R: R: R: [aha] Direttore Politi , ma si è accorto che è aumentato il prezzo del pane ?

Luigi Pagliarini luigi at artificialia.com
Mon Nov 3 06:58:37 CET 2008


>	rispondo nella speranza di dare un contributo positivo,

anch'io!

> essendo stata chiamata in causa direttamente: 

perdona, credo che la "causa" l'abbia sollevata tu! ;^)

>	- non ho mai detto che Politi è "avanguardista", né tanto meno che è
"elegante":  definizioni che non appartengono al mio lessico interpretativo.

OK, ci dai ora una definizione, un aggettivo che appartiene al tuo lessico
interpretativo e che ben inquadri il suddetto?


>	- non conosco aziende che non abbiano logica "prettamente
commerciale"...

vero! son le sfumature(?) che fanno la differenza. se non fosse chiarissimo
possiamo anche tranquillamente sviscerare... per tirarne fuori una tesina
d'economia applicata! :D


>	ci sono le istituzioni e le onlus, che non dovrebbero averne, ma non
sono aziende. Purtroppo spesso anche le istituzioni sono trattate da
aziende, come sappiamo bene. Nel caso delle aziende che hanno funzioni
culturali, e che sono perciò "agenzie" culturali (gli editori, ad esempio)
specie quando hanno un peso rilevante nel loro campo - al punto da influire
anche sulle scelte delle istituzioni vere e proprie - ,

io aggiungrei purtroppo! penso che il discorso andrebbe fatto al rovescio.
alcune tra quelle che denomini "agenzie" culturali" (credo d'essere con
proprietario di una di queste!) nascono (o intendono sopravvivere) per
"influire sulle scelte delle istituzioni", cioè: soldi.


>	possiamo considerarle alla stregua di istituzioni, ferma restando la
loro logica "prettamente commerciale". Portare avanti una politica culturale
non implica di per sé l'abbandono di "politiche commerciali", anzi.

non son affatto d'accordo.  nel mio lessico interpretativo considero
"istituzione" altro. più legato a valenze sociali e culturali a ciò che è la
ricerca di base!

>  confrontare Flash Art ed exibart , che  oltretutto utilizzano "mezzi "
diversi...

exibart milanese? ho paura che tu non ne conosca le origini. confrontare?
non serve. e comunque non è necessario. riman il fatto che exibart parla un
linguaggio più giovanile e fresco! 
no comment sulla definizione "informativa", decisamente parziale
com'osservazione la tua. 
mi fermo qui anche xkè non son il paladino di Exibart...

> vuole, ma anche lungamente consolidata e "international", ad una realtà
più recente aperta 

quand'è che nelle librerie oltralpe incrocio FA, onestamente, me ne
vergogno!

> ma ancora fortemente ancorata alla sua  origine "toscana".

quindi?!
basta con sta storia che i toscani son i più fighi. e basta con i leghismi!!
non qui please..

> Per non parlare di altre riviste citate, che nella loro "eleganza" sono
puro marketing per target di lusso: legittimo, ma senza alcun interesse.

immagino che FA sia avulsa da tal logica!! :-)
la volpe e l'uva?

>  Quando ho detto che Flash Art è benemerita mi riferivo alla sua funzione
di promozione culturale (ovviamente ben intrisa di interessi economici,
bisogna dirlo?)

bisogna dirlo.

> anche rispetto alle istituzioni: se nei musei italiani ci è stato dato
talvolta di vedere qualcosa di ampio respiro, lo dobbiamo anche al lavoro di
riviste come FA, o Tema celeste, ancora di più Virus, e, in rete, undo.net o
exibart o extrart, ecc. Guardate quello che pubblicano i bollettini dei
ministeri,  le riviste paludate della tradizione culturale "italiana",
guardate come le "nuove" politiche taglino le teste ai direttori, e forse
risulta più chiaro cosa intendo.


ma certo. che ovvietà. non pretenderemo ora che i bollettini ministeriali
assumano la competenza degli specialisti, no? non accade in arte com'è che
non accade in nanomeccanica. tutto qui.


> Forse con quelle riviste non ci si fa la Rivoluzione d'ottobre, è vero
(!). Ma promuovere Cattelan o Vezzoli per me è un grandissimo merito, perché
Cattelan e Vezzoli diffondono anche tra i non addetti ai lavori un'idea
dell'arte come processo culturale "convergente", e non dell'Arte come
separatezza da salvaguardare e giudicare in termini estetici, magari di
avanguardia e eleganza.

non sò. non nutro la stima che hai tu in Catellan e Vezzoli, anzi! trovo
che, semplicemente, ben s'adattino a ciò che una buona commercializzazione
del mercato dell'arte richiede. per cui.. ripeto poi si entra in una
questione di gusti, di credo, di storia etc. 

>	- La modernità o meno di una comunicazione  dipende comunque da
molti fattori: purtroppo non basta utilizzare la rete per avere anche una
consapevolezza di rete. Il medium è il messaggio, è vero; ma non confondiamo
il messaggio con i contenuti, che talvolta possono essere molto "arretrati",
anche quando si servono di mezzi "innovativi" (uso le contrapposizioni
virgolettandole per adeguarmi alla dicotomia del pensiero di chi mi
interpella). Un blog o  una discussione in rete è un "messaggio" innovativo
(il p2p), i suoi contenuti  specifici possono non esserlo.

e.. comprate FlashArt! lì sì che troverete innovazione!
: ]
(ps. che si può far a - di distaccarsi dai termini ogni qualvolta ne viene
usato uno?!).

>  non credo che ritenere "innovativo" qualcosa possa avere a che fare con
la propria età anagrafica: semmai, con la capacità di mettersi in
discussione, o con la propria  "propriocezione" del mondo.

ho già sentito sto discorso. immagino che esistano due possibilità, ormai. 
A) son l'unico che invecchia con la consapevolezza di farlo.
B) son un coglione! (tanto del dicotomico me l'avevi già attribuito... ;^) 
La B è certamente la più probabile...
Luisa non sò... se la psicosomatica serve a qlc allora età anagrafica e
pensiero coesistono.

>  Purtroppo la giovane età non è affatto garanzia di spirito innovativo.

Disse Pippo Baudo...
gioco, ovvio, e non è riferito a te...
ma sto discorsetto ho già avuto modo di sentirlo più volte e.. LARGO AI
GIOVANI!!!!!

>  Ad esempio, parlare di Arte in termini di innovazione o rivoluzione è
irrimediabilmente datato: significa porsi nella logica della Storia, della
narrazione rassicurante che ogni "nuova espressione" sia l'evoluzione di
qualcosa. Personalmente, credo che la storia dell'arte sia finita, che sia
finita un'estetica normativa, che nel mondo dell'arte si producano e si
vendano "aure", che l'arte sia oggi allo "stato gassoso", disseminata nelle
scelte  e nei consumi estetici, all'interno di una "cultura della
convergenza". Sono in abbondante compagnia,  anche se non condivido tutto di
tutti... certo, tutti "vecchi"... e non so quanto rappresentativi "delle
coscienze e dei movimenti".

Luisa non ti conosco e probabilmente sei una persona intelligente ed in
gamba. 
Ma non è mia intenzione confrontarmi con te personalmente. 
Tuttavia, non mi meraviglia che una persona che crede in Catellan, Vezzoli e
FA giunga poi a concludere: "che la storia dell'arte sia finita".
Forse quand'è che finirai di credere in quest'ultimi cambierai idea anche
sulla storia dell'arte (Oppure avevi ragione tu e ci possiamo tutti
tranquillamente sparare! :^).
Tuttavia, non capisco xkè tu sia finita qui se provavi un tal profondo senso
d'appagamento con FA Vezzoli e Catellan...
Perchè?!


>  Mi veniva di pensare che tra Picasso e Duchamp c'erano si e no 6 anni di
differenza, e anzi il primo è morto anche dopo; eppure il primo appartiene
tutto al primo novecento, e l'altro ci accompagna ai nostri giorni... tanto
per ragionare, con l'occhio alla cultura della convergenza, sulle
costellazioni di senso che rendono insignificanti le storie cronologiche.  

Tradotto? Picasso non conta più o Duchamp è ciò di più attuale che l'essere
umano conosca?
In entrambi i casi son in completo disaccordo.

>	- felice di non avere fermezza, ma qualche idea frutto di interesse
e di studio, mi affido alla rete

Al di qua dell'ironia, tu sei ferma, sei più ferma di ciò che credi (o
dici?).
Tra le varie, sei anche ferma a FlashArt!
;^)

Ciao!
	Luigi




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