[aha] un frammento, uno stub, una bozza per una discussione al SALE a Venezia

francesco monico francescomonico at gmail.com
Fri Oct 3 11:09:20 CEST 2008


*Lo spazio dei flussi*

*un frammento, uno stub, una bozza per una discussione al SALE a Venezia**
*

Un sistema di conoscenza è costituito da un flusso di informazioni
all'interno di un insieme di tecnologie definito tra nodi, iperlink e menti.
Le relazioni sono tra docente e ricercatori, critici e artisti, storici
dell'Arte e nodi elettronici, nodi elettronici e database. Un dominio di
informazioni di tale fatta, sia dal punto di vista contenutistico che
tecnologico, può esser visto come un sistema non lineare ed è quindi
soggetto alle regole del comportamento emergente. Per questo l'approccio
concettuale e progettuale di un sistema di questo tipo deve considerare le
proprietà dei flussi dell'informazione che lo percorrono per definire una
progettazione.

Quindi le prime domande sono:

   -

   Che cosa è uno Spazio dei Flussi in generale?
   -

   In che modo si differenzia dallo spazio fisico, il tipo di geografia che
   noi abbiamo imparato a scuola?
   -

   Come possiamo gestire questo spazio così diverso?

Che cosa è lo spazio dei Flussi? Alla base c'e' l'idea di Eraclito: *panta
rei-tutto scorre*. Il filosofo greco nel *Pery Fyseos* definiva con questa
frase una costante condizione della natura: tutto viene e tutto va,
incessantemente. Non ci si bagna mai due volte nello stesso fiume, perchè
solo apparentemente esso permane: in realtà l'acqua che lo costituisce non è
mai la stessa. Nemmeno si può toccare due volte l'essenza di un concetto nel
medesimo stato, perchè questa a causa della velocità del divenire delle sue
relazioni con altri concetti, di piano inferiore, uguale o superiore, si
raccoglie e si disperde; la sostanza di una cosa è ciò che sottostà ad essa,
quello che concettualmente la lega alla percezione e all'esperienza del
gruppo sociale, l'idea platonica che la rende percepibile e che, legata
all'apparato di tutta la tecnologia culturale, è essa stessa inserita in un
processo di continuo divenire. Tutta la realtà, dalla materia all'energia,
all'informazione è un costante processo di trasformazione, è quindi un
perenne processo di mutamento che diventa visibile solo quando si realizzano
delle 'topiche', dei 'nodi' che entrando in relazione determinano una
'armonia dei contrari', la trasformazione incessante è paradossalmente una
condizione della percezione poiché, passando di piano e di scala, la
totalità dei fenomeni rimane uguale a sé stessa in una indissolubile unità,
infatti, come sostiene Eraclito, a ben guardare ogni salita è anche una
discesa. Questo continuo passaggio di piano è reso possibile dal Logos,
dall'intelligenza razionale discorsiva, che è un codice, una tecnologia, che
organizza attraverso un ritmo e delle relazioni, metaforiche e logiche, le
'topiche' e i 'nodi'.

Il concetto di 'Spazio dei Flussi' ha delle relazioni con il pensiero greco,
ma esso si riferisce a delle specifiche condizioni storiche che sono
divenute predominanti solo di recente, più o meno intorno alla metà degli
anni settanta. *Lo spazio dei Flussi nella definizione generale è quel
particolare momento dell'azione umana nel quale le dimensioni del senso sono
create da un movimento dinamico, piuttosto che da un oggetto statico*. (Felix
Stalder, confrontare con il suo PhD e
http://felix.openflows.com/html/left.html)

I concetti operativi in questo contesto sono "movimento" e "azione umana".
Senza movimento, questo spazio cesserebbe di esistere e noi ricadremmo
indietro nello spazio fisico dei luoghi, definito da oggetti solidi e
materiali quali montagne, palazzi, biblioteche e libri. I due concetti sono
correlati poiché il movimento si definisce attraverso l'azione umana e crea
le condizioni per la nostra vita di tutti i giorni. In questo senso, le
placche tettoniche, anche se esse si muovono, non sono parte dello spazio
dei Flussi, poiché non appartengono all'azione umana e seguono una scala
temporale differente da quella dell'uomo. *Lo spazio dei Flussi è diventato
interessante in questi ultimi anni poiché è lo spazio all'interno del quale
il nostro mondo, nel modo che noi lo conosciamo, è modulato, processato,
in-formato dal medium della modernità cioè l'elettricità*; ma certamente ci
sono sempre stati quegli spazi sociali che erano creati dalle interazioni
tra le persone, e che attivavano le relazioni culturali tra le parole e le
loro catene di significati e definivano il movimento sociale. Un esempio è
il mercato, un altro è la politica, sistemi dinamici che si realizzano
all'interno dell'azione sociale umana. Un esempio è la "via del sapere"
medievale quando dopo l'anno 1000 con l'accresciuto potere delle città si
formarono grandi scuole presso le cattedrali che divennero punti di
riferimento culturale, elaborando pensieri originali. A queste scuole, che
sfoceranno poi nelle Università, convenivano studenti da ogni parte del
dominio come clerici vaganti e goliardi. Filosofia e teologia erano sempre
le discipline più importanti alle quali si subordinavano le altre suddivise
in trivio che comprendeva grammatica, retorica, dialettica e quadrivio che
comprendeva aritmetica, geometria, astronomia, musica. La nascita di queste
scuole era stata resa possibile dalla riapertura delle vie di comunicazione.

Lo spazio dei flussi, consiste di 4 elementi:

   -

   il medium/a che veicola/no i flussi;
   -

   le cose che fluiscono;
   -

   il linguaggio che organizza le relazioni;
   -

   i nodi tra cui i flussi circolano (un nodo è un tipo di interfaccia, e
   come tutte le interfacce, modifica profondamente quello che connette).

 Pensando alla cultura nel medioevo il *medium* del sapere, sia come
circolazione e organizzazione, era il libro manoscritto, il codice miniato.
Siccome il codice manoscritto era un artefatto di lunga preparazione e molto
costoso circolava in pochi esemplari tenuti attentamente nelle biblioteche
delle abbazie. Le Biblioteche nacquero così come istituzioni che riunivano i
codici miniati e un vero e proprio network di maestri e discepoli di un
determinato studio (giurisprudenza, medicina, teologia, filosofia, ecc.). La
condizione *sine qua non* era il "pellegrinaggio culturale" lungo le vie del
sapere, da Bologna a Parigi fino a San Jacques de Compostelle. La tecnica
d'insegnamento si basava sulla *lectio*, lettura e commento di un autore,
seguita dalla *questio*, cioè discussione di un problema. Ma importante era
anche la *disputatio*, che veniva programmata a scadenze regolari e che
verteva su un argomento scelto dal maestro. Tutti i partecipanti proponevano
soluzioni che poi il maestro accettava o rifiutava a seconda che
coincidessero o no con la sua visione. La *disputatio*, in particolare, era
seguita da studenti nomadici che potevano arrivare dai più lontani centri di
studio. Lo studio del tema era sviluppato lungo il tragitto. E' questo un
sistema paragonabile a un network, dove i nodi definiscono i flussi del
sapere. I flussi sono generati dall'interazione di somiglianza e differenza
tra i nodi cosicché le funzioni, valori e significati nello spazio dei
flussi diventano relazionali e non assoluti, dinamici e non statici. Se un
nodo funziona oppure no non è determinato dal nodo ma emerge dalla rete di
cui il nodo è soltanto una parte. Come la rete cambia, ecco che le vecchie
connessioni muoiono e se ne stabiliscono di nuove, i flussi si riorganizzano
attraverso nuove connessioni, significati, funzionalità e cambiano i valori.


L'elemento finale nello spazio dei Flussi sono le grandi scuole medioevali
organizzate presso le abbazie e le cattedrali, esse si liberarono a poco a
poco del controllo dei vescovi e divennero indipendenti. Presero allora il
nome di *studia generalia* o di *universitates*, cioè scuole aperte a tutti;
nacquero a Padova, Parigi, Londra come un network in un sistema di flussi
dinamici. I flussi vanno sempre da un nodo a un altro nodo. In un mondo con
una sola università, il sapere diventa un mero artifizio retorico. I nodi
forzano lo studio e il pensiero a trasformarsi in flusso. I nodi, come le
Università dove i concetti, gli etimi, il sapere era trasmesso, certificato
e ri-attualizzato, sono membrane che connettono vari flussi ad altri e i
flussi ad altri nodi: un nodo è un tipo di interfaccia, e come tutte le
interfacce, modifica profondamente quello che interfacciano. Ma a fronte
delle similitudini, i flussi del sapere medievale sono differenti dagli
odierni flussi dell'informazione. Perché nello spazio dei flussi medievali
le distanze tra i centri del sapere erano relativamente stabili; era uno
spazio di flussi statico rispetto al nostro basato sull'informazione
digitale. Quello che era il "banco da studio" delle antiche e tradizionali
università, accademie e centri ricerche come Padova, la Sorbona, il Bauhaus,
il Centro di Biologia Marina Anton Dorn con l'arrivo delle tecnologie
elettriche è andato via via incrociandosi con l'elettricità producendo
l'ufficio gestionale. Oggi il nodo per eccellenza nel nostro spazio dei
flussi è l'ufficio, o il tavolo di studio, il centro di controllo e comando
dei flussi dei prodotti, delle persone e delle informazioni.
Nell'artigianato preindustriale, i luoghi di produzione e gli uffici di
gestione non erano decisamente separati; questa situazione si rivelò
efficiente nella misura in cui i flussi erano piccoli e lenti. Quando il
volume e la velocità della produzione così come la reattività del mercato
aumentarono con l'arrivo del medium elettrico, questo modello entrò in
crisi. Come diretta risposta alla crescita delle produzioni industriali e
alla velocità del mercato negli ultimi 100 anni, l'ufficio diventa centrale
nell'economia della produzione nella seconda parte del 19° secolo. I flussi
e i nodi iniziarono a differenziarsi. L'ufficio rappresenta il tentativo di
gestire i flussi accelerati dei prodotti delle fabbriche. Questi flussi
tendono costantemente a andare fuori controllo, in over-produzione o
extra-costi. Il mondo degli uffici introdusse un tema centrale della cultura
dei flussi: il paradosso che la pratica del controllo deve coesistere con la
condizione del fuori controllo. Entrambi non solo coesistono allo stesso
tempo ma si influenzano a vicenda. Le due condizioni non sono in
contraddizione ma rappresentano le due facce della stessa medaglia. Nel
processo di differenziazione dei flussi e dei nodi, l'ufficio si separò
dall'officina. Prima in una stanza separata poi in un diverso edificio.
Nella fabbrica fordiana l'acciaio entrava a una estremità della fabbrica e
usciva come macchina dalla parte opposta. Questo era un nodo in un mondo
dove il flusso di informazioni circolavano attraverso il medium della carta.

Oggi questa informazione circola attraverso l'elettricità e i media
digitali, i nodi e i flussi vengono spinti dalle tendenze del medium stesso
a differenziarsi. Il volume della produzione e la velocità aumentano, e la
produzione del sapere si è trasformata in un meccanismo estremamente
complesso grazie alla possibilità di avere centri di produzione,
elaborazione e certificazione sparsi nel mondo. *Il punto importante oggi è
che: come il volume e il ritmo dei flussi aumenta, i nodi e i flussi si
differenziano sempre più mentre si stanno integrando sempre di più dal punto
di vista funzionale*.

Adesso possiamo entrare più specificatamente nella seconda questione: quali
sono le differenze tra lo Spazio dei Flussi e lo 'spazio' per come lo
conosciamo?

Lo spazio dei flussi è definito dal movimento che mette in contatto elementi
distanti come le cose e le persone in una relazione che è caratterizzata da
essere continua e in tempo reale. Parlando da un punto di vista storico
questo è una novità. Ci sono sempre state culture che sono state costruite
su grandi distanze. Ma oggi, esse interagiscono in tempo reale. Una delle
conseguenze dell'essere digitali è quella che lo spazio può espandersi e
contrarsi molto velocemente. Pensiamo alla breve vita che hanno oggi le
discussioni accademiche che sono direttamente collegate alla velocità e al
volume delle idee prodotte dagli ambienti di ricerca. Quello che è molto
importante è che questi cambiamenti non sono solo cambiamenti quantitativi,
cioè come volumi e velocità, ma sono anche dei cambiamenti qualitativi. Come
i flussi cambiano il loro volume e la loro direzione, i nodi cambiano le
loro caratteristiche. Questa è probabilmente la differenza più importante
tra lo spazio dei luoghi e lo spazio dei flussi. Le caratteristiche di ogni
elemento dipendono meno dalle loro qualità interne piuttosto che dalle loro
relazioni reciproche. Queste relazioni sono create dai flussi. *In altre
parole, la funzione, il valore e il significato nello spazio dei flussi sono
relazionali e non assoluti.* Acquisire l'ultimo sistema specializzato non
garantisce che un sistema così sofisticato venga compreso e adottato.

Se un nodo funziona o no, quindi, non è determinato all'interno del nodo, ma
emerge dal network del quale il nodo è solo una piccola parte. Così come il
network cambia, così le vecchie connessioni decadono e nuove si
stabiliscono, così i flussi si riorganizzano attraverso altri nodi,
significati, funzionalità, e valori.

Come possiamo gestire tutto cio?

La questione è: *chi è noi*? *Nello Spazio dei Flussi elettrici le persone
sono meno definite dalle loro caratteristiche interne e intrinseche e molto
di più dalla loro posizione in relazione ad un altro*, allora l'analisi e
l'azione non può più essere focalizzata sul singolo elemento, la persona
individuale, un prodotto o una compagnia. Noi dobbiamo spostare la nostra
attenzione da "*all'interno di…"* al "*nel mezzo di…".* Così come piuttosto
che chiederci come sia fatta una cosa dobbiamo chiederci come si interfaccia
alle altre.

Gli scienziati cibernetici utilizzano queste teorie per parlare di "forme
tecnologiche di vita", e non intendono nulla di simile alla vita
artificiale, ma il concetto che se due persone sono ingaggiate in una
conversazione e sviluppano una nuova idea, questa non proviene da uno o
dall'altro, ma dall'associazione o dalle forme di significati che hanno
generato. Quello che fluisce tra due "menti" è all'interno di una forma di
vita. Associando i nodi di una rete al concetto di "forma di vita" l'enfasi
viene messa nel fatto che queste associazioni sempre più sono permesse e
sono influenzate, dalla tecnologia e in particolare dalle tecnologie
dell'informazione. Poiché questa tecnologia fornisce il mezzo con cui le
informazioni possono fluire tra i partecipanti. Di nuovo ci troviamo di
fronte agli elementi che generano un sistema di flussi della conoscenza:

   -

   il medium digitale di comunicazione;
   - le cose che fluiscono;
   - Il linguaggio usato;
   - e i nodi creatisi nell'ibridazione tra le persone e la tecnologia.

Le caratteristiche di qualsiasi forma di vita tecnologica non sono riassunte
semplicemente nelle loro qualità individuali, ma esse emergono dalla loro
interazione. Esse seguono le regole del comportamento emergente. Mentre la
vita diventa sempre più legata alla tecnologia la tecnologia assomiglia
sempre di più alla vita e ai suoi modelli funzionali. Noi stiamo diventando
sempre più simili a dei cyborg e la tecnologia è sempre più capace di
riprodursi autonomamemente poiché si integra sempre più massicciamente, nei
sistemi dell'informazione biologica. La tecnologia continuamente e in tempo
reale si adatta alle persone (concetti) che continuamente e in tempo reale
cercano sempre di costruire nuove tecnologie (significati). E le loro
relazioni si evolvono attraverso costanti flussi di feedback che circolano
esponenzialmente attraverso i nodi piuttosto che in un semplice meccanismo
di causa ed effetto. Dal punto di vista della progettazione (intenzionalità)
ciò crea un problema. N*on possiamo progettare forme tecnologiche di
pensiero, poiché esse sono sistemi emergenti. Quello che possiamo fare, è
progettare alcuni singoli elementi, in particolare i nodi.* Questi elementi,
tuttavia, sono completati dagli elementi fuori del nostro controllo
immediato. *Questo ci fa introdurre il tema della coesistenza di un "Hyper
controllo" e di un "Out of
Control"**1<?ui=2&view=js&name=js&ver=E0gUQ_beWMY&am=X_E4pcT3eCGNiMqqKg#sdfootnote1sym>
*. Noi possiamo gestire solo in minima parte il processo (micro-management).
Allo stesso tempo noi diventiamo sempre di più influenzati e dipendenti da,
cose che sono fuori dal nostra portata individuale (significati/socialità).
Gli effetti emergenti, che danno valore e significato al nostro agire
individuale, sono sempre più difficili da dirigere. Questo non diminuisce
l'importanza del design e della progettazione, ma ne cambia le
caratteristiche. Come il significato e le funzionalità sono spostate
dall'oggetto del design nelle relazioni create dai flussi, l'oggetto dì per
sé stesso diventa incompleto. *Non possiamo conoscere quale sia la
funzionalità relazionale di un oggetto prima di inserirlo in una
intersezione di flussi dell'informazione*. E questo la fa assomigliare, (o
essere?) a una sorta di vita propria.

I nodi hanno bisogno di essere generici in modo da poter assumere una loro
propria specificità sotto la pressione di quelle tendenze peculiari che noi
non possiamo interamente precedere. Inoltre in un ambiente altamente
integrato, in un supporto fluido di dati digitali, il nostro intervento di
progettazione e i nostri interventi direzionali e di gestione tra i larghi
spazi dei flussi è in parte quello che genera l'incontrollabilità
dell'intero ambiente. Impreviste conseguenze, filtrate attraverso l'intero
network, presto o tardi torneranno indietro e riconfigureranno le relazioni
dei nodi che noi avevamo appena cosi coscientemente progettate. Per tutto
questo un sistema di conoscenza deve essere progettato come un sistema
emergente che rispetta le teorie dei sistemi non lineari esattamente come la
cultura e lo sviluppo della conoscenza.

Progettare innescando un sistema e gestendolo attraverso micro-interventi
che, come nel caos, sono dei micro-attrattori che stressano il sistema per
vedere che cosa succede alla Network society.

Le Accademie e i centri del sapere sorsero dapprima in Italia, poi in
Francia e quindi in Inghilterra e poi via via negli altri Stati europei. Le
Università più famose oltre a quelle di Bologna, Padova, Napoli e Pavia
erano l'Università parigina della Sorbona e quelle inglesi di Oxford e di
Cambridge, sorte tutte fra il XII e il XIII secolo. In tutte le università
la lingua parlata e insegnata era il latino. Oggi la lingua franca
dell'Accademia è l'Inglese, se non altro per il fatto che la rete è stata
creata da una cultura anglosassone, quella americana, e gestita, almeno
inizialmente, dalla National Science Foundation. E se nel medioevo interi
gruppi di studenti si spostavano da una università all'altra per ascoltare
le lezioni di rinomati professori. Oggi intere Accademie possono spostarsi
nello spazio dei flussi digitali. E se allora i libri, molto costosi, erano
rarissimi. Oggi i libri sono maggiormente accessibili e a disposizione di
tutti spesso nella forma di paper riassunto digitale. E come gli allievi
imparavano più che altro ascoltando la viva voce del professore e prendendo
appunti, oggi nella Network Academy gli studenti saranno accompagnati dalla
figura del Professore nel percorso della conoscenza ascoltando dalla viva
voce dei maestri riconosciuti la lezione. Un'Accademia potrebbe configurarsi
come network di pensatori e avere delle lezioni in forma di "*Disputatio*"
direttamente con critici di qualsiasi campo attraverso le opportune
tecnologie on line. Oggi un'Accademia potrebbe offrire un Network di lezioni
piuttosto che una riproduzione delle lezioni. E questo potrebbe mutare
dall'interno e in profondità la coscienza stessa della nostra cultura.

1<?ui=2&view=js&name=js&ver=E0gUQ_beWMY&am=X_E4pcT3eCGNiMqqKg#sdfootnote1anc>K.
Kelly, *Out of Control la nuova biologia delle macchine dei sistemi sociali
e dell'economia globale*, Ed. Italiana 1996 Prima Edizione Urra, Apogeo srl,
Trad. Corrado Poggi, ISBN 88-7303-182-X.

*francesco monico - venezia 2005 - venezia 2008*
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