Re: [aha] Disiscriversi o non disiscriversi, questo è il problema?

xDxD xdxd.vs.xdxd at gmail.com
Fri Dec 7 21:23:52 CET 2007


bellafonte at libero.it ha scritto:
> La storia della Logica moderna, sin da Wittgestein, ha screditato forme primitive e non razionali di linguaggio che non fossero vestite sull'obsoleto torcibudella de "il mezzo è il messaggio", nonstante le forme di conoscenza che non fossero basate sul metodo sofistico e menzognero derivato dall'era elettrica-tronica, fossero degne della mia ammirazione.
> Eppure, proprio le conquiste del Sistema Simbolico di oggi, della parabola-tv, della sedia ergonomica e del mouse celebrale, del pocket-entertainment, che vogliono prometterci un'era della PARALISI, mi fanno temere per una futura Apocalisse. 
> In un clima prossimo alla dormizione, sovraffollata di immagini, esse non sono esenti da quel modus di organizzare il Sistema Emotivo che sostengono di aver abbandonato e che continua a vivere in un mondo pre-linguistico che NON HA NULLA DA DIRE.
>   

se l'interfaccia uscisse dallo schermo (e non solo fisicamente, ma 
concettualmente e percettivamente) non sarebbe un male.

perchè dove anche per costruire una sedia c'è molta "responsabilità" in 
ballo (ti puoi far male a un dito col martello; se la costruisci male 
chi ci si siede casca e sanguina) nell'era dell'immaterialmente reale 
tutto si sposta sul contesto della percezione laterale (come un buon 
sistema home theater, per capirci), facendo, un po', proprio il gioco 
della TV, che ci vuole tutti stelle dello spettacolo, non foss'altro per 
mostrar le chiappe o per rispondere qualcosa al signormàik e vincere 
centomila eurucci, con cui comprare, finalmente, una bella automobile 
col culone.

il gioco al massacro della "democratizzazione", infatti, spinge 
paradossalmente(?) verso il consumo, più che verso l'"illuminazione" 
sociale. (ma quante belle virgolette e parentesi,  vè?)

ci si scontra poi con un limite valicabile solo con tempi non proprio 
rapidissimi, quello delle possibilità: del corpo/mente umano e 
dell'ambiente.

l'informazione è troppa, su questo non ci piove, e l'attenzione va 
scemando. e l'ambiente tra poco, semplicemente, scoppierà e si 
consumerà, contemporaneamente.

ora: siamo sempre stati cyborg (già sentita questa?) e sempre lo saremo. 
la tecnologia ha sempre cambiato le nostre possibilità e percezioni, sia 
che si parli della ruota, sia che si parli dell'elettricità.

l'informazione, però, è leggermente diversa. se la ruota ci fa portare 
più cose e ci fa spostare più velocemente e con meno fatica, se 
l'elettricità ci permette di avere più tempo utile e di far fare delle 
cose a dei dispositivi, l'informazione, in realtà, oltre a tutte le 
belle cose che ci diciamo, ci mette sul groppone un bel fardello, ovvero 
quello del riuscire a stargli appresso senza impazzire, o senza 
diventare autistici.

cambia il modo di comunicare, cambia il modo di assorbire concetti, e 
tutte le informazioni che assorbiamo diventano meno profonde. e, quindi, 
abbiamo, semplicemente, meno cose da dire, su tanti, tanti, più 
argomenti, e  a tante, tante, più persone. che, allo stesso tempo, 
possono prendere quello che diciamo e tagliuzzarlo e riincollarlo a 
tutto il resto e produrre altri messaggi.

in questo meccanismo vince il più rapido, naturalmente, non il più profondo.

e, paradosso della "democratizzazione", vince anche chi ha più risorse 
(di vario genere).

perchè, in barba a tutta questa tecnologia "democratica", vince 
l'infrastruttura.

se, per esempio, parliamo di internet: se il mio provider "taglia", io 
sto zitto.

la democratica rete farà appelli e petizioni e mobilitazioni, 
naturalmente, passando però per gli stessi cavi in fibra ottica, per gli 
stessi satelliti, per le stesse infrastrutture.

sono, in fondo, tollerati.

la dittatura delle infrastrutture tecnologiche è subdola: parla lingue 
difficili (siamo un'elite! ne capiamo qualcosa!), e muove governi e 
mercati. e ci tollera.

non è, in fondo, una situazione così rosea.

l'arte, su questo modello, gioca al ribasso.

l'artista-scienziato, l'artista-ingegnere, l'artista-hacker, sono figure 
da valutare con cautela. perchè, andate via l'estetica e l'identità, la 
comprensione dell'arte "nuova" ha bisogno di tutta quella sensibilità, 
di quella concentrazione, di quella competenza, di quella obiettività  
(e di quel tempo!) che proprio la tecnologia ci sta togliendo.

abbracci!
xDxD


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