R: Re[2]: [aha] genetica vs memetica

steD stef at lideologo.net
Wed Feb 27 03:07:38 CET 2008


Scusa dUbst4, ma non e' una posizione un po' troppo geometrica, questa? Non
c'e' forse qualcosa di piu'? Insomma, stiamo parlando di lingue naturali,
mica di lambda calcolo. Dopotutto un dialetto non e' un impianto isolato,
che ci puoi stare solo dentro o fuori, farne parte o non farne parte come
del Rotary Club. Per me e' una porta socchiusa su un altro mondo, piu'
nascosto fra le cose. E qualcosa intravedi sempre dallo spiraglio. Quel modo
di intonare, quella cadenza pigra, quello slogarsi di mascella. Gia' solo
ripetendo quelle parole esotiche il corpo si trasforma, capisce cose nuove
da dentro, senza capirle. Diventa un capro, un albero, una lampara, una
pialla. Se non e' virale questo... Minchia se lo e'. E poi alla fine
idiomatico e' ciascuno di noi, piu' o meno. Quante lotte sulle parole piu'
ovvie. E menomale. Quale provincialismo e' peggiore dei cliche' riciclati
all'infinito, le parole che tutti danno per scontate senza discutere? Una
lingua ridotta a questo, e un popolo e' morto...   
>S<


-----Messaggio originale-----
Da: aha-bounces at ecn.org [mailto:aha-bounces at ecn.org] Per conto di dUbst4
Inviato: martedì 26 febbraio 2008 14.37
A: List on artistic activism and net culture
Oggetto: Re: Re[2]: [aha] genetica vs memetica

trovo che un dialetto possa portare un surplus di significato soltanto per
chi è nato nella relativa area geografica; viceversa chi ne fa
(eccessivo) uso lo fa solo per

1) distinguersi dai "non parlanti", recintarsi nel proprio contesto
linguistico e semantico: _questa_ è una forma di snobistico provincialismo
2) comunicare fatti, attribuiti, aneddoti di questo contesto culturale in
maniera più rapida; il dialetto diventa però inutile se non è condiviso e
neanche efficacemente condivisIBILE con chi non ne faccia già parte: c'è ben
poco di "virale" in questo



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