R: R: R: R: [aha] Verso un incontro di aha a Torino? Proposte

Luigi Pagliarini luigi at artificialia.com
Sun Dec 9 20:27:12 CET 2007


aggiungo - e poi, giuro, sto zitto per un mesetto! - per fortuna che siamo
una minoranza... 

Ida Dominijanni

Poltiglia di massa, indifferente al futuro e ripiegata su se stessa.
Mucillagine inerte e inconcludente. Coriandoli individualisti che
galleggiano solo per appagato imborghesimento. Aspirazioni senza scopo e
senza mordente che separano e non uniscono. E su tutto, istituzioni incapaci
di riattivare processi di coesione sociale. Sono citazioni testuali dal
Rapporto Censis 2007, che stavolta non risparmia né i sostantivi né gli
aggettivi per descrivere lo stato di vulneralbilità della società italiana.
E non risparmia neppure l'autocritica. De Rita ci aveva provato, negli anni
passati, a battere sul tasto dell'ottimismo: mentre altri piangevano sul
declino, lui puntava sul «silenzioso boom». Che c'è stato e continua, grazie
anche alle astute strategie di consumo post-Euro degli italiani e malgrado
sia sabotato dai salari scandalosamente bassi e dal debito pubblico. Però, e
questo è il punto, il silenzioso boom non fa sviluppo, non fa legame, non fa
progetto, non fa speranza. A differenza che sotto il boom fragoroso degli
anni Cinquanta, la società italiana non vola e non decolla: «antropologia
senza storia», è intrappolata nell'inerzia di un presente depresso e senza
futuro che progressivamente uccide la sua - per il Censis proverbiale -
vitalità.
L'economia non è tutto, e questo ogni buon sociologo lo sa. Ma stavolta
anche il sociologo vacilla: «Il benessere piccoloborghese degli ultimi
decenni ha creato un monstrum alchemicum che ci rende impotenti, come di
fronte a una generale entropia». La sensazione diffusa di una deriva verso
il peggio in tutti i campi della vita individuale e collettiva, dalla
politica allo smaltimento dei rifiuti, non si spiega solo con gli indicatori
sociali. Il sociologo fa ricorso alla psicologia: le pulsioni frammentate
che vincono sulle passioni unificanti, il «masochismo ansiogeno» che trapela
dall'ansia di comparire in tv. Ma anche questo non spiega tutto. La crisi,
De Rita deve dirlo a chiare lettere citando Melanie Klein, è di ordine
simbolico: sta nella regressione individualistica di tutti i valori di
riferimento - laici e religiosi, dalla libertà al lavoro all'etica pubblica
- un tempo interpretati collettivamente. E si sa, citiamo invece Julia
Kristeva, che quando crolla l'ordine simbolico sale il sole nero della
malinconia.
Come sconfiggere questa malinconia? Non, dice il Censis, con i giudizi
morali, o moralistici. Non con l'invocazione dell'uomo forte. Non con i riti
fondamentalisti che resuscitano i simulacri di identità sepolte. Ma nemmeno
resuscitando il simulacro di una politica sfinita. Qui il Rapporto si fa
spietato: «l'offerta culturale e politica che oggi tiene banco è un'offerta
taroccata dalla logica vuota degli schieramenti». Se c'è un antidoto alla
malinconia, sta nelle «minoranze attive» che crescono, al riparo del sole
nero, nel sottosuolo: lì c'è ancora vita e senso. Lì, può ancora esserci
politica. Diventare minoranza, come diceva un filosofo, è l'unico progetto,
se la maggioranza è diventata poltiglia.



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