[aha] SUICIDI VIA INTERNET 2.0

mannucciales mannucciales at tiscali.it
Fri Jan 25 09:35:50 CET 2008


Sette giovani si sono tolti la vita in un anno in alcune piccole città del
Galles del Sud. Nella polizia di Bridgend cresce il terribile sospetto che i
ragazzi, che in alcuni casi neanche si conoscevano, abbiano deciso di
uccidersi facendo un "patto" suicida su internet.

L'ultima vittima è la diciassettenne Natasha Randall. La ragazza è stata
trovata morta la scorsa settimana nella casa di famiglia a Blaengarw, vicino
Bridgend. Il giorno dopo, altre due ragazze hanno tentato il suicidio senza
successo.

Dei sei ragazzi che si sono tolti la vita, impiccandosi, nell'ultimo anno,
alcuni avevano pubblicato i propri profili sullo stesso sito internet, un
social network frequentato dagli adolescenti britannici. Dopo ogni morte,
sul sito sono comparsi epitaffi in stile SMS. Prima di morire, Natasha aveva
postato on-line dei messaggi in memoria di Liam Clarke, ventenne trovato
morto in un parco di Bridgend lo scorso 27 dicembre: «RIP (riposa in pace),
caro Clarky! Mi mancherai. Ti voglio bene». Liam era amico di un'altra
vittima, il coetaneo Thomas Davies, che si era tolto la vita due giorni dopo
il funerale di David Dilling, altro ragazzo suicidatosi.

Dopo questa serie di suicidi molti ragazzi hanno creato delle pagine web per
rendere omaggio ai sei giovani. Due giorni dopo la morte di Natasha, altre
due coetanee della stessa Bridgend hanno cercato di suicidarsi. Una di loro
è tuttora in rianimazione.Tim Jones, sovrintendente della polizia di
Bridgend,  è convinto che tutti questi suicidi siano collegati tra loro.
Potrebbe anche entrarci l' "effetto copycat".

La madre del ventenne Thomas Davies accusa Internet di alimentare un
pericoloso senso di irrealtà: «Questi ragazzi non sanno comunicare i loro
problemi con gli adulti. Devono poter parlare con qualcuno, anche solo per
telefono. Invece passano ore davanti al terminale, o a mandarsi SMS».

Anche il padre di Liam Clarke teme che una trama ferale unisca queste morti:
«Non sappiamo che cosa stia succedendo, è stranissimo che ci siano stati
tanti suicidi a Bridgend. Non sappiamo se sia un culto sinistro o se si
tratti di suicidi copiati, o se ci fosse un bizzarro patto suicida. Non
abbiamo idea di che cosa pensasse Liam, siamo all'oscuro di tutto».

Nessuno ha ancora ricostruito la catena di autodistruzione che lega la prima
morte di un diciottenne disturbato, Dale Crole, che era stato in
riformatorio, a quella del suo migliore amico e coetaneo David Dilling, a
quella del tranquillo Thomas Davies, ch si è ucciso dopo aver comprato il
vestito per il loro funerale. Nessuno ha ancora capito che cosa c'entrino
queste morti con il successivo suicidio di Zachary Barnes, un diciassettenne
bravo e volonteroso, amico di Davies, e con quello di Liam Clarke, e con
quello di Gareth Morgan, 27 anni e padre di una bambina di otto, che in
città veniva considerato un gigante buono.

Anne Parry, dell'organizzazione «Papyrus» per la prevenzione del suicidio,
dice: «Sono tre anni che ne parliamo. I social network di Internet possono
essere particolarmente pericolosi. Possono dare molto appoggio ai giovani,
ma possono anche fare l'opposto e alimentare sensazioni suicide».

Una portavoce del social network Bebo promette: «Collaboreremo con gli
inquirenti e siamo impegnati a fornire ai nostri membri un ambiente online
il più sicuro possibile».

Commento:

Prima che qualcuno mi accusi di fomentare una campagna contro i social
network, vorrei precisare che quanto riportato è cronaca. Personalmente,
ritengo che il problema ovviamente non sia internet, ma che contribuisca a
diffonderlo. Mi chedo cosa spinga tanti govani in tutto il mondo a toglersi
la vita in questo modo. È comunque un segno dei tempi.



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