Re: R: R: [aha] Direttore Politi , ma si è accorto che è aumentato il prezzo del pane ?
kilroy
ndp at bastardi.net
Sun Nov 9 16:37:04 CET 2008
oh mio dio!!! Non potrei trovarmi più lontano da queste posizioni.
Per me "arte allo stato gassoso" non significa affatto che la storia
dell'arte è finita, bensì svapora come tutto il resto del panorama
della postmodernità, come diceva Marx "melts into air". Se salta
l'idea che l'arte abbia uno sviluppo cronologico, fatto di rapporti di
causa effetto, e processi storici, questo non ne decreta la morte,
perchè sia io che voi, in barba a queste considerazioni, continuamo a
fare arte, liscia o gassata che sia, autoriale o partecipata,
materiale o immateriale, sempre arte è, il problema di collocarla è
eminentemente critico, e arrivo al punto di pensare che dovrebbe
riguardarci molto poco, se la vedano i critici...
Probabimente è finita l'avanguardia, per definizione una questione di
superamento dell'esistente, quello che hanno ottenuto le avanguardie è
stato, alla fine, di essere compresenti con le accademie, il '900 ha
moltiplicato le possibilità, convivono la xilografia e la net art, ma
non c'è vera contrapposizione, e quando esiste ha spesso segno
conservatore, del tipo "ma questa non è arte....", un esempio della
quale possono essere quei tontolomei che si fanno chiamare Stuckist.
Ecco una perla:
In 2003, under the title A Dead Shark Isn't Art, the Stuckism
International Gallery exhibited a shark which had first been put on
public display two years before Hirst's by Eddie Saunders in his
Shoreditch shop, JD Electrical Supplies. Thomson asked, "If Hirst’s
shark is recognised as great art, then how come Eddie’s, which was on
exhibition for two years beforehand, isn’t? Do we perhaps have here an
undiscovered artist of genius, who got there first, or is it that a
dead shark isn’t art at all?" [45] The Stuckists suggested that Hirst
may have got the idea for his work from Saunders' shop display.
La domanda di Thompson è talmente stupida che a momenti sbava
(sopratutto se si considera che the shark by eddie saunders is a
painting). Intanto perchè presuppone che il gradimento o il
riconoscimento sociale di qualcosa fa l'opera, ovvero che la patente
di artisticità sia qualificante di per se, mentre non è così, non è
questo il punto, i dipinti di mia nonna sono delle croste, ma sono pur
sempre arte, non art brut ma arte brutta, sia il primo che il secondo
squalo sono arte, a imporre l'aut-aut è soltanto that narrow-minded
jerk. Poi, a parere di questo boccolotto chi dipinge uno squalo e lo
espone in una vetrina di materiale elettrico avrebbe più meriti di un
altro che prende uno squalo tigre vero e lo mette in sospensione in
una cassa di vetro, il motivo è che lo ha fatto due anni prima.
Secondo la logica stringente di Thompson il grattacielo più alto del
mondo è il progetto per una torre alta un miglio di Wright.
Una volta mi sono trovato a fare una domanda a Pier Luigi Tazzi,
curatore di una Documenta del passato e molto altro, gran tipo,
intellettuale coi controcoglioni al cromo-molibdeno, gli ho chiesto di
essere illuminato sul problema della cronologia, anzi più
specificamente feci due esempi, chiesi: aveva ragione Motherwell
quando sosteneva che un artista deve conoscere la storia dell'arte
come le sue tasche o ha ragione George Brecht che invece sostiene che
la difficoltà non è essere il primo a fare qualcosa, ma il nono? Tazzi
ha risposto, +o-, che quando curò una mostra in Giappone si trovò a
cercare una statua del Budda, e quindi chiese ai suoi assistenti
giapponesi di trovarne una che fosse importante, antica, pregiata, il
risultato fu che quelli, lo guardarono come si guarda un folle: una
statua del Budda è una statua del Budda, non ce n'è una con più aura
di un altra, hanno tutte l'aura a palla. In oriente hanno
semplicemente un punto di vista diverso su queste cose, i templi del
'500 sono rifatti interamente ogni 15 anni e continuano ad essere del
500, ti sposti un attimo dal punto di vista occidentale, geneticamente
coloniale, e certe questioni perdono completamente di significato.
L'aura non è più un elemento indispensabile a che un lavoro possa
venir considerato opera d'arte, materiale o immateriale che sia, ma
non è in nessun modo sparita, non è stata ammazzata ne dalla
riproducibilità ne da Duchamp, (è bastato solo che passasse del tempo
affinché le non-sculture di Duchamp acquisissero aura, dato che uno
scolabottiglie non è più un oggetto comune) questo fa si che le
gallerie d'arte non soffrano affatto la situazione attuale, sono come
tutto, in stato di perenne crisi, ma ciò che gli permette di
mercanteggiare è lì ancora disponibile, e non è la merce,
l'oggettualità a permetterglielo, dato che come ho chiarito con il
caso di Tino Sehgal non è necessario che ci sia l'oggetto perchè ci
sia la transazione. Infatti Jonathon Keats ha venduto in galleria
l'esperienza del comprare in galleria, senza che ci fosse una
controparte per i soldi spesi (va beh che quel tipo ha anche provato a
mettere su un agenzia immobiliare di iperspazi, vi consiglio di
cercare il tipo su wikipedia inglese, ha delle punte di genialità
assolute, come quando ha cercato di capire quale fosse il ramo
dell'albero fitogenetico a cui appartiene dio, e lo ha fatto
attraverso la rigorosa applicazione del metodo scientifico, in maniera
perfettamente corretta e coerente con l'epistemologia più tosta).
Quello che il nostro pulcinella sotto ketamina chiama Sistema, è una
delle maxistrutture apparentemente più aperte e plurali che esistano,
si pensi al tipico vezzo del curatore di tirare dentro ad una biennale
il lavoro di qualcuno che non si è mai definito artista e non ha mai
venduto niente, un'inserzione che implicitamente sta ad illustrare lo
spirito democratico nonché la vivacità intellettuale del curatore
stesso, ma che funziona solo in un verso, è monodirezionale (Rudi
Fuchs colleziona pornografia, è il suo modo di dirci che è democratico
e openminded), ovvero un lavoro può essere tutto, seguire qualsiasi
strada, qualsiasi progetto d'indipendenza dal sistema, ed essere
radicale a piacimento, tuttavia diventa arte per il sistema nel
momento stesso in cui un critico o un curatore o un gallerista o un
collezionista (che abbia una autorità) lo coopta e lo mette in
"cornice", spesso contro i desideri dell'autore. Un signore inglese
una mattina va nell'ufficio di cui è proprietario e riconosce un
Banksy sul suo muro, allora chiama una ditta di restauri e fa staccare
il pezzo, poi lo mette in vendita per 15000 sterle, delle quali Banksy
ha preso 0,0 (fatto vero).
Ora che ho preso il teino posso andare a tagliare i tubi innocenti con
la smerigliatrice angolare, che devo farmi un tavolo da lavoro, ciao
ciao
Kilroy.
Il giorno 07/nov/08, alle ore 23:56, Doktor Pixel ha scritto:
> Benvenuta nel salottino culturale a sorseggiare teini e parlare d'
> arte!
>
> http://farm4.static.flickr.com/3165/3011547242_6bfcdd96df_o_d.jpg
>
>
> Anch'io credo che 'sia finita la la storia dell' arte' intesa nei
> termini di
> avanguardia ecc (avrei qualche dubbio sul divenire dei
> linguaggi ma adesso lasciamo perdere)
> Quello che mi chiedo e' perche' non sono finiti anche i galleristi,
> che invece prosperano continuando a proporre 'il sempre uguale' come
> 'nuovo'...
>
> Se e' vero -come dici tu- che l'arte e' allo 'stato gassoso' allora
> dovremmo
> -finalmente- farla finita con 'L'arte delle opere d'arte' (l'arte
> degli oggetti)
> e indirizzarsi verso un arte senza autori (arte dei processi)
>
> Perche' mantenere artificialmente in vita un auraticita' perduta
> se non per continuare a vendere merci -vistosamente insignificanti-
> e prolungare
> una penosa nostalgia ?
> Non e' forse questa la dimostrazione di come sia la merce stessa
> l' ultimo involucro formale da distruggere ?
>
> Se l' Arte si e' dispersa nella realta'
> (e non certo perche' ha conquistato il mondo con la sua carica
> 'utopica',
> ma perche' e' stata sussunta dall' esistente sotto il segno delle
> sue peculiarita' 'ciniche')
> l'unica Arte possibile e' quella che si fonda sul reale per
> reinventarlo.
>
> E questo NON coincide affatto col proporre come arte gonne e/o
> cravatte,
> nonostante gli sforzi per convincerci del contrario di chi detiene
> una cattedra
> in 'storia del velluto a coste fini' o ha un negozio di bigiotteria
>
>
>
>
> From: lvaleriani at fastwebnet.it
> To: aha at ecn.org
> Subject: Re: R: R: [aha] Direttore Politi , ma si è accorto che è
> aumentato il prezzo del pane ?
> Date: Mon, 3 Nov 2008 02:01:20 +0100
>
> rispondo nella speranza di dare un contributo positivo, essendo
> stata chiamata in causa direttamente:
> - non ho mai detto che Politi è "avanguardista", né tanto meno che è
> "elegante": definizioni che non appartengono al mio lessico
> interpretativo.
> - non conosco aziende che non abbiano logica "prettamente
> commerciale"... ci sono le istituzioni e le onlus, che non
> dovrebbero averne, ma non sono aziende. Purtroppo spesso anche le
> istituzioni sono trattate da aziende, come sappiamo bene. Nel caso
> delle aziende che hanno funzioni culturali, e che sono perciò
> "agenzie" culturali (gli editori, ad esempio) specie quando hanno un
> peso rilevante nel loro campo - al punto da influire anche sulle
> scelte delle istituzioni vere e proprie - , possiamo considerarle
> alla stregua di istituzioni, ferma restando la loro logica
> "prettamente commerciale". Portare avanti una politica culturale non
> implica di per sé l'abbandono di "politiche commerciali", anzi.
> - confrontare Flash Art ed exibart , che oltretutto utilizzano
> "mezzi " diversi (exibart on paper è evoluzione recente di una
> piattaforma "informativa" nata digitale, mentre le news in rete di
> Flash art sono solo l'amplificazione mediale dell'indice cartaceo) è
> distorcente, perché paragona una realtà discutibile quanto si
> vuole, milanese quanto si vuole, ma anche lungamente consolidata e
> "international", ad una realtà più recente aperta sul mondo ma
> ancora fortemente ancorata alla sua origine "toscana". Per non
> parlare di altre riviste citate, che nella loro "eleganza" sono puro
> marketing per target di lusso: legittimo, ma senza alcun interesse.
> Quando ho detto che Flash Art è benemerita mi riferivo alla sua
> funzione di promozione culturale (ovviamente ben intrisa di
> interessi economici, bisogna dirlo?) anche rispetto alle
> istituzioni: se nei musei italiani ci è stato dato talvolta di
> vedere qualcosa di ampio respiro, lo dobbiamo anche al lavoro di
> riviste come FA, o Tema celeste, ancora di più Virus, e, in rete,
> undo.net o exibart o extrart, ecc. Guardate quello che pubblicano i
> bollettini dei ministeri, le riviste paludate della tradizione
> culturale "italiana", guardate come le "nuove" politiche taglino le
> teste ai direttori, e forse risulta più chiaro cosa intendo. Forse
> con quelle riviste non ci si fa la Rivoluzione d'ottobre, è vero
> (!). Ma promuovere Cattelan o Vezzoli per me è un grandissimo
> merito, perché Cattelan e Vezzoli diffondono anche tra i non addetti
> ai lavori un'idea dell'arte come processo culturale "convergente", e
> non dell'Arte come separatezza da salvaguardare e giudicare in
> termini estetici, magari di avanguardia e eleganza.
> - La modernità o meno di una comunicazione dipende comunque da
> molti fattori: purtroppo non basta utilizzare la rete per avere
> anche una consapevolezza di rete. Il medium è il messaggio, è vero;
> ma non confondiamo il messaggio con i contenuti, che talvolta
> possono essere molto "arretrati", anche quando si servono di mezzi
> "innovativi" (uso le contrapposizioni virgolettandole per adeguarmi
> alla dicotomia del pensiero di chi mi interpella). Un blog o una
> discussione in rete è un "messaggio" innovativo (il p2p), i suoi
> contenuti specifici possono non esserlo.
> - non credo che ritenere "innovativo" qualcosa possa avere a che
> fare con la propria età anagrafica: semmai, con la capacità di
> mettersi in discussione, o con la propria "propriocezione" del
> mondo. Purtroppo la giovane età non è affatto garanzia di spirito
> innovativo. Ad esempio, parlare di Arte in termini di innovazione o
> rivoluzione è irrimediabilmente datato: significa porsi nella logica
> della Storia, della narrazione rassicurante che ogni "nuova
> espressione" sia l'evoluzione di qualcosa. Personalmente, credo che
> la storia dell'arte sia finita, che sia finita un'estetica
> normativa, che nel mondo dell'arte si producano e si vendano "aure",
> che l'arte sia oggi allo "stato gassoso", disseminata nelle scelte
> e nei consumi estetici, all'interno di una "cultura della
> convergenza". Sono in abbondante compagnia, anche se non condivido
> tutto di tutti... certo, tutti "vecchi"... e non so quanto
> rappresentativi "delle coscienze e dei movimenti".
> - Mi veniva di pensare che tra Picasso e Duchamp c'erano si e no 6
> anni di differenza, e anzi il primo è morto anche dopo; eppure il
> primo appartiene tutto al primo novecento, e l'altro ci accompagna
> ai nostri giorni... tanto per ragionare, con l'occhio alla cultura
> della convergenza, sulle costellazioni di senso che rendono
> insignificanti le storie cronologiche.
> - felice di non avere fermezza, ma qualche idea frutto di interesse
> e di studio, mi affido alla rete
> lv
>
> Il giorno 02/nov/08, alle ore 19:45, Luigi Pagliarini ha scritto:
> Luisa: dobbiamo sentirci tutti offesi? O, nella tua magnanimità,
> risparmi anche qualcuno? Benemerito Politi? Istituzione?!?!?!?
> Novità?????????????????????????? Anch'io mi sento un pò delusetto
> dalle tue parole. Ma ho paura che potremmo non intenderci e son
> stanco di polemiche inutili & sterili. Preciso, quindi: [A. ho
> avuto occasione di osservare, leggere ed ascoltare il "benemerito" e
> non mi è apparso avanguardista, istituzionale e tantomano elegante
> quant'è che tu predichi. Ma si sà, è una questione di gusti, anche
> l'eleganza. [B. mi piace distinguere un'impresa di mercato da un
> istituzione e, osservando il giornaletto di cui parli da lontano,
> perdona, ma a me par di vedere più una azienda che muove su una
> logica prettamente commerciale, che altro. con buona pax
> dell'arte! [C. c'è stata un'avanguardia oscillante tra
> l'elettronica e il digitale lisciata e poi oscurata da FA per due
> lustri. tanti dei personaggi e delle istituzioni afferenti a sta
> lista ne son ben coscienti. Per me era da raccontar altrove la
> novella sul talent-scouting. Esistono certamente e per fortuna
> altre realtà editoriali che fanno comunicazione: 1. assolutamente
> più moderna (exibart tanto per dirne una); 2. molto più prestigiosa
> ed elegante (fmr tanto per dirne altra). Luisa, per il resto,
> nulla di personale. Del resto immagino che persone della tua
> generazione abbiano vissuto FA quale innovativa. Ma t'assicuro che
> per i giovani (io escluso conseguentemente), tal rivista è davvero
> non più rappresentativa delle coscienze e dei movimenti. Con
> cordialità, e assoluta fermezza. Luigi Pagliarini
> Da: aha-bounces at ecn.org [mailto:aha-bounces at ecn.org] Per conto di
> Luisa Valeriani
> Inviato: giovedì 30 ottobre 2008 22.40
> A: List on artistic activism and net culture
> Oggetto: Re: R: [aha] Direttore Politi , ma si è accorto che è
> aumentato il prezzo del pane ?
>
> scusate, mi sento un po' in imbarazzo ad intervenire, perché è da
> poco che seguo costantemente la lista, e non mi va di apparire come
> "sputasentenze". però devo dire che i toni e purtroppo anche i
> discorsi che ho trovato qui, a proposito di arte, mi hanno molto
> deluso. Forse non c'è tempo per fare lunghe analisi, forse la
> scrittura corsiva rende più facile la battuta che l'analisi, ma
> complessivamente non trovo sul tema interventi che si pongano allo
> stesso livello di consapevolezza teorica che c'è in altri campi, e
> che un network di attivisti -penso - potrebbe avere. però qualche
> cosa vorrei dirla, magari velocemente, e senza costruire gerarchie
> nel discorso, un po' random, diciamo: - Politi è un benemerito,
> perché tra le istituzioni che si occupano di arte contemporanea
> Flash Art è tra le più attive a socializzare le novità. per novità
> intendo qualcosa che destabilizzi il sistema, non che lo confermi. E
> rispetto ad altre riviste, ivi compresa la stessa Tema celeste,
> quando c'era, è stata sempre molto più disposta a mantenere
> "l'Informe" (per usare una definizione di Bataille ripresa da
> Rosalind Krauss) che a ricostruire "forme". Mi rendo conto che il
> discorso richiederebbe spiegazioni, che però non posso dare ora (ma
> se non intervenivo anche così, al volo, non intervenivo più...), ma
> basta accennare che , se consideriamo l'arte come messa in forma
> autoriale di forme simboliche è qualcosa di cui forse non vale più
> la pena nemmeno parlare. Almeno qui, dove si parla peer to peer!
> Diciamo che fintanto che per arte intendiamo la Bellezza esemplare,
> il monumento-memento da imitare, possiamo lasciarla tutta al
> Moderno. Però l'arte non è solo questo, è anche qualcosa di eversivo
> rispetto agli orizzonti culturali del mainstream (relativamente,
> eversivo!). E in questo senso Politi è un benemerito, perché è il
> più coraggioso nel presentare il nuovo. Che poi il sistema dell'arte
> sia anche sistema di valori finanziari, che sia un mercato... beh,
> c'è da stupirsi? Quand'è che non lo è stato? - Se usciamo fuori
> del sistema dell'arte, fuori delle agenzie di socializzazione della
> Bellezza, allora dovremmo uscir fuori anche dalla cultura dello
> schermo, che convoglia l'attenzione verso un punto focale
> prospettico valido per tutti. Essere policentrici, dislocati e
> polivalenti. Mobili. Porre al centro non l'arte, ma il godimento
> estetico, che si esprime in diversi modi, disseminandosi in oggetti,
> luoghi, esperienze, che trasferiscono la qualità nel quotidiano,
> senza stacchi tra alto e basso. Creando feticismi liberati e
> liberanti. - Feticismi che erano già tutti attivi nei processi del
> collezionismo, che non è affatto una parolaccia, ma, anzi, la prima
> modalità di approccio all'oggetto che partisse non da un valore
> "oggettivo" dello stesso, ma da un'emozione soggettiva. Benjamin e
> il saggio su Fuchs insegnano. Fuchs collezionava pornografia:
> robaccia, dal punto di vista del conoscitore d'arte! ma lo
> specialismo è anch'esso una forma di mediazione, e non dovrebbe
> interessare una cultura dell'immersione, dell'immediatezza, del
> consumo..., a meno che non sia dettato proprio dalla passione, da un
> atteggiamento da fan... un po' come quelli che collezionano Gormiti,
> appunto! chi colleziona gormiti è già molto oltre l'idea di
> un'estetica condivisa, non teme la censura perché segue la sua
> passione e non pretende di dettere le regole a nessuno. E' molto più
> vicino lui all'estremismo della creatività estetica nell'epoca delle
> reti che l'adoratore domenicale del museo che cerca l'Arte con l'A
> maiuscola! Lui è un bricoleur di pezzi che lui stesso mette insieme,
> creandosi il suo personale frame di godimento estetico; mentre chi
> va al museo per tenersi aggiornato perpetua un'estetica che non ha
> contribuito a creare... Poi, naturalmente, anche l'andare al museo
> può essere un'attività feticista, può essere l'espressione di una
> creatività nei consumi, può essere un frame per la propria
> esperienza dell'Altro... ma non per gerarchie date! Scusate, devo
> proprio andare, magari se interessa il discorso lo riprendiamo.
>
>
> Il giorno 30/ott/08, alle ore 21:11, bellafonte at libero.it ha
> scritto: già gli uomini.....e le donne? creatività femminile? in
> cucina e a letto?bah... ----Messaggio originale----
> Da: netfuturista at yahoo.it
> Data: 30/10/2008 19.23
> A: "List on artistic activism and net culture"<aha at ecn.org>
> Ogg: R: [aha] Direttore Politi , ma si è accorto che è aumentato il
> prezzo del pane ?
>
> È giunto il momento di abbattere l’odiosa innaturale ridicola
> distinzione tra "artisti" e "non artisti". Questa distinzione non
> solo oggi non ha alcun fondamento nella realtà, ma presuppone una
> visione profondamente cupa dell’umanità intera.
> Non esistono artisti e non artisti. Esistono soltanto uomini. Tutti
> dotati di creatività. La differenza sta soltanto nella misura di
> tale creatività. Non più artisti e non artisti, ma uomini più o meno
> creativi.
> Bisogna quindi liberare gli uomini che oggi si sentono “non artisti”
> e portarli a sbloccare la loro creatività repressa.
> Bisogna allo stesso tempo liberare anche gli uomini che oggi si
> sentono “artisti”, farli scendere dal piedistallo e spingerli ad una
> maggiore spontaneità creativa.
>
>
> --- Mer 29/10/08, Luther Blissett <blissett at live.it> ha scritto:
> Da: Luther Blissett <blissett at live.it>
> Oggetto: R: [aha] Direttore Politi , ma si è accorto che è aumentato
> il prezzo del pane ?
> A: aha at ecn.org
> Data: Mercoledì 29 ottobre 2008, 18:34
>
> Premessa umiliante: la distinzione tra arte e vita è roba da
> archeologia dell’obsolescenza. Esempio significativo: la piattaforma
> di questa newsletter è l’attivismo, ovvero la ragion pratica, senza
> distinzioni tra arte, politica, tecnologia, ecc. Io non mi chiedo
> cos’è l’arte: mi chiedo cosa sono io, perché cazzo esisto, come
> cristo devo agire. La vita appare mediocre e affettata come un TV
> generalista? Ecco che l’arte mi viene in soccorso suggerendomi
> un’estetica dei miei pensieri e dei miei comportamenti, fornendomi
> un modus, uno stile per vivere e per morire. Il mondo è un’opera
> d’arte senza senso e fine a se stessa, e lo siamo anche noi.
> <<Un'opera d'arte infatti non ha contenuto, come non ha contenuto il
> mondo. Entrambi esistono. Entrambi non hanno bisogno di
> giustificazione, e non potrebbero assolutamente averne>> (Sontag).
> La vanità è quindi l'atteggiamento adatto per tutto ciò che è vano e
> vacuo. <<Vanitas vanitatum et omnia vanitas>> (Quoelet). L’arte è
> originalità, ricerca, sperimentazione. L’arte mi aiuta a non
> annoiarmi, mi da l’illusione di avere uno scopo; ed è l’avanguardia
> il mio scopo, la sprezzatura, la ricerca di un’eleganza etica, di
> una bellezza morale. Tutto il resto è Politi. Per una più ampia
> trattazione cfr, Luther Blissett, Vangelo Nichilista, in particolare
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