseguita anche sulla Rete, luogo deputato per alcuni
coraggiosi blogger per diffondere notizie sull'evolversi degli eventi,
utilizzando sapientemente anche i social networks come Twitter e Facebook.
Le agenzie di stampa di tutto il mondo si sono interessate all'evento, per
poi però distogliere gradualmente l'attenzione nel momento in cui il flusso
di notizie dall'Iran è rallentato, a causa principalmente della chiusura di
alcuni blog nel timore di alcuni di loro di essere tracciati mediante Id ed
essere così accusati di reato capitale (!!!).
Reazioni indignate si sono susseguite in Rete, petizioni e cause da seguire
con la dinamica ormai conosciuta (e di cui ci si inizia a domandare la reale
efficacia) dei social networks. Penso sia inutile in questa sede aggiungere
altre parole di commento che rischiano di suonare banali di fronte di una
situazione che noi Occidentali (sicuamente noi Italiani) siamo ben lontani
anche solo dal provare a comprendere, per non esserci mai, mai, trovati in
situazioni di repressione simili o anche solo paragonabili.
Ciò che mi sono sentito di fare tramite Digicult, è stato di creare un corto
circuito tra una notizia di carattere artistico e creativo, e un argomento
di carattere politico così importante come la situazione Iraniana, per
rendere Digicult un piccolo strumento di supporto, senza per questo
sradicare le sue radici e il suo scopo edoiriale e culturale. Per questo
motivo, scoperta l'esistenza del progetto Persepolis 2.0 (progetto di
re-editing della graphic novel Persepolis dell'raniana Marjane Satrapi, che
ha riscosso grande successo a livello internazionale e che traccia un
parallelo grafico ed editoriale tra la Rivoluzione Iraniana del 1979 narrata
nella storia originale e ciò che sta accadendo in questi giorni in Iran), ho
prima di tutto deciso di supportare il progetto come da loro richiesto
incollando il codice Html delle tavole grafiche sulla home di Digicult (chi
ci legge lo faccia, ndr), in secondo luogo di diffonderlo tramite Facebook e
infine di provare a fare loro un'intervista per questa edizione di Digimag.
Un'intervista fatta in 24 ore, all'ultimo momento utile prima della
pubblicazione, ma che ci onora e che ci fa sperare possa essere un piccolo
tassello ulteriore di aiuto per il popolo Iraniano in lotta.
Marco Mancuso: Innanzitutto, vorrei sapere qualcosa di più riguardo la
vostra idea e il vostro progetto Persepolis 2.0. Sò che è nato come forma di
protesta e di denuncia in seguito alle fortissime repressioni della polizia
Iraniana per reprimere le sommosse popolari di protesta contro i brogli alle
ultime elezioni presidenziali, ma immagino che dietro ci sia anche un'idea
precisa su come usare la rete e i social network, nonché l'impatto immediato
di una graphic novel famosa in tutto il mondo come Persepolis. Volete
raccontarmi qualcosa in più circa la genesi del progetto?
Sina & Payman: Sì, l'idea è scaturita da un intenso desiderio di fare
QUALCOSA. Noi viviamo entrambi in un paese dove la protesta politica è
illegale e siamo sempre un po' cinici riguardo l'efficacia delle
dimostrazioni o delle petizioni. Quindi, il giorno successivo al primo
intensissimo giorno di repressioni (lo scorso 20 giugno), ci siamo
interrogati su come aiutare in un modo efficace. Abbiamo subito capito che i
nostri amici negli stati Uniti e in Belgio (dove siamo cresciuti) non
capivano veramente cosa stesse succedendo in Iran in quei giorni, e abbiamo
altresì compreso che avremmo dovuto colmare questo gap di comprensione. La
decisione di usare le immagini di Marjane Satrapi, si è basata su due motivi
principali: il primo, che Persepolis è un lavoro icona che è stato visto da
milioni di persone, e questo avrebbe aumentato di molto l'efficacia del
nostro lavoro. Ma il secondo motivo, il più importante, è che le immagini
della rivoluzione del 1979 rispecchiano perfettamente ciò che sta succedendo
nel 2009. In entrambi i casi, milioni di Iraniani hanno dimostrato in tutto
il paese contro la repressione politica e sociale. Abbiamo quindi lavorato
dalle sei di sera alle tre del mattino per una settimana, e abbiamo quindi
lanciato il progetto il sabato successivo.
Marco Mancuso: Quale è il vostro background? Come avete lavorato
tecnicamente sulla graphic novel originale, utilizzando gli stessi
personaggi, la stessa iconografia, lo stesso tratto grafico?
Sina & Payman: Siamo entrambi dei marketing manager. Io in particolare
lavoro sul marketing passaparola per le startups a livello globale, mentre
Payman si focalizza sul global marketing per grandi marchi. Il lavoro
tecnicamente è stato facile, abbiamo usato Photoshop per sostituire i testi
originali con i nostri, e Illustrator per assemblare le immagini. La parte
più difficile è stata scegliere le immagini che potessero riflettere
fedelmente gli eventi della settimana: ma come ti dicevo c'è una grande
corrispondenza tra le immagini che narrano la rivoluzione del 1979 e quello
che sta succedendo oggi.
Marco Mancuso: Avete per caso contattato anche l'autrice Marjane Satrapi?
Lavorete in futuro su altri capitoli, focalizzandovi magari su altri momenti
di una lotta che vi auguro alla fine vittoriosa?
Sina & Payman: Sì, abbiamo avuto il permesso da parte di Marjane di usare le
sue immagini e sì, stiamo già lavorando anche in altri modi per educare le
persone non Iraniane a una piena conoscenza di ciò che sta avvenendo nel
nostro paese.
Marco Mancuso: Voi ovviamente chiedete sul sito di Persepolis 2.0 alla
comunità in Rete, di diffondere quanto più possibile il progetto su Internet
e tramite i Social Networks. So anche che state iniziando a registrare le
statistiche sul dominio; quindi, quali riscontri avete ricevuto dalla Rete
fino a questo momento e come vorrete utilizzare le statistiche che state
raccogliendo?
Sina & Payman: Da quando abbiamo lanciato il sito 6 giorni fa, ci sono stati
oltre 50.000 visitatori unici da oltre 150 paesi differenti. Questa
propagazione è avvenuta quasi solo esclusivamente tramite Facebook. Sebbene
ci siano stati ovviamente articoli relativi a Persepolis 2.0 nell'ambito dei
mass media, hanno generato pochissimo traffico in confronto a quello che è
successo tramite Facebook. Abbiamo ricevuto un numero enorme di email da
tutto il mondo, che ci chiedevano come avrebbero potuto supportare al meglio
il progetto, e abbiamo ricevuto anche moltissime email da Iraniani stessi
all'interno dell'Iran che ci ringraziavano per l'aiuto che gli stavamo
dando. Quello che vogliamo fare è andare oltre: vogliamo usare la notorietà
del progetto Persepolis 2.0 per ispirare gente "normale" in tutto il mondo a
produrre una propria espressione creativa di solidarietà: ci sarà pure una
ragione per la quale gli artisti e gli scrittori sono considerati così
"pericolosi" dall'estabilishment politico corrotto
Marco Mancuso: Ciò che sta accadendo in questi giorni in Iran è qualcosa di
così atroce rispetto alla violazione dei normali diritti umani, che è
qualcosa di veramente difficile da tollerare e accettare per noi
Occidentali. Non oso immaginare cosa possa significare per voi Iraniani
quindi. Quali sono i vostri sentimenti al momento e cosa può veramente
accadere nel prossimo futuro in Iran? Quanto è forte la speranza che nutrite
verso il grande sciopero nazionale che Moussavi ha indetto per la prossima
settimana?
Sina & Payman: Gli Iraniani della mia generazione sono stati segnati da un
grande evento, la Rivoluzione del '79, che però non hanno vissuto sulla loro
pelle. La classe dirigente in Iran ha represso fin a questo momento ogni
tentativo di creare una società libera, e questo ha portato a uno stato
mentale di generale apatia. In ogni caso, la speranza che precedeva queste
elezioni e le dimostrazioni di massa che ne sono seguite, hanno infuso in
tutti noi un senso di speranza che si è diffuso molto più velocemente di
quello che avremmo mai pensato. Penso che la maggioranza degli Iraniani non
volessero un vero cambiamento del regime, ma solo maggiore libertà sociale,
economica e politica, con un minor grado di corruzione in giro. Quindi,
anche se le proteste sono state duramente colpite dall'azione della polizia,
con arresti e torture continue, la fiducia e la credibilità nel regime sono
largamente crollate a livello generale nel paese. Tutto questo per dire che
lo sciopero nazionale e altre misure di questo tipo, saranno tutte
iniziative per indebolire il regime e portare eventualmente verso un Iran
più libero. Quanti anni ci sono voluti per avere un Afro-Americano di nome
Hussein alla Casa Bianca? Molti meno di quanti si preventivavano. Credo
quindi che la stessa cosa possa accadere in Iran, ed è per questo che se il
regime vuole mantenere il potere dovrà prima o poi rispettare i desideri di
una popolazione che per il 70% è al di sotto dei 30 anni.
Marco Mancuso: Nel corso degli ultimi giorni, abbiamo apprezzato ancora una
volta l'efficacia dei Social Networks e delle tecnologie Internet. Alcuni
blogs sono stati l'unica fonte di informazione non filtrata proveniente da
dentro l'Iran, mentre Twitter o Facebook come detto hanno consentito alle
persone di comunicare con il mondo al di fuori del loro paese. Allo stesso
tempo, pare che ora il governo Iraniano abbia chiuso molti di questi blog,
abbia bloccato l'accesso a Internet e infatti ci sono molte meno notizie di
quello che sta accadendo rispetto a qualche giorno fa. Si legge anche del
rischio capitale che corrono coloro che hanno postato notizie nei giorni
scorsi e che non si sono protetti sufficientemente dal tracking del loro Id.
Siete in contatto con alcuni di questi blogger in Iran e c'è il richio
concreto che il paese venga chiuso completamente a Internet in modo tale che
non si possa più sapere cosa accade a Teheran?
Sina & Payman: Non penso francamente che l'Iran diventerà mai come la Corea
del Nord. La popolazione in Iran è incredibilmente avanzata da un punto di
vista tecnologico, è liberale, ha forti connessioni con i paesi di tutto il
mondo (dove viviamo in California per esempio, ci sono oltre 2 milioni di
Iraniani, molti dei quali viaggiano regolarmente da e verso l'Iran). E
quindi, se il governo chiudesse completamente Internet, loro stessi non
sarebbero in grado di comunicare e fare affari con il resto del mondo. Credo
quindi che la cosa migliore che io possa fare per aiutare il mio paese sia
di educare i miei amici non Iraniani, nonchè di provocare un movimento di
solidarietà diffuso verso il popolo Iraniano, perché vedere che il mondo li
sta supportando ha un profondo effetto sulla loro capacità di organizzare
proteste, scontri, etc.Noi siamo gente molto emotiva, facili alla gioia e
alla disperazione. Questo è il motivo per cui milione di persone si sono
riversate nelle strade nel 1979 e lo stanno facendo ancora oggi. Questo è
anche il motivo per cui Internet e gli strumenti di comunicazione sociale
continueranno a fornirci informazioni, anche se saranno allo stesso tempo
strumenti di disinforazione da parte del governo, come si inizia già a
vedere purtroppo su Twitter.
Marco Mancuso: Ciò che personalmente odio è la grande ipocrisia del mondo
Occidentale, il suo sistema di fare giornalismo e comunicazione di massa,
nonché il suo sistema di siti web e di social networks presettati che alla
fin fine si interessano solo di alcune notizie, coprono determinati eventi,
solo quando i fatti sono veramente nuovi e attirano quindi attenzione e
lettori. Dopo pochi giorni, l'interesse verso determinati temi scema, e i
siti web o anche i social networks smettono di parlarne. Come si potrebbero
utilizzare Internet, le tecnologie free e peer to peer, i codici open
source, i free softwares, per essere veramente strumenti utili in questo
tipo di situazioni repressive e come le piattaforme web o i social networks
potrebbero essere usati in modo efficace al di fuori del sistema/mercato di
comunicazione di massa?
Sina & Payman: Guarda, sono completamente d'accordo con te. Gli eventi che
stanno accadendo in Iran, hanno mostrato al mondo il flusso interno dei
sistemi tradizionali di comunicazione di massa: è stato deprimente per gli
Iraniani vedere come la notizia della morte di Michael Jackson abbia
dominato le prime pagine dei giornali. Tutto ciò indica che c'è un ruolo per
i mass media: servono semplicemente come fonte per il passaparola. Ed è
stato lo stesso passaparola che però ha ispirato i mass media a occuparsi
della situazione delle proteste in Iran: più persone parlano dell'Iran (o di
altre situazioni di repressione), maggiori sono le possibilità che i mass
media ne parlino. Dopo tutto, dobbiamo tenere presente che i massmedia fanno
affari, quindi li possiamo coinvolgere solo innescando un interesse genuino
tra le persone per mezzo dei social networks, dei blog, etc.
Marco Mancuso: Un'ultima domanda che non vuole essere una domanda. Vorrei
semplicemente che usaste questo spazio per dire quello che volete, per
lasciare semplicemente un messaggio a coloro che leggeranno questa
intervista.
Sina & Payman: Vorremmo solo ringraziare tutte le persone che hanno scritto
ed espresso solidarietà verso il popolo Iraniano e che ci hanno chiesto come
avrebbero potuto dare una mano. Il popolo Italiano è stato speciale
nell'offrirci solidarietà e assistenza, per esempio. Ma ritorno a quello che
dicevo prima: pensate anche voi a un modo creativo per suportare
espressamente il popolo Iraniano. Tanto più sarà creativo, maggiore sarà la
possibilità per renderlo "virale", perché anche solo educare una persona e
ispirarla all'azione sarà di grande aiuto. Dopo tutto, ciò che accade in
Iran ha un effetto devastante su tutto il Medio Oriente, e ciò che accade in
questa regione ha effetto su tutto il mondo. La Rivoluzione Iraniano del
1979 aveva scatenato il supporto di dozzine di movimenti Islamici, per
esempio. Immagina se lo stesso regime Iraniano fosse motivato ad essere più
aperto e più libero a causa della protesta della gente in tutto il mondo,
immagina che effetto potrebbe avere su altri regimi repressivi dello stesso
tipo.
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