[aha] Euroriot

gadda1944 gadda1944 at libero.it
Sun Jan 11 17:57:58 CET 2009


Mi pare che in qualche recente intervento sulla lista ci sia un embrione di discussione - un po' sottotraccia, ma leggibile - sulle caratteristiche e il significato dell'ultima fase dei movimenti radicali, in particolare su quelli emersi nel 2008. Mi pare che l'articolo che posto adesso (apparso qualche giorno fa sulla lista "Rekombinant") rappresenti un contributo utile, almeno di conoscenza, e possa consentire a chi volesse proseguire questa discussione di farlo con qualche cognizione di causa in più. E' un po' lungo, ma ovviamente chi non è interessato può saltarlo.

gadda

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[Rekombinant, 8/1/09]

Una versione ridotta avrebbe dovuto essere pubblicata dal manifesto.
Il pezzo è stato scritto fra il 26 e il 28 dicembre. ciao, lx

EURORIOT
di Alex Foti e Max Guareschi

La ribellione della giovane generazione greca, la rivolta di Malmoe (e
quella di Copenhagen dello scorso anno), i movimenti studenteschi di
Italia, Spagna e Francia testimoniano l'affermarsi di una Next Left,
postcomunista e postnovecentesca, che porta a maturazione i fermenti
dei movimenti che da Praga-Genova in poi hanno scosso la società
europea. Nella Grande Recessione che, volenti o nolenti, ci precipita
tutti nel XXI secolo, la Next Left raccoglie il testimone della New
Left del tardo XX secolo. Oggi, gli epigoni della vecchia stagione
sessantottarda sono in partiti di sinistra orientati al riformismo
sociale e all'opposizione parlamentare (Die Linke, Syriza, SP olandese
ecc.), che crescono elettoralmente denunciando i passati cedimenti
neoliberisti del socialismo europeo. Al di là del massimalismo verbale
e della bandiera rossa che sventolano, queste formazioni hanno da
tempo abbandonato posizioni di anticapitalismo radicale, che sono
invece espresse e praticate dalle giovani generazioni nei movimenti
che dal 2000 a oggi hanno agitato città grandi e piccole dell'Unione
Europea e non solo.

L'insorgenza della generazione esclusa dal welfare e discriminata al
lavoro, perseguitata da una politica di sicurezza razzista che
criminalizza ogni tipo di comportamento giovanile che non sia
individualista e consumista, apre una nuova fase nella politica
europea, contraddistinta dai traumi economici e dai contraccolpi
sociali che segnano la fine del neoliberismo e il dilagare della
Grande Recessione. Con dirompenza e coraggio, ad Atene come a Colonia
(dove gli antifa europei hanno mandato via a gambe levate Lega, Vlams
Blok e altri mostri della xenofobia europea che volevano impedire la
costruzione di una grande moschea cittadina), a Roma (dove la sinistra
eretica di collettivi e centri sociali ha dovuto intervenire per porre
fine alla violenza dei gruppi neofascisti contro il corteo
studentesco) come a Malmoe, i giovani sono insorti denunciando la
violenza mortifera di uno stato sempre più di polizia e opponendosi
con disperazione al tentativo di risolvere la crisi con altri tagli
alla spesa sociale, proprio mentre migliaia di miliardi vengono
versati per salvare banchieri avidi quanto coglioni (si sono fidati di
Madoff !). La giovane generazione europea, si ribella alla tentazione
dell'eurocrazia di Bruxelles e Francoforte e dei governi dei maggiori
stati europei di affrontare la grande crisi in chiave autoritaria,
continuando a perpetuare le gerarchie e le ineguaglianze della
governance neoliberale e monetarista, ma espone anche in tutta la sua
inconsistenza progettuale la battaglia contro l'eurocrazia in difesa
dello stato-nazione fatta dalla sinistra "rossa" nei referendum
francesi, olandesi e irlandesi.

I movimenti giovanili di oggi sono le pianticelle spuntate dal ciclo
di lotte che da Seattle va a Rostock: sono irriducibilimente
transnazionalisti e orientati all'azione diretta, si mobilitano in
rete e si organizzano a rete, sono creativi e imprevedibili per il
potere. I movimenti no global così come i segmenti della società
(giovani, donne, immigrati, cognitari, lavoratori dei servizi ecc.) in
cui hanno seminato, propendono per l'anarchia, più pratica e
subculturale che ideologica. La combinazione di democrazia radicale e
lifestyle anarchy produce effetti sorprendenti, come si vide a Seattle
e Buenos Aires. La situazione preinsurrezionale che si è creata nelle
grandi città greche, da Atene a Salonicco a Patrasso, ne è un esempio
eclatante. Di fronte all'assassinio di Alexis Grigoroupolos, un
adolescente dall'abbigliamento black e le simpatie punk, freddato con
tre colpi da un poliziotto in un sabato come tanti nel quartiere
alternativo di Esarchia, uno spontaneo riot di massa dell'intera
gioventù del paese ha preso corpo, che non ha nemmeno rispettato la
pausa natalizia (anzi ha incendiato l'enorme albero vicino al
parlamento che, come al Vaticano o in piazza Duomo, comanda
l'osservanza consumista del Natale cristiano). Si sono sollevati
tutti, dagli studenti radicalizzati ai giovani immigrati albanesi,
macedoni e bulgari che sono stati i primi a rimanere disoccupati nella
crisi che si aggrava ovunque in Europa. Chi ieri era precario, oggi è
disoccupato. A questo stato intollerabile di cose, solo una ribellione
urbana generalizzata può dare una risposta adeguata. Il governo
Karamanlis (destra liberale) ha portato avanti una suicida politica di
pareggio del bilancio simile a quella che Tremonti e Brunetta vogliono
imporre in Italia e a cui l'Onda studentesca si è ribellata. E'
improbabile che il governo greco arriverà a Pasqua. Diversamente dalla
situazione italiana, dove la sinistra esistente sembra più
preoccuparsi di contenere la rabbia sociale che fare opposizione alla
destra clerico-fascista, esiste un'ampia fascia della società greca
che appoggia l'insorgere dei kukulofori, il black bloc alla greca, e
le manifestazioni studentesche che hanno appeso enormi striscioni pink
intorno al Partenone che chiamano alla resistenza nelle principali
lingue europee. Il 9 gennaio è già convocata un'altra grande
manifestazione studentesca, i sindacati restano sul piede di guerra, e
gli scontri con la polizia antisommossa e l'occupazione di radio e
televisioni continuano imperterrite. Mutatis mutandis, le grandi
dimostrazioni e occupazioni nei licei e nelle università italiane che
quest'autunno hanno dato vita all'Onda Anomala, così come la
mobilitazione dei giovani francesi nel 2006 contro il CPE, il
contratto che pretendeva di legalizzare la precarietà, esprimono il
rifiuto della mediazione politica nello scontro che oppone i giovani
al potere, costringendo invece la sinistra parlamentare e sindacale a
inseguire le mobilitazioni giovanili e le richieste che esprimono.

In un recente articolo, l'Independent ha unito i puntini delle varie
sommosse in Europa, ha considerato l'ondata di solidarietà
internazionale che ha colpito le rappresentanze diplomatiche greche da
Berlino a Barcellona, da Roma a Copenhagen, da Londra a Mosca, e posto
una domanda non più eludibile: perché la gioventù europea è in
rivolta? E ha concluso: Atene e Malmoe mettono in luce lo stesso
disprezzo per le autorità e le aziende, con ostilità accentuata dallo
scoppio della crisi, vedono in campo la stessa coalizione di giovani
autonomi e immigrati di seconda generazione, condividono il senso di
essere parte di una generazione sacrificata. Perché la ribellione di
Atene accende la rivolta dei liceali di Parigi e dei giovani arabi e
autonomi di Malmoe? Per rispondere agli interrogativi, bisogna prima
di tutto guardare alle subculture sovversive nelle metropoli europee e
il contenuto delle pratiche radicali messe in campo dal 2000 a oggi,
che a mio parere mettono in luce il distacco e il consolidamento di
una nuova sinistra eretica che è destinata a rivoluzionare la politica
europea.

Solo chi è ideologicamente tendenzioso può mettere in dubbio che
Seattle e Genova ruotino intorno alle due grandi eresie della
sinistra: Autonomia e Anarchia. I graffiti firmati con l'A cerchiata
oppure con la O frecciata riempiono i muri delle città greche e di
tutta Europa ed esprimono il contributo specifico della sinistra
sovversiva europea all'anticapitalismo mondiale. La cultura dello
squatting e dell'autogestione, l'antirazzismo e l'antimilitarismo,
l'anarcosindacalismo e l'anarcafemminismo, la cultura queer,
l'animalismo e il veganesimo, la sperimentazione con tecnologie
digitali e/o ecologiche, il rifiuto della proprietà immateriale così
come di quella immobiliare sono l'anima della Next Left in tutte le
città europee. A Genova i black bloc sono stati scomunicati dalla
stessa pavida sinistra italiana che 7 anni dopo avrebbe fatto
harakiri, mentre ad Atene Syriza, la coalizione della sinistra
radicale non dogmatica, sta ben attenta a non fare lo stesso errore:
secondo i sondaggi citati dal New Statesman, sta superando il Pasok
nel voto giovanile. Piaccia o non piaccia, le felpe nere anarchiche,
autonome e antifa sono un tratto distintivo della dissidenza sociale
europea. Dal 1999 a oggi, la subcultura black si è radicata in
periferie e stadi e rappresenta ormai una sfida temibile a ogni ordine
costituito. La novità di Malmoe è che, come si era ravvisato in alcuni
momenti dei riot del marzo 2007 nel quartiere arabo-alternativo di
Noerrebro a Copenhagen dal'altra parte del ponte, la gioventù antifa
si sta saldando con i giovani immigrati di seconda e terza generazione
(quindi immigrati solo per la xenofoba Europa che nega la cittadinanza
a chi vi nasce) per dar vita a un fronte di rivolta che impensierisce
tutti i governanti europei, da Sarkozy a Merkel. Tre notti di riot
hanno fatto seguito alla decisione di sgomberare una moschea ospitata
al primo piano di un centro sociale per "mancato rispetto delle norme
di sicurezza" nel quartiere ad alta densità islamica di Rosengard, uno
dei luoghi dove 3 mesi or sono si è tenuto il Forum Sociale Europeo
(anche in quell'occasione si vide che a fronte di una sinistra
ufficiale burocratica e inconcludente, incapace di fornire nuove idee
e dar vita a nuove cause, i gruppi autonomi erano fortissimi sia per
mobilitazione sia per elaborazione). A Malmoe si è unito quello che a
Parigi è rimasto diviso: l'esplosione delle banlieues dell'autunno
2005 non entrò in risonanza con la mobilitazione della generazione
precaria contro il CPE nella primavera 2006. A Milano, solo lo sdegno
per l'assassinio di Abba, ha portato 2G e movimenti studenteschi in
relazione, ma il futuro chiaramente appartiene alla ribellione
dell'Europa meticcia, agli adolescenti cresciuti nel mondo postetnico
e postnazionale che la destra odia con tutte le sue forze e la
sinistra rossa non sa affrontare.

Ma sarebbe riduttivo e anche un po' macho considerare la politica del
riot portata avanti da black bloc e ghetti urbani come l'unica o
principale componente della Next Left europea: l'anticapitalismo
europeo è pink e green, tanto quanto black. Di fatto le correnti
dell'autonomia e dell'anarchia si sono fecondate con il femminismo e
l'ecologismo dando vita a teorie e pratiche che non hanno alcun
rapporto diretto con la sinistra novecentesca. Forse ancora più del
black, il pink è il colore emergente dalla sinistra eretica europea.
Dalle pink samba di Londra al pink block di Genova, fino ad arrivare
alla fondazione del Clown Army al G8 di Gleneagles (2005) e al
proliferare di queer barrios nei campeggi di azione contro vertici e
basi, frontiere e persecuzioni, l'azione diretta nonviolenta che
riprende l'estetica delle drag queen e del movimento gay e lesbico
spesso ottiene maggiori risultati dello scontro diretto con le forze
dell'ordine. Anzi, per meglio dire, è la combinazione un po' ying e
yang di pink e black, di irriverente nonviolenza pink e violenza black
contro la proprietà, che assicura i migliori risultati, come abbiamo
avuto modo di verificare direttamente nell'euromayday di Aquisgrana,
quando abbiamo sabotato la celebrazione del Premio Carlomagno (l'unica
ricorrenza in cui l'eurocrazia deve affrontare il bagno di folla) da
parte di Sarkozy, Merkel, Trichet, Barroso e dato il via a una parata
transnazionalista del Primo Maggio di precari e migranti per le vie
della città renana, a pochi chilometri da Belgio e Olanda. Trichet in
particolare è stato insultato per "essere causa di precarietà e
povertà in europa", accusa ancora più attuale alla luce della crisi
economica approfondita dal monetarismo della BCE.

L'altra tonalità emergente dai movimenti europei è il green
anticapitalista. Nella misura in cui i partiti verdi si sono
imborghesiti e hanno ceduto al richiamo delle sirene liberali, e a
fronte dell'emergere di un capitalismo verde sulla spinta
dell'Oscar-Nobel a Gore e del rapporto Stern fino ad arrivare
all'elezione di Obama, emerge la necessità di una critica radicale
della crescita capitalista che smascheri i palliativi strombazzati
dalle grandi corporations per rifarsi una verginità verde, ciò che
viene detto greenwashing (basti pensare alle pubblicità
ingannevolmente verdi di e.on, eni, enel sui quotidiani italiani).
Questi temi si sono affermati con forza grazie ai campi di azione
climatica che dall'Inghilterra alla Germania si stanno diffondendo in
Europa e che hanno catalizzato una grande alleanza ecologista che va
da Greenpeace a Klimax, passando per Plane Stupid e Rising Tide, in
vista del nuovo patto sul clima in sostituzione di Kyoto che sarà
discusso a Copenhagen fra Europa,America, Cina, India nel dicembre
2009, a dieci anni esatti da Seattle.

Per concludere, il nuovo anticapitalismo in Europa è autonomo,
anarchico, meticcio ed esprime pratiche antiautoritarie black,
irridenti pink ed ecoradicali green. I partiti ex comunisti o
socialisti di sinistra farebbero bene a trovare esiti istituzionali
alle spinte della sinistra eretica, invece di cercare di ingabbiare o
peggio sconfessare la turbolenza creatrice dei giovani delle città
europee. Soprattutto, li devono difendere dalla repressione poliziesca
e giudiziaria. Già lo stato sarkoziano ha tentato di teorizzare il
"terrorismo anarcoautonomo" per danneggiamenti compiuti alla rete
ferroviaria nei pressi di Tarnac, un'accusa fortunatamente presto
sgonfiatasi di fronte alla campagna dell'opinione pubblica contro una
nuova caccia alle streghe (cercate in Rete "UHT gauche" per una
decostruzione particolarmente divertente della vicenda). I partiti ex
comunisti o socialisti di sinistra farebbero bene a trovare esiti
istituzionali alle spinte della sinistra eretica, invece di cercare di
arginare o peggio sconfessare la turbolenza creatrice dei giovani
delle città europee. Soprattutto, si devono impegnare a difendere i
movimenti dalla repressione poliziesca e giudiziaria, e iniziare a
riaversi dalla subalternità sociale e culturale che in questi anni li
ha ripetutamente condannati a farsi dire da conservatori e liberali
che cosa è male e che cosa è bene, che cosa si può fare e che cosa non
si può fare.




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