[aha] Nichilismo e Comunicazione

xDxD xdxd.vs.xdxd at gmail.com
Sat Aug 23 12:28:12 CEST 2008


ellò!

ne sparo un paio, poi torno "di là".
> Il libro di Lovink a me non pare così scontato, sembra interessante 
> dal punto di vista dell’analisi dei fenomeni. 
posso iniziare con una piccola "eresia"?

pure se, magari, in Lovink (che nome fantastico che ha, evvè? ...come 
Foucault... e tra l'altro ne condivide anche il -non-taglio di capelli e 
la forma della faccia ) si sente di meno, è sempre presente uno strato 
di astrazione in queste discussioni (e libri, e conferenze, eccetera) 
che proprio non mi va giù.

ok il pensiero critico, l'accademia eccetera, ma il "dimenticare" un bel 
pezzo della "realtà" non mi pare efficace.

la realtà che, in sostanza, è composta da milioni di persone che ad 
essere "attivi", "critici" e "operativi" non ci pensano proprio. i cui 
tempi e modi di vita sono scanditi e preconfigurati (con un sacco di 
mezzucci quali il lavoro, il mutuo, la fame, la malattia , la guerra 
...  a seconda di chi/dove stiamo parlando). da dimensioni immateriali 
della realtà che aprono orizzonti e, al contempo, distaccano dalla 
percezione della realtà "fisica", e dalla conseguente 
"responsabilizzazione" (che parolaccia... mo' m'è venuta in mente 
questa, però).

e, soprattutto, visto che, in fondo in fondo, stiamo parlando in gran 
parte di "come cambia il tutto con la tecnologia", si parla di una 
tecnologia che è, sostanzialmente "concessa". proprio come i diritti o 
le rivendicazioni che facciamo.

quindi: siamo in un mondo scandito e preconfezionato (tranne per quei 
pochi che, per condizioni del tutto localizzate, possono elevarsi in 
qualche modo); in cui la comunicazione ha un ruolo del tutto 
"burocratico" (dall'alto, orizzontale o diagonale che sia); in cui la 
tecnologia, la nostra arma prediletta, è un qualcosa di concesso 
(direttamente o indirettamente).

in un modo o nell'altro, viviamo "riempendo moduli". sia che si parli di 
andare alla posta, sia che si parli di lavoro, sia che si parli di 
rapporti sociali, sia che si parli di avere un blog o di fare una azione 
sulla rete.

hacking? l'hacking è morto con la nascita del web di massa, con la 
diffusione capillare della rete. ora che siamo tutti "potenzialmente 
hacker" (basta riempire qui il moduletto e aprire un blog, o scaricare 
il softwarino e fare questo e quello) il dibattito si sposta in luoghi 
imprecisati.

perchè come non ha senso parlare di lotta alla globalizzazione quando 
magari per produrre le tue mutande da due euro sono morti 3 ragazzini, 
non ha senso parlare di tecnologia come strumento di lotta e mutazione 
quando sei completamente dipendente da centinaia di migliaia di 
chilometri di cavi di fibra ottica, da centinaia di palazzi pieni di 
precari del call center del tuo provider, da 3 satelliti, da un 
triliardo di transazioni in borsa che determinano se domani il tuo 
router funzionerà o meno eccetera eccetera eccetera.

ovvero, ha senso, ma va integrato, spostato, riconfgurato.

per esempio Lovink potrebbe essere integrato in maniera meravigliosa 
prendendo in considerazione il discorso delle microtecnologie del suo 
condivisore di faccia-e-capelli Foucault, nell'analisi del corpo docile 
che, nell'era dell'immateriale, diventa la cognizione docile (o qualcosa 
del genere).

o con centinaia di altre cose. è che mi puzza, proprio, un discorso così 
"settoriale".

> Un piattaforma semplice e intuitiva è stata la base per la diffusione 
> di questa pratica. Non dovrebbe stupire conosciamo bene l’esperienza 
> Windows. 
io ci aggiungerei anche una considerazione sul "luogo giusto, momento 
giusto e conoscenze giuste".
windows non era più significativo, semplice o disponibile di altre 
sperimentazioni di prima/dopo. così come non lo sono wordpress, youtube, 
flickr, myspace eccetera eccetera.

> Anche in Italia ci sono stati casi eclatanti basta pensare all’enorme 
> successo mediatico del blog di Grillo oppure volendoci rivolgere 
> all’artivismo possiamo anche pensare ai blog fake creati dal gruppo 
> Les Liens invisibles contro Volontè. Se il blog non creasse anche solo 
> l’illusione di un  riscontro mediatico quelle operazione non avrebbero 
> avuto l’intervento della polizia postale. 
ecco: "illusione". questa è una parola che mi torna.
come "illusione" sono le iniziative di Grillo, di Les Liens Invisibles e 
di tutto quello che ci passa in mezzo.
le dinaniche del potere sono ben altra cosa (beh, forse di Grillo no, 
visto che è prodotto da Casaleggio Associati, ex Telecom, ex Netikos, ex 
Sema Schlumberger). Cose come quelle dei fake (o come milioni di altre) 
sono suggestive, sono cose che fanno star bene te che le hai fatte; cose 
che magari, se sei abbastanza bravo o "nel posto giusto al momento 
giusto", ti procurano direttamente o indirettamente lavoro o contatti, 
ma lotta proprio no. Dovrebbero avere ben altra scala.

> La Muraro nel libro propone un rapporto di complicità tra ordine 
> simbolico e ordine sociale. Per ipermetaforizzazione intende processi 
> di totale astrazione che non permetto più il corrispondere delle 
> parole alle cose. L’astrazione del ordine sociale ma anche della 
> comunicazione è tale che non vi è più una corrispondenza con la 
> realtà. Però nel libro si fa bene attenzione a non proporre un 
> ipotetico ricongiungimento con un corpo originario o con una realtà 
> vergine perché anche queste rientrano all’interno dell’ordine 
> simbolico e quindi dell’ordine sociale. Si tratta di tematiche che 
> hanno attraversato la storia del femminismo italiano, legate a 
> pratiche per riscoprire una contiguità con il corpo senza dimenticare 
> la sua appartenenza al linguaggio e all’ordine simbolico.
e infatti  cos'è il "corpo originario"? è un limite determinato d'ufficio.
dicevo poco fa in un'altra lista (mattinate intense....) che la 
ditattura "soft" è incentrata sulla generazione (e concessione!) di 
spazi linguistici ad essa accettabili, promossi tramite suggestione 
applicata in vari modi,  con il risultato di ottenere la 
burocratizzazione dei contenuti e delle possibilità di espressione 
personale.

puoi fare quel che vuoi, ma fino a qui. e questo "coso" che usi per 
farlo, tanto, lo faccio io, come mi pare a me.

mi sembra una ottima descrizione, ad esempio, dell'internet che 
conoscono la maggioranza di persone. o di come vedono il consumismo 
(consumismo_performativo_in_scatola), o di come concepiscono sè stessi 
(un individualismo stereotipato, centralizzato su una serie di centri 
personali, corrispondenti, più o meno, ai vari contesti cui uno 
partecipa - lavoro, famiglia, masturbazione di vario genere - )

> In un sistema in cui è ingenuo pensare alla trasparenza del linguaggio,  
qui anche torna Fucault-nik (o Lov-ocault), con i discorsi sul carisma. 
che, nei contesti "digitali" assumono nuove e supefacenti connotazioni. 
anche grazie alla non-trasparenza dell'integrazione tra le comunicazioni 
online e offline - un'altra area cieca all'analisi della comunicazione 
sulle reti (digitali o non) -.
> si potrebbe però proporre una “guerriglia linguistica” cioè una azione 
> all’interno del linguaggi stesso.
e qui ho il dubbio che una cosa del genere si possa fare più a livello 
visuale che linguistico_paroloso. e, soprattutto, usando "il 
supermercato" come un supermercato, e non come una galleria d'arte.

> Se fosse ingestibile non si parlerebbe di ordine sociale. Attraverso 
> il processo metaforico ogni conoscenza viene generalizzata e si crea 
> un sistema che esclude ciò che è ritenuto rilevante da ciò che non lo 
> è. Nei suoi scritti la Muraro scrive della sua esperienza da insegnate 
> dicendo che nei temi dei ragazzi i prati non riuscivano ad essere 
> altro che verdi. In uno scenario di questo tipo è impossibile pensare 
> ad una via di uscita ma il linguaggio comunque riesce ancora a parlare 
> del mondo, forse sarebbe interessante chiedersi Come.
solipsismo?
solipsismo vs schizofrenia?
xDxD.vs.xDxD?

la cultura è una rete.

> Non credo che si possa parlare di principio di realtà distaccato dal 
> principio di piacere, e comunque penso che entrambi subiscano un duro 
> colpo nei processi di astrazione.

...nei processi di astrazione e nei processi, indotti tramite la 
comunicazione dall'alto (o da mascherato tale), che inducono il 
desiderio di "performance" in contesti che sono, invece, standard e 
personalizzati_in_scatola.

abbracc'!
xDxD


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