[aha] Nichilismo e Comunicazione

xDxD xdxd.vs.xdxd at gmail.com
Sat Aug 23 17:13:36 CEST 2008


 > Forse in contrapposizione al corpo docile
 > si potrebbe parlare di corpo selvaggio,
 > quella parte di realtà che viene eliminato
 > dall'ordine sociale e che non riesce ad
 > avere voce.

http://farm3.static.flickr.com/2154/2257822111_b120aeb599_o.jpg

l'efficacia della sorveglianza può essere costruita proprio 
nell'architettura dello spazio sociale.

in una situazione dove la richiesta in continuo crescere non è quella 
del petrolio, ma quella della creazione di un ordine sociale  
"trasparente", fatto di un potere che ti studia amichevole, e ti 
suggerisce gentilmente di riempire un modulo, perchè questa è la procedura.

anche l'inaccettabile diventa accettabile, ma diventa contemporaneamente 
rimosso. rimosso esteticamente, vien da dire. che, se vuoi, è un fatto 
di una violenza incredibie.

il corpo docile (e quindi anche quello selvaggio) è parte integrante 
dell'architettura generale.

in questo senso:

 > Io vorrei portare l'esperienza di gruppi
 > come diotima e delle modelità di sovversione
 > dell'ordine sociale e della loro possibile
 > corrispondenza con l'ambito tecnologico.

la tecnologia è strumento, ma è anche luogo dello "scontro" (è possibile 
uno scontro?)

Se vogliamo ancora dirlo con Mr. Occhialini_tondi: "Non è il minotauro 
che ha creato il labirinto, ma il contrario".

Perchè una cosa che si insiste a definire come "ordine sociale" è una 
follia. E' una allucinazione completa in cui per non essere allucinati 
bisognerebbe essere schizofrenici. E in parte lo siamo, visto che 
riusciamo a conciliare visioni tanto differenti delle cose, tecnologia 
compresa.

Non ci passa minimamente per la testa che alcuni degli scenari che 
prospettiamo come "abilitanti", o come "strumenti", siano in realtà dei 
disastri completi. Ovvero: ci passa per la testa, ma un po' in modalità 
"questo è un altro problema".

Si faceva l'esempio, l'altro giorno, di un mondo cablato-cablato. Dove, 
ad esempio, ci fosse completa disponibilità (ne dico una, per capirci) 
di rete cablata o wireless accessibile a tutti, dovunque. Se uno si fa 
due conti (di tipo ecologico, infrastrutturale, pensando al lavoro... ) 
si accorge subito che è un disastro.

 > Si tratta si discorsi astratti che effettivamente
 > hanno difficoltà ad avere contatti con la pratica
 > ma ci sarebbe da chiedersi quanto la pratica sia
 > vicolata dai limiti linguistici e in che termini?

quando si parla di scontro, di mutazioni, di società, eccetera forse 
occorrerebbe dare un pensierino anche a dei discorsi "quantitativi" 
oltre che "qualitativi".

pechè gran parte di quel che si dice cambia radicalmente se si parla di 
piccoli sistemi, o di grandi sistemi, o di piccoli sistemi che, magari, 
sono integrati o hanno accesso a sistemi più grandi.

questo vale sia se sto pensando ai problemi del campo rom sulla via 
collatina di roma, sia se sto cercando di pensare se fosse possibile 
creare uno spazio tecnologico o linguistico o politico - o quel che sia 
- che mi permetta di accedere a nuove modalità filosofiche e pratiche di 
vita.

se da un lato il problema del linguagio è centrale, dall'altro lato è, 
infatti, centrale un problema di dimensioni.

dimensioni "grandi", infatti, creano i presupposti inespugnabili per 
quasi tutto quel che c'è di negativo su 'sta palla di pianeta.

la dimensione "grande", globale, è forse la tecnologia più abilitante di 
tutte. che tutt'a un tratto ci leva qualsiasi possibilità di creare 
risultati. a meno di non riuscire ad essere "globali".


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