[aha] Dall'onda anomala

gianmarco bonavolontà gianmarco.bonavolont at gmail.com
Sun Nov 2 15:50:16 CET 2008


Il giorno 2 novembre 2008 14.39, lo|bo <lo_bo at ecn.org> ha scritto:

> Roma 31.10.08
>
> L'onda anomala prepara la grande mareggiata!
> proposte di discussione dalla Sapienza occupata
>
>
> Riprendiamo parola, dopo la giornata straordinaria di ieri. L'onda è
> diventata una grande mareggiata che ha invaso la città di Roma, milioni di
> studenti, insegnati, ricercatori, docenti universitari, bambini, un'alleanza
> senza precedenti ha chiesto di poter decidere sul proprio presente e sul
> proprio futuro. Intanto, migliaia di studenti scendevano in piazza in tutta
> Italia. Non si è trattato semplicemente di uno sciopero dei sindacati
> confederali, così come il 17 ottobre non si è trattato semplicemente di uno
> sciopero dei sindacati di base: in entrambi i casi si è trattato di
> un'esplosione sociale strabordante, incontenibile nelle sigle, così come
> nelle piattaforme. E' il mondo della formazione in quanto tale che è sceso
> in piazza e ha bloccato il paese per chiedere l'immediata sospensione della
> legge 133 e del Dl 137, adesso divenuto legge.
> L'onda anomala della Sapienza e di tutti gli atenei in mobilitazione in
> giro per l'Italia non poteva non contribuire alla mareggiata di ieri. Siamo
> stati parte pur essendo indipendenti dai sindacati, pur avendo costruito dal
> basso, facoltà per facoltà, ateneo per ateneo la nostra partecipazione. Solo
> a Roma 200.000 studenti si sono concentrati in piazza Esedra per poi dare
> vita ad un corteo alternativo che ha raggiunto e assediato il ministero
> dell'Istruzione. Un'altra grande giornata gioiosa e radicale che ha visto
> protagonisti non solo gli studenti delle facoltà occupate della Sapienza, ma
> anche gli studenti di Roma 3 e di Torvergata, gli studenti medi di
> tantissime scuole romane, studenti universitari e medi provenienti da altre
> città italiane.
> Sulla scorta di questo bilancio attivo in primo luogo ci chiediamo come
> trasformare la potenza dello sciopero generale in uno strumento di conflitto
> continuativo con il governo che, non solo sembra poco interessato al
> dialogo, ma usa la minaccia, l'arroganza, le provocazioni neofasciste (la
> difesa dei picchiatori di Blocco studentesco, la sigla che fa riferimento
> all'associazione di chiara ispirazione neofascista Casa Pound, in questo
> senso parlano chiaro), per replicare ai movimenti. Per un verso l'assenza e
> il blocco delle procedure parlamentari, per l'altro l'offensiva e la
> criminalizzazione del movimento studentesco che mai come in questo momento è
> radicato, ampio e sostenuto dalla maggioranza del paese. La retorica della
> minoranza o dei facinorosi non tiene più di fronte alla forza dei fatti:
> ogni giorno decine di migliaia di studenti in piazza, lezioni all'aperto,
> seminari nelle occupazioni, blocchi della circolazione, azioni di protesta
>  creativa, centinaia di facoltà e scuole occupate. Minoranza è il governo,
> la sua ostilità nei confronti della democrazia e delle grandi istituzioni
> pubbliche della formazione. Di fronte a quanto sta avvenendo poi sul terreno
> dei contratti, ci sembra scontato avanzare una proposta che non parla della
> saldatura tradizionale tra mondo della formazione e mondo del lavoro, ma che
> prova a nominare in forme comuni la risposta e l'opposizione sociale alle
> politiche del governo, all'arroganza di confindustria, ai provvedimenti che
> vogliono far pagare la crisi economica globale agli studenti, ai precari, ai
> lavoratori. Ci sembra questa l'occasione per promuovere uno sciopero
> generale "coordinato e continuativo" che, categoria per categoria, blocchi
> il paese e la produzione di ricchezza. "Noi non pagheremo la vostra crisi" è
> uno slogan che sta correndo di bocca in bocca e che sta facendo emergere una
> rivolta generazionale senza precedenti. Le sigle
>  sindacali (confederali e di base), indipendentemente dalle loro divergenze
> programmatiche, dovrebbero avere la capacità di capire quanto sta accadendo
> nel paese e quale domanda di rottura e di trasformazione si sta radicando ed
> estendendo socialmente. Capire, ma anche agire di conseguenza e questa
> azione non può essere che lo sciopero, generale e generalizzato.
> Per quanto riguarda il movimento universitario e studentesco riteniamo
> fondamentale costruire al meglio le giornate del 7 novembre e del 14: per un
> verso la mobilitazione dislocata, città per città, per l'altro la grande
> manifestazione nazionale a Roma. In entrambi i casi è necessario fare uno
> sforzo organizzativo importante, ma in particolare il 14 richiede l'impegno
> di tutti gli atenei in mobilitazione. In primo luogo, infatti, dobbiamo fare
> in modo che la manifestazione riesca al meglio, anche perché, con buona
> probabilità, si tratterà di un decisivo momento di opposizione e di
> conflitto non solo nei confronti della legge 133, ma anche nei confronti del
> progetto di riforma organica dell'università promesso dalla Gelmini e che
> dovrebbe essere reso pubblico al termine della prossima settimana. In
> secondo luogo dobbiamo rendere possibile, e organizzarci di conseguenza, lo
> spostamento di decine di migliaia di studenti: iniziare da subito un
>  percorso di trattativa sulla mobilità è quindi fondamentale.
> Riteniamo infine indispensabile dare vita ad una grande occasione di
> discussione assembleare nazionale a Roma e pensiamo che le giornate del 15 e
> del 16 novembre possano essere le più adatte: la scadenza del giorno prima,
> infatti, renderebbe possibile a tante e tanti di trattenersi nelle facoltà
> occupate della Sapienza e di poter partecipare alla discussione e di
> estenderla alle scuole e agli studenti medi in mobilitazione. Pensiamo ad
> un'assemblea che si ponga in primo luogo l'obiettivo di garantire
> l'estensione e la durata di questo straordinario movimento. Questo significa
> discutere innanzi tutto di contenuti e pratiche di lotta: come qualificare e
> far emergere in primo piano il tema dell'autoriforma; che tipo di rapporto
> promuovere con le realtà sindacali e le esperienze di lotta del lavoro
> precario; come dare continuità alle pratiche di conflitto e di blocco della
> città; come trasformare la mobilitazione contro la legge 133 e l'eventuale
>  riforma in mobilitazione generale contro la crisi economica. In secondo
> luogo la discussione dovrà provare a definire forme e metodi della relazione
> nazionale, assumendo che non esistono ricette e che le soluzioni da
> raggiungere dovranno essere all'altezza della forza, dell'ampiezza e della
> ricchezza di questo movimento. Invitiamo tutte le facoltà occupate, gli
> atenei in mobilitazione a riflettere su proposte e idee da condividere, per
> far si che l'assemblea diventi una grande occasione di espressione e di
> organizzazione, nel segno dell'autonomia e dell'irrappresentabilità del
> movimento studentesco.
>
> La Sapienza occupata e in mobilitazione
>
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